8 MARZO, DONNE DI MARE
Sommario Nautica 695 – Marzo 2020
In occasione della festa internazionale della donna dell’8 marzo ricordiamo le tante protagoniste nella storia del mare, dalle regine alle piratesse, dalle ammiraglie alle comandanti di transatlantici, dalle scrittrici e divulgatrici alle protettrici dell’ambiente.
Le donne nella storia della mare
Il mare, le navi e le barche sono state a lungo dominio maschile, ma la storia è ricca di racconti di donne impavide che solcarono i mari a volte anche travestite da uomini, sfidando tutto e tutti. La conferma della presenza femminile nella storia della navigazione, la si può leggere tra le righe delle migliaia di libri sul tema, e si rimane colpiti dalla lunghezza della lista di donne che hanno mostrato coraggio e capacità notevoli come condottiere e piratesse.
Alcune di loro furono a capo di flotte già nell’antichità, nei mari ove vi erano scambi commerciali e territori da conquistare. Nel Mare Nostrum dall’ottavo secolo a.C. navigavano le importanti sovrane Didone, Artemisia e Teuta. La prima, celebre fondatrice di Cartagine e regina di Tiro, con lo sposo Sicheo si dedicò alla pirateria, attività considerata utile e degna presso i fenici, popolo di marinai più che di agricoltori. Regina di Alicarnasso (ora Bodrum in Turchia), Artemisia appoggiò il re Serse I di Persia e durante i conflitti che opposero l’Impero persiano alle città stato dell’antica Grecia comandò cinque navi. “Le più famose nella battaglia navale di Salamina”, così le definì lo storico greco Erodoto nel quinto secolo a.C..

Il mar Adriatico nel 230 a.C. era sotto il controllo di Teuta, regina degli illiri, popolazione che viveva nell’attuale penisola balcanica, che giunse a minacciare l’allora emergente Impero romano, che fu costretto a inviare una flotta di ben duecento navi con ventimila fanti e duemila cavalieri per sconfiggerla. Sempre nel Mar Mediterraneo la corsara dell’Islam Sayyda Al Hurra o Sitt al-Ḥurra Āisha è considerata come una delle più importanti figure femminili del mondo islamico occidentale. Sayyida al-Ḥurra, letteralmente “signora libera”, fu alleata con Aruj Barbarossa, il corsaro ottomano di Algeri. La piratessa controllava la parte occidentale del Mar Mediterraneo, mentre Aruj Barbarossa ne controllava la parte orientale.
Nel Nord Europa numerose donne vichinghe si diedero alla guerra per mare, alla pirateria e alla conquista di vasti territori seminando il terrore. La principessa vichinga Sela del 420 d.C., Hetha, Wisna e Wigbiorg del 704 d.C. e Ladgerda del 870 d.C., furono le più note e citate nelle Gesta Danorum di Sassone il Grammatico, storico medioevale danese.
Intorno alla metà del 1300, la Dame de Clisson in Francia, moglie di Olivier de Clisson cavaliere di Nantes, reagì all’uccisione del marito incolpato di complotto con gli inglesi, vendendo tutti i suoi averi per comprare tre navi e pagare gli equipaggi; si imbarcò insieme ai suoi due bambini, che con il tempo ereditarono la ferocia della madre, per attaccare e distruggere tutti i porti del Nord della Francia, venendo soprannominata la Leonessa d’Inghilterra.


Ma l’Oceano Atlantico ha visto tante donne di mare agguerrite, come l’irlandese Grace O’Malley, detta “Granuaile”, nata nel 1530 e figlia di un avventuriero che la addestrò alla vita da pirata. Alla morte del padre ne prese il posto comandando un equipaggio di duecento uomini. Si sposò due volte ed ebbe numerosi figli, continuando a navigare e ad arrembare fino all’ età di sessantasei anni.

