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Grecia: le Cicladi, nel cuore dell’Egeo

Cicladi

Testo di Stefano Navarrini – Foto di Navarrini, VisitGreece.gr, Kiriacoulis Mediterranean

Posto nel cuore dell’Egeo, l’arcipelago più famoso della Grecia non va dato per scontato, tanto che, navigando di isola in isola, non è difficile scoprire nuove e seducenti realtà.

Poiché la matematica non è un’opinione ma la geografia forse anche sì, cominciamo col dire che le Cicladi secondo Strabone erano dodici, secondo fonti più moderne 56, ma secondo chi inserisce nel conto anche scogli e scoglietti che da queste parti abbondano, sarebbero 220.

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Navigare fra le Cicladi vuol dire anche avere sempre un’isola a tiro dietro cui ridossarsi in caso il meltemi facesse i capricci. Il ridosso di Despotiko offre un ottimo ancoraggio per godersi gli straordinari colori del mare.

Più affidabile il conteggio di quelle stabilmente abitate, che pare, sempre per il concetto di cui sopra, siano solo 24. Sempre per rompere un po’ le scatole agli antichi geografi, ci permettiamo nella nostra infinita modestia di mettere in dubbio anche una definizione storica come quella che vuole il nome Cicladi derivare dal greco “kyklos”, ovvero cerchio, riferito alla disposizione dell’arcipelago intorno all’isola di Delos, che in realtà è solo un isolotto, però da sempre sacro ad Apollo e luogo di nascita anche di sua sorella Artemide.

Tanto per ricordare che in Grecia gli dèi sono una realtà costante e sempre presente. Un’occhiata per quanto superficiale a una carta nautica mostrerà infatti che, con tutta la fiducia nella sapienza geometrica degli antichi Greci, le Cicladi più che un cerchio sono una lunga ellisse verticale con estremi che vanno da Andros, a Nord, a Santorini che segna l’estremo Sud dell’arcipelago.

Così, premesso che le occidentalizzazioni alfabetiche dei nomi geografici possono a volte creare qualche perplessità, ellisse per ellisse, e a tutto beneficio di chi volesse godersi un quadro conciso ma ricco di sfumature di questo comunque straordinario arcipelago, abbiamo disegnato e navigato un’ellisse un po’ più orizzontale, che non a caso ha preso Paros come punto di partenza (ma anche di arrivo) seguendo un itinerario che sfuggendo le perle più sacre ma anche più scontate delle Cicladi, come Mykonos e Santorini, andasse a cogliere l’essenza più veritiera dell’arcipelago, e in fondo dell’anima greca.

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Milos

Una scelta obbligata

Non a caso, Paros per due semplici motivi. Alle Cicladi potreste arrivare tranquillamente anche con la vostra barca, a patto di tener presente un paio di dettagli che si chiamano soldi e tempo. Se avete disponibilità del secondo e potete farvi qualche centinaio di miglia a vela con la tranquillità di un buon pensionato godetevi il trasferimento, perché se invece di tempo ne avete poco l’alternativa è una barca a motore in grado di viaggiare senza problemi ad almeno 35 nodi di crociera, purché supportata da un conto in banca privo di problemi. Una terza alternativa, in realtà la più seguita, è quella di noleggiare una barca in loco, ricordandoci che siamo in un mare che oltre ad essere il paradiso degli dèi è anche quello del charter.

Cicladi
L’architettura cicladica offre spesso scorci di straordinaria suggestione, come questa chiesetta isolata su un promontorio di Sifnos.

Quindi Paros, capitale del charter di centro Egeo, e quindi del charter cicladico. Al di là di un dettaglio tutt’altro che marginale, vale a dire la presenza di un aeroporto, l’altra ragione per scegliere quest’isola come base di partenza, è che oltre agli dèi e al charter l’Egeo è anche il paradiso del meltemi. Ora, se è vero che sul web circolano idiozie tipo “Ciò che dovrete sapere prima di partire è che su tutto l’arcipelago delle Cicladi soffia da nord il forte vento conosciuto come il Meltemi che può arrivare fino 9 nodi di velocità”, consentitemi dopo oltre trent’anni di navigazione in questo mare di smentire tale bestialità.