Durante il regno della regina Elisabetta I, le acque britanniche furono infestate da pirati e corsari e anche da diverse piratesse passate alla storia. Oltre a Grace O’Malley, vengono ricordate Lady Mary Killigrew della Cornovaglia, nota per aver sterminato l’equipaggio di un veliero tedesco giunto sulle coste inglesi dopo una tempesta, Elisabeth Shirland, Mrs Peter Lambert di Aldeburgh, Elisabeth Patrickson e Charlotte de Bery.
Nei mari dei Caraibi all’epoca della filibusta numerose furono le piratesse che arrembarono vascelli spagnoli, tra esse Mary Read e Ann Bonnje, passate alla storia grazie alla notorietà legata al processo e alla successiva assoluzione, Mary Harley, Jacquotte Delahaye, Anne Die-le-veut bretone di origine e moglie del filibustiere Laurens de Graaf, Rachel Wall impiccata per pirateria nel 1789 negli Stati Uniti e Mary Anne Talbot, orfana imbarcata dal suo tutore travestita da ragazzo, che trascorse trent’anni con i pirati e più tardi con i corsari francesi. Anche il Canada e l’Australia ricordano le avventure di alcune “cattive ragazze” dei mari. La più conosciuta è Gertrude Imogene Stubbs, nota come “Gunpowder Gertie”, ossia “Gertie Polvere da sparo”.

Il fenomeno della pirateria ha afflitto e ancora affligge i mari orientali e il mar cinese. Ching Shih del Guangdong, vissuta tra il 1775 e il 1844, nota anche come Cheng I Sao, fu senza dubbio la più celebre piratessa dagli occhi a mandorla. Prostituta di professione e moglie di un pirata della dinastia dei Cheng, divenne alla morte del marito il capo di una flotta di millecinquecento navi che battevano le acque della costa cinese e del Sud della Malesia. Cheng I Sao non è stata la sola orientale passata alla storia. P’en Ch’ih Ch’iko nel 1936 comandò una flotta di mille pirati, Huang P’ei-mei tra il 1937 e il 1950 fu a capo di cinquantamila uomini, Lo Hon Cho nel 1921 prese il posto del marito defunto e capeggiò una flotta di sessanta giunche, Lai Choi San, figlia di un pescatore divenne corsara ingaggiata dalle autorità di Macao, piccolo territorio britannico sulla costa meridionale della Cina.

Donne nelle Marine militari
Sulle navi da guerra, Anne Chamberlyne nel 1690 rappresenta il primo caso storicizzato di presenza femminile a bordo, imbarcò sulla nave comandata dal fratello per combattere contro i francesi. Altra fu Hannah Snell alias “James Gray”, che per arruolarsi nella Royal Marine nel 1748 dissimulò la sua vera natura per oltre due anni combattendo da pari a pari in vari scontri armati. Mary Lacy alias ‘William Chandler’ divenne maestro d’ascia nel 1771 dopo anni di intenso lavoro nei cantieri e sulle navi inglesi, anche lei scrisse un libro di memorie “The female shipwright” e ottenne un vitalizio.
Di un’altra donna di quel secolo si conosce solo il nome maschile, William Brown, scelto a testimoniare il colore della sua pelle. Di lei si sa solo che ricoprì, a bordo, uno dei ruoli di grande responsabilità per il quale veniva richiesto coraggio e attitudine al comando: il capitano della coffa di trinchetto, e lo fece per ben dodici lunghi anni, per poi scomparire nel nulla.
Ma a fianco di queste apprezzate e conosciute donne marinaio ve ne erano altre più anonime destinate a ricoprire un ruolo essenziale tra la fine del XVIII ed il XIX secolo sulle imbarcazioni da guerra della marineria inglese, le così dette “scimmiette delle polveri”, con il delicato compito di rifornire di esplosivo le postazioni o calibrare le polveri da sparo nelle cartucce.

Donne Ammiraglio
Isabel Barreto de Castro nata nel 1567 a Pontevedra in Spagna, è stata la prima donna nella storia conosciuta a ricoprire l’incarico di ammiraglio di navi nelle numerose spedizioni in Oceano Pacifico. Per quanto possa apparire strano, la prima donna ammiraglio dell’epoca contemporanea ha fatto la sua comparsa in Russia assai prima che in Cina e negli Stati Uniti. All’inizio del XIX secolo lo zar Alessandro I conferì il titolo di ammiraglio a una greca, Laskarina Bubulina, che aveva fatto costruire a proprie spese un’ingente flotta per gli insorti greci e che nel 1821 aveva personalmente comandato l’attacco alla fortezza di Nauplia.
Da allora tante ne sono state nominate al grado di “comandante del mare” significato arabo del titolo ammiraglio e Michelle Howard della US Navy, comandante del Comando Interforze Alleato di Napoli, è stata la prima donna nominata ammiraglio a quattro stelle. In Italia sono quasi 2.000 le donne arruolate nella Marina militare, e la prima promozione ad ammiraglio per una italiana è prevista per il 2029/30.
È da tenere presente il fatto che l’arruolamento è iniziato solo dopo la promulgazione della legge 380 del 1999 ed è stato penalizzato dalla imposizione di un’aliquota massima del 20 per cento. L’attuale policy della forza armata prevede che il personale di sesso femminile sia impiegato non solo sulle navi e a terra ma anche presso gli incursori del Comsubin, nei sommergibili e nella Brigata Marina San Marco. Non ci sono limitazioni nei confronti del personale femminile nell’impiego in missioni all’estero e nelle prospettive di carriera.
Donne nella Marina mercantile nel Cruising e nello Yachting
Il settore navale e marittimo si sta adattando alla realtà delle donne che lavorano accanto agli uomini. è quanto illustrato da uno studio pubblicato dall’Ufficio internazionale del Lavoro intitolato “Women seafarers. Global employment policies and practices”. Secondo questa ricerca, le donne costituiscono tra l’1 e il 2 percento del milione e 250 mila marinai imbarcati su circa 87.000 navi nel mondo, questo dato mette in luce il potenziale non ancora espresso rappresentato dalle donne in questi settori.
Mentre in alcuni paesi scandinavi le donne rappresentano oltre il 10 percento dei marinai, la proporzione risulta insignificante in altri paesi, 1,2 percento in Italia, 4,2 percento in Germania, 8,3 percento nel Regno Unito. Fuori dall’Europa le proporzioni sono altrettanto variabili. In Brasile le donne rappresentano l’1,1 percento dei marinai e in Indonesia il 5 percento. La maggior parte delle donne marinaio è attiva nel settore alberghiero delle navi da crociera dove svolge mansioni subalterne. Solo il 7 percento delle donne marinaio sono ufficiali, mentre il 93 percento rimanente sono semplici marinai.
La maggior parte delle donne impiegate sulle navi da crociera per il 51,2 percento, vengono reclutate nei paesi dell’OCSE, seguono l’Europa dell’Est con il 23,6 percento, l’Estremo Oriente per il 13,7 percento, l’America latina e l’Africa con il 9,8 percento, l’Asia del Sud Est e il Medio Oriente per il 1,7 percento.
Quando si parla di comandante di una nave da crociera lo si immagina di sesso maschile e invece i comandanti donna esistono e in questa professione le figure femminili sono arrivate nei posti più alti di responsabilità. Si sa che il ruolo di Ship’s Master, così come quello di qualsiasi lavoro per mare richiede grandi sacrifici, lontananza dalla propria famiglia e dagli amici per lunghi periodi di tempo. Ciò non ha impedito a certe donne tenaci di arrivare all’apice delle carriere e comandare i giganti del mare.