A 9 nodi il meltemi emette il suo primo vagito, a 15 è in piena adolescenza, a 20 è bello maturo e sa farsi rispettare; a 30 nodi, prima di affidarsi ad una vecchiaia serena con relativa bonaccia, dà il meglio di sé, e in questi casi è meglio starsene a ridosso dopo aver rinforzato gli ormeggi. Il dettaglio, per chi volesse affrontare una crociera a vela è tutt’altro che indifferente, anche in forza del fatto che nei charter la partenza è certa, il ritorno un po’ meno ma obbligatorio, pena… penalità varie. L’itinerario va quindi studiato in funzione anche delle imprevedibili previsioni meteo al momento di rientrare alla base mettendo la prua sul porto di partenza. Quindi rieccoci a Paros, ed eccoci ad un itinerario che prevederà un andamento in senso antiorario, in modo che l’ultima tappa sia il più possibile protetta da isole ed eventuali ridossi.

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Il porto di Adamas, scalo principale di Milos, offre una comoda banchina di ormeggio e tutti i servizi necessari.

Rotta a Sud Ovest

In genere, preda di tutti i preparativi necessari alla partenza, all’isola di base si da poca attenzione. Molti charteristi, infatti, di Paros non conoscono che il porto di Paroikia. Peccato, perché in fondo, come in tutte le isole greche, sull’isola restano i segni delle tante dominazioni vissute e, tralasciando le pur splendide spiagge di cui farete indigestione in seguito, non mancano curiosità paesaggistiche o culturali: ad esempio le antiche cave di marmo, da cui sono nate, tanto per dire, la Venere di Milo e la Vittoria di Delos. Volendo, poi, per gli appassionati del genere, di sera si accende, soprattutto a Naoussa, un’intensa vita notturna, ma, appunto… volendo.

La prima isola su cui puntare la prua navigando un po’ di lasco e un po’ di traverso è Sifnos, a una ventina di miglia scarse da Paroikia, ma che sarebbe un delitto raggiungere senza non aver prima fatto un paio di soste lungo il percorso. Ad esempio per non perdere l’isolotto satellite di Antiparos, anche per la presenza di una straordinaria grotta che in una vera e propria cascata di stalagmiti vanta la più antica d’Europa: 45 milioni di anni!

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La baia di Ios

Da non perdere anche il più piccolo di Despotiko, che offre un ottimo ancoraggio e dove il mare, a detta del web, è “caraibico”. L’accostamento è banale, ma confermiamo il paragone. Sifnos è un’isola alta e montagnosa, circondata da coste poco accessibili, ma ricca di diversi e gradevoli ancoraggi ben ridossati dal meltemi, per quanto riguarda il mare, un po’ meno per le raffiche che a volte scendono dalle montagne, ma a sera poi tutto si calma e potrete godervi splendidi cieli stellati sorseggiando un ouzo sdraiati in pozzetto. L’ancoraggio migliore? Senza alcun dubbio quello di Vathy, con tanto di deliziose taverne sulla spiaggia. Il porto principale, Kamarès, è invece sul versante nord-occidentale dell’isola, dettaglio non trascurabile dovendo scegliere da che parte affrontarla. L’isola non offre particolarità storico-culturali ma la specialità dell’artigianato locale, le tipiche ceramiche di terracotta la cui lavorazione sembra risalire al periodo pre-cicladico, sono un gradevole souvenir.

Poco più di sei miglia di gran lasco uniscono la punta meridionale di Sikinos a quella settentrionale di Milos, isola che, Venere a parte (per la cronaca scoperta casualmente da un contadino nel 1820), è una delle tappe più affascinanti della nostra crociera. A colpire, in primis, è la sua conformazione, forse meno spettacolare di quella di Santorini, ma di simile genesi: l’enorme rada su cui si affaccia il porto principale di Adamas è infatti ciò che resta di un antico vulcano collassato a formare l’attuale caldera.

Considerando che la famosa Venere è esposta al Louvre di Parigi, va detto che l’isola non ha grandi vestigia archeologiche, ma che i suoi paesini non mancano di fascino e vitalità, che anche nelle punte estive non subisce scoraggianti affollamenti, e che le sue maggiori attrazioni sono sul mare, a partire da una quantità di splendide spiagge a cui è facile accostare, ma soprattutto per uno degli spot più affascinanti delle Cicladi: la baia di Kleftiko, che si incontra appena doppiata la punta Sud dell’isola.

A parte le numerose fumarole e gli strati multicolori delle rocce sedimentarie, questa baia è l’esempio più eclatante e spettacolare della genesi vulcanica dell’isola, ma la situazione non ha nulla di drammatico, anzi, le sue dirupate e candide scogliere e i faraglioni di pomice, circondati da un mare che ne riflette il substrato e i colori, creano un anfiteatro di rara bellezza, dove per altro è facile ancorarsi e magari girovagare con il tender fra le varie grotte che si aprono sul mare. Che poi ogni tanto vi faccia capolino la foca monaca, come dicono, sarà anche possibile, ma di certo non quando in giro ci sono decine di barche.

Prima di lasciare Milos, vale la pena dare un’occhiata ai suoi isolotti satellite, Kimolos e Poliagos, che con una serie di micro isolotti formano una sorta di piccolo arcipelago con varie possibilità di ancoraggio: i canali che separano le isole sono tranquilli, ma occorre fare attenzione ad eventuali bassifondali sottocosta. Non mancano suggestive situazioni per uno stop-and-go, ma niente di stravolgente, soprattutto dopo aver visto Milos, per cui ci si potrebbe anche passare la notte puntando poi su Folegandros.

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Uno scorcio del porto di Ios, frequentato dalle flotte di charter

Tutta natura, toda vida

Folegandros, Tria Adelfia, Kardiotissa e Sikinos sono le punte emerse di una cordigliera rocciosa sottomarina, e non hanno mai conosciuto il turismo di massa anche se le cose stanno poco a poco cambiando, cosa che per gli amanti del mare e della natura ne fa ancora una meta interessante.

Folegandros è la prima che si incontra, e l’isola merita assolutamente una sosta anche se i suoi ancoraggi, Vathy, o porti, Karavostasi, non sono i migliori delle Cicladi. Le sue spettacolari caratteristiche morfologiche che, con elegante fantasia qualcuno ha descritto come un’onda di roccia, e che vanno dalle basse spiagge a cadute quasi verticali di oltre 300 metri, non lasciano indifferenti.

E a dire il vero, su ben altra scala, in tanta rustica semplicità non lascia indifferenti pur destando qualche perplessità, dato il contesto, neanche la presenza di uno splendido hotel di lusso per fortuna in totale armonia con il paesaggio e con l’architettura cicladica. Non manca una delle caratteristiche tipiche delle Cicladi, ovvero il classico candido paesino (Chora) abbarbicato sulla cima più alta dell’isola, che merita assolutamente una visita sia per la vista spettacolare, sia per l’atmosfera raccolta e tradizionale, sia per l’antica fortezza medioevale. E nell’occasione, da non mancare assolutamente data la sua straordinaria location, la chiesetta di Maria Vergine (Panaghia): per devozione, o anche solo per ammirare lo splendido panorama.

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Amorgos è un’impressionante bastione di roccia che offre pochi ancoraggi sicuri: quello di Nikouria è sicuramente il migliore.

Tralasciando gli isolotti di Tria Adelfià (I Tre Fratelli), poco più che grossi scogli, Kardiotissa merita una nota, nel senso che pur disabitata e priva di approdi e di ridossi ha una sua anomala peculiarità. Come dire che se avete da parte 5.000.000 di euro potreste comprarvela, o almeno questa era la situazione fino a poco tempo fa. Data la sua natura morfologicamente ostile dubitiamo che qualcuno nel frattempo l’abbia acquistata, però non sa mai.

Poche miglia ancora e si raggiungono le coste di Sikinos, anch’essa piccola, un po’ al fuori delle rotte del granturismo internazionale, decisamente poco abitata, e anch’essa morfologicamente poco accogliente tanto da non avere che tre sole piccole spiagge accessibili per lo più in scooter (uno scooter a noleggio è in generale il mezzo più pratico per girare via terra le isole greche), ed un unico ancoraggio, quello della baia di Skala sulla costa sud-orientale. In altre parole, dovendo spendere un giorno in più, Sikinos si potrebbe anche bypassare, dedicando la giornata ad altre mete più accoglienti, ma se si volesse vedere come si presenta un’isola ancora non contaminata dalle masse turistiche questa può essere l’occasione, magari raggiungendo la classica chora appollaiata sulla collina, da cui si gode un panorama mozzafiato con ampia cornice delle isole circostanti.