La prima donna promossa al grado di comandante è stata nel 2007 Karin Stahre-Jansen, per la Royal Caribbean International, di nazionalità svedese, diventa la prima donna nel settore a condurre una nave da crociera dalla stazza importante, la Monarch of the Seas con 2.400 passeggeri e circa 850 membri dell’equipaggio. Donna caparbia, è riuscita a salire di grado, passando dal settore mercantile dove ha fatto esperienza a quello da crociera, comandando da pochi membri di equipaggio fino a più di 800 persone di 60 nazionalità diverse. Sono seguite le promozioni a comandante di Sarah Breton per la P & O Cruises, prima donna comandante inglese, nonché primo comandante donna in 173 anni di storia della Compagnia, Inger Olsen nata e cresciuta nelle Isole Fær Øer, per la Cunard, anche lei prima donna ad aver preso mai il timone dei mitici transatlantici della Compagnia. Queste tre donne sono state le apripista per tante altre.
Come la svizzera Margrith Ettlin, primo comandante donna per la Silversea Cruises, che ha alle spalle anche navigazioni nelle regioni remote tra l’Artico e l’Antartide. La prima nave è stata, nel 2013, la Silver Explorer. Kate McCue, di San Francisco, prima donna comandante americana, a 37 anni di età ha preso il comando della nave Celebrity Summit dopo 15 anni di esperienza nel settore marittimo.
E’ stata la livornese Serena Melani, nel 2016, la prima donna italiana ad assumere il comando di una nave da crociera, la “Seven Seas Mariner”, nave della flotta Regent gruppo Norwegian, lunga oltre 210 metri per 48.000 tonnellate di peso, che ospita fino a 700 turisti più 400 membri di equipaggio. Belinda Bennett, trentanovenne inglese di Southampton nel Regno Unito, è la prima donna di colore ad operare al timone di una nave da crociera della Windstar Cruises, responsabile di un mega yacht da crociera il Wind Star da 5.307 tonnellate di stazza lorda e dei suoi 102 membri d’equipaggio e 148 passeggeri.

Diventare comandante a bordo di una nave da crociera non accade in un giorno, ci vogliono anni di impegno, anni di esperienza, ma ciò che dimostrano queste donne è che anche per mare con impegno e sacrificio si può arrivare sino al più alto gradino del comando, cancellando così anni di vecchi stereotipi e superstizioni marinare.
Ormai sono tante le donne impegnate e famose in tutti i settori del mondo del mare anche in Italia, come Alessandra Sensini la più medagliata della vela italiana vice presidente del CONI, Carla Demaria Presidente dei saloni nautici di Genova, la donna dei record di affluenze della manifestazione internazionale nautica, Donatella Bianchi giornalista televisiva conduttrice da tanti anni di Linea Blu su RAI 1, Eleonora Vallone ideatrice e direttrice artistica di AquaFilmFestival la più importante rassegna cinematografica dedicata al mare e all’acqua, Rosalba Giugni presidente di Marevivo con 35 anni di tante campagne ambientaliste a favore del mare, della sua flora e della sua fauna, Patrizia Melani Marincovich presidente del più importante premio giornalistico letterario di cultura di mare in Italia arrivato alla sua 11^ edizione, Patrizia Maiorca figlia di Enzo e anche lei apneista di livello mondiale, Annamaria “Lilla” Mariotti primo presidente dell’associazione “Mondo Dei Fari” e scrittrice di tanti libri sulle sentinelle di luce per i naviganti, Raffaella Schiller documentarista e tra le prime modelle subacquee, solo per ricordarne alcune di tante.