Solo poche miglia e si raggiungono le coste di Ios, in realtà non solo le sue coste ma proprio il suo porto, uno dei migliori ridossi dell’Egeo…e si cambia notevolmente di passo. Non tanto da un punto di vista paesaggistico, dato che siamo sempre nell’ambito di isole brulle, alte e rocciose, quanto di stile di vita, musica e nudisti inclusi. Da anni la popolarità di Ios è cresciuta, locali e discoteche animano la vita notturna, anche se di giorno questa metamorfosi è quasi impensabile.

C’è chi dice, fra il serio e il faceto, che la popolarità di Ios fra i giovani è merito anche del sistema operativo Apple, che porta lo stesso nome, ma la realtà è che l’isola ha saputo fondere le esigenze di un turismo dinamico e desideroso di divertirsi, con la bellezza della sua natura che al fuori dei pochi centri abitati, grazie anche alle sue 35 spiagge, resta comunque integra e seducente.

Lo potrebbe testimoniare anche Omero che, ammesso sia realmente esistito, ha qui la sua tomba. Toda vida a parte, per chi può girare quest’isola dal mare, non mancano il godimento di una piacevole navigazione sottocosta e la certezza di ridossi sicuri, ovviamente tutti sul versante occidentale, con una stella in più per la baia di Manganari, all’estremo Sud dell’isola. A titolo di curiosità, questo ridosso, ottimo per il meltemi ma non del tutto esente dai woofer delle discoteche, è stato il teatro per molte scene del film “Le Grand Bleu” di Luc Besson, che in maniera fortemente parziale raccontava la grande rivalità fra Jacques Mayol ed Enzo Maiorca, mentre altre scene furono girate nei pressi di un relitto aggrappato agli scogli della vicina Amorgos, che è poi la prossima isola del nostro itinerario.

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Sulla via del ritorno

Prima di rimettere la prua verso Paros, c’è ancora molto da vedere. Amorgos, se si eccettuano gli isolotti di Kinaros e Levithia, è la più orientale delle Cicladi, dato che la splendida Astipalea nonostante la posizione decentrata rientra amministrativamente nel Dodecanneso. Già vista da lontano Amorgos si presenta come uno spettacolare bastione di roccia sul filo degli 821 metri del monte Krikelos, che se la natura lo avesse messo qualche grado più orizzontale sarebbe stato una straordinaria barriera contro il meltemi. Anche così, tuttavia, l’isola offre alcuni validi ridossi sul versante nord-occidentale, mentre quello opposto si erge con spettacolari cadute verticali che toccano anche i 300 metri.

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Il versante NO dell’isola di Amorgos è spesso esposto al meltemi; più ridossato il versante opposto su cui, quasi spalmato sulla roccia, si può ammirare il monastero di Hoziovotissa.

Ma a fare spettacolo nello spettacolo, su questo versante, è l’incredibile monastero della Panaghia Hozoviotissa, incastonato o meglio spalmato sulla roccia a strapicco sul mare in modo tale che non si capisce come abbiano fatto a costruirlo oltre un millennio fa. Anche perché l’unica e faticosa strada per raggiungerlo, a parte la scalinata che soprattutto in estate vi rimarrà impressa nella memoria, è cosa relativamente recente.

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Il porto di Katapola, ad Amorgos, viene amichevolmente condiviso con i pescherecci locali, e offre la possibilità di fare cambusa e carburante.

Amorgos è un’isola imponente e spettacolare, assolutamente ostile lungo il versante meridionale, ma che si ingentilisce sul versante opposto offrendo anche qualche suggestivo ancoraggio. A parte l’unico vero porto (Katapola), dove sarà possibile fare cambusa e carburante, l’ancoraggio di Kolofana all’estremo Sud non è il massimo; un po’ meglio quello di Akrotiri qualche miglio più a Nord; poco consigliabile quello di Aghias Annas, all’estremo Nord. Resta a metà isola l’ancoraggio di Kalotiri, a ridosso dell’isolotto di Nikouria, separato da Amorgos da un canale di poche centinaia di metri, percorribile ma con qualche attenzione soprattutto nella parte più a Sud. Il ridosso è sicuro e, con bel tempo, decisamente suggestivo.