Per l’estero una per tutte è da menzionare la giovanissima Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg, attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico e paladina del mare senza plastiche, ha attraversato l’Atlantico a vela con Boris Herrmann e la barca Malizia Ocean Challenge, vincitori del premio “Ocean tribute”, per prendere parte senza alcun impatto ambientale ai convegni in tema oltreoceano e la famosa rivista TIME l’ha nominata “Person of the year”.
Le Nazioni Unite, l’IMO e l’Italia per le donne e il mare
L’8 giugno 2019 nella Giornata mondiale degli Oceani, l’Onu ha puntato sulla parità di genere nelle attività legate al mare, dalla pesca alla scienza, lanciando l’appello “servono più donne per salvare i mari”, gli oceani ricoprono i due terzi del nostro Pianeta e hanno bisogno di essere protetti, per la loro salvaguardia è necessario l’aiuto di tutti, servono cittadini che mettano in pratica comportamenti virtuosi, servono governi disposti a unire le forze contro l’inquinamento e serve un maggior coinvolgimento delle donne nella ricerca e nella politica, come anche nei mestieri del mare”.
Sono proprio le Nazioni Unite a richiamare l’attenzione sull’uguaglianza di genere, denunciando gli squilibri esistenti, le donne marinaio in tutti i campi sono appena il 2 percento del totale e il 94 percento delle donne di mare lavora nel settore delle crociere, mentre nell’acquacoltura rappresentano la metà della forza lavoro. Inoltre il loro stipendio è pari in media al 64 percento di quello degli uomini. Per quanto riguarda il mondo della ricerca invece, il 62 percento degli scienziati marini è uomo. Anche l’IMO l’International Maritime Organization ha dedicato il World Maritime Day del 2019 alle donne con il tema “Empowering Women in the Maritime Community” ed è fortemente impegnato ad aiutare i suoi Stati membri a raggiungere l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che tra i 17 obiettivi, il quinto prevede il raggiungimento dell’uguaglianza di genere, per dare maggior potere a tutte le donne e le ragazze nel quadro dello sviluppo marittimo.
Attraverso il suo programma Women in Maritime, con lo slogan “Formazione-Visibilità-Riconoscimento”, l’IMO ha adottato un approccio strategico per migliorare il contributo delle donne come principali parti interessate del settore marittimo, sia in posti a terra che in mare, programma di genere avviato nel 1988. In Italia il ruolo femminile nel Cluster marittimo è stato il tema di un recente convegno che si è svolto a Venezia il 29 novembre scorso nella sede di Confindustria.
L’appuntamento veneziano, organizzato nell’ambito della celebrazione del World Maritime Day dell’IMO sul tema Empowering Women in the Maritime Community, preceduto dagli incontri di Trieste, Genova e Napoli, ha visto la presenza del Ministro per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti, che sul tema della parità di genere è intervenuta sull’importante ruolo delle donne nel mondo del lavoro marittimo, sia in ambito nazionale che internazionale, non solo per garantire una rappresentanza a tutela di una minoranza ma bensì a favorire processi di integrazione e acquisizione di responsabilità sociali, perche è solo nell’incontro tra le diversità femminile e maschile che si attua la prospettiva completa della nostra società.
Riconoscimenti “Donna di Mare” all’Argentario Le storie delle donne dell’Argentario che amano il mare, lo navigano, lo praticano sopra e sotto, lo rispettano, lo proteggono, lo documentano, lo raccontano, lo recitano, lo musicano, lo dipingono e lo rendono accessibile a tutti sono il tema dell’ evento previsto per l’8 marzo nella sede operativa ARTEMARE Club a Porto Santo Stefano che prevede nel suo programma riconoscimenti a Francesca Ballini assessora al turismo e commercio del Comune di Monte Argentario, Eugenia Cerulli per PortArgentario Lorella Fanciulli, per lo Yacht Club Porto Santo Stefano Alessandra Chiocca per il Palio Marinaro, Arianna Chiocca per l’Associazione Marittimi Argentario, Maria Cristina Bani per Argentario Approdi, Anna Scotto per il Rotary Club Monte Argentario, Stefania Marconi per l’Hotel Torre di Cala Piccola, Fulvia Picchianti per Pescatori per caso, Simonetta Picchianti per il Beach Nordic Walking, Mara Scotto per i dipinti di mare, Agnese Gargiulo per il Kite della Toscana, Francesca Castriconi per gli spot e il cinema di mare, Stefania Borghini per i balli caraibici e i flash mob e infine Lucia Culicchi di Legambenite per la Feniglia senza plastiche. L’evento è in memoria della dottoressa Irene Giannico Busetto, giovane sposa stella nell’immensità del cielo da 40 anni.