Imboccata la rotta di ritorno verso Paros potrebbe anche scendere un velo di tristezza, ma in realtà stiamo per incontrare un altro punto molto suggestivo del nostro itinerario. Ci troveremo infatti in mezzo a un micro arcipelago conosciuto come le Piccole Cicladi: sei isolotti e qualche manciata di scogli racchiusi in una ventina di miglia, ricchi di splendide insenature e ottimi ancoraggi. Sono tutti isolotti brulli e selvaggi, e Keros, il primo che si incontra arrivando da Est, pur essendo uno dei più grandi, ha solo un piccolo villaggio sulla costa Nord, mentre a Sud c’è una piccola insenatura che può offrire ridosso dal meltemi.

Anche se la scalinata che conduce al monastero di Hoziovotissa richiede un certo impegno fisico, ne vale assolutamente la pena.

Koufonisi, suddivisa in pratica in due isolotti (Alto e Basso), nonostante sia abitata da poche centinaia di persone, è la più ricca di vita e la più organizzata dal punto di vista turistico, e fra ristoranti e negozi di souvenir, non manca un angolo culturale grazie a diverse gallerie d’arte. Assolutamente splendido il suo mare, che invita ad un continuo zapping fra spiagge e insenature, mentre dei due ancoraggi possibili quello all’estremo di Koufonisi Alto, di fronte all’unico villaggio, è il più pratico.

Un po’ più a SE, distante poche miglia, Schinousa è una delle più frastagliate e ricche di insenature in cui infilare la prua della barca, magari dopo aver girovagato fra i numerosi microisolotti, naturale appendice dell’isola. Fra queste briciole di roccia bagnate da un mare di rara limpidezza, dovendo scegliere un ancoraggio per la notte Mirsini è sicuramente il più consigliabile, anche perché a terra non mancano un po’ di taverne e ristoranti, e da qui si può salire alla chora, rimasta meravigliosamente ancorata alla tradizione architettonica cicladica, nella sua semplicità di bianchi accecanti macchiati dal blu delle imposte e dai forti colori delle bouganville.

Arcipelago nell’arcipelago, ma in questo caso molto mini, le Piccole Cicladi offrono una quantità di isolotti dalle coste frastagliate e ricche di insenature come questa caletta di Koufonissia.

Iraklia è l’ultima delle Piccole Cicladi prima di far rotta su Paros, ed anche la più grande. Per raggiungerla da Skinoussa ci sono come prassi di questo micro arcipelago solo poche miglia, ma va tenuto presente che gli unici due ancoraggi dell’isola, per altro brulla, scoscesa, e scarsa di invitanti insenature, sono praticabili solo con piena stabilità meteo. Allora meglio evitare? Forse no, fosse solo per dare uno sguardo a un’isola che conta 150 abitanti ed essendo totalmente fuori dalle rotte turistiche ha conservato un’atmosfera di semplicità e di autentica ospitalità che la mantiene un po’ fuori del tempo.

Da Iraklia al porto di Paros (Paroikia) ci sono poco più 25 miglia tagliando per lo stretto canale di Antiparos, che va però attraversato con la massima attenzione e solo con tempo stabile, altrimenti occorre circumnavigare Antiparos e le miglia diventano molte di più. Le distanze non cambierebbero affrontando il canale che separa Paros da Naxos, che però presenta diversi bassifondali, soprattutto sul lato orientale, ed è quasi sempre molto ventoso tanto da essere una delle mete preferite dai surfisti.

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In realtà anche Naxos, la più grande delle Cicladi, un isolone alto, montagnoso e non molto invitante se non sulle brochure turistiche, farebbe parte del nostro giro, ma avendolo circumnavigato un paio di volte senza trovarvi niente di particolarmente attraente per chi viaggia via mare, oltre ad essere molto scarso di ridossi (lo stesso porto non offre una situazione confortevole), l’abbiamo volutamente tenuto fuori dal discorso. Speriamo non se l’abbia a male, ma chi va per mare ha spesso un’ottica diversa da quella del classico turista, e dopo tutto se Teseo dopo avervi approdato abbandonò Arianna su queste coste avrà avuto le sue ragioni.

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