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Suzuki DF350AMD E DF300BMD: l’evoluzione della specie

Invitati a Baveno, sul Lago Maggiore, abbiamo avuto modo di provare i nuovi Suzuki DF350AMD e DF300BMD, potendone saggiare le principali caratteristiche tecniche e dinamiche su tre imbarcazioni di estrazione diversa.

Suzuki

Ospitati da Suzuki Italia presso il Grand Hotel Dino di Baveno, insieme a una compagine di giornalisti italiani abbiamo avuto partecipato a una conferenza nella quale, alla presenza del direttore di Suzuki Italia Paolo Ilariuzzi, esponenti della casa giapponese ci hanno illuminato sui progetti futuri, che prevedono l’ingresso nel settore dei piccoli fuoribordo elettrici a partire dal 2024, e presentato nel dettaglio i motori della nostra prova.

Per l’occasione, infatti, in collaborazione con i suoi partner, Suzuki ci ha messo a disposizione i nuovi DF350AMD e DF300BMD, accomunati dalla medesima unità termica V6 da 4.390 centimetri cubi e da tecnologie come la doppia elica controrotante Dual Prop, il sistema SPC con manette elettroniche Drive by Wire (che Suzuki fornisce di serie a partire dal 115HP) e tutti quei ritrovati tecnologici che Suzuki ha sviluppato per abbattere i consumi e le emissioni di sostanze nocive.

Si parla del noto Lean Burn, il sistema a combustione magra che permette di risparmiare fino al 14{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} di carburante, ma anche della nuova scatola del cambio disegnata per snellire il piede poppiero al fine di aumentare la velocità massima (quantificata nel 2{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}) e diminuire ulteriormente i consumi.

Ci sono state modifiche anche al sistema di aspirazione, che ora comprende il Dual Louver System, un doppio filtro “dog-leg” (a zampa di cane) che aiuta a rimuovere le impurità dall’aria aspirata e impedisce l’ingresso dell’umidità nella calandra, e il Direct Intake System, che permette di abbassare la temperatura dell’aria aspirata che, diventando più densa, migliora le sue doti di comburente e l’efficienza generale della combustione.

Troviamo anche il Dual Injector con due iniettori più piccoli per una migliore vaporizzazione del carburante e un nuovo sistema della circolazione dell’olio, la cui quantità scende da 3,2 a 2,8 litri, che aumenta l’affidabilità dei motori e, allo stesso tempo, permette la sostituzione del lubrificante senza dover alare la barca.

Riassumendo, possiamo dire che efficienza è la parola chiave di questi nuovi fuoribordo. Efficienza che si traduce in migliori performance, minori consumi e maggiore affidabilità.

Abbiamo avuto modo di verificare le qualità di questi due motori su tre barche di estrazione diversa, il natante walkaround AS Marine 28GLX, il gommone sportivo Zar 79 SL e il più grande – e più pesante – Ranieri Cayman 38.0 Executive.
Su quest’ultimo modello, in particolare, abbiamo avuto modo di saggiare oltre alle performance di una coppia di DF350 AMD, la timoneria opzionale Steer by Wire e la funzionalità FishHunter Drive nata dalla collaborazione tra Suzuki e Furuno.

La timoneria elettroidraulica Steer by Wire ha passato il test a pieni voti. Rispetto a una timoneria tradizionale è sicuramente più confortevole grazie a una superiore fluidità di movimento, che in manovra stanca meno e consente una maggiore precisione di guida.

Anche il feedback è notevole, merito anche del Cayman il cui scafo risponde immediatamente ai comandi impartiti. Encomiabili anche fluidità e precisione delle manette elettroniche dell’SPC, abbinate su questa unità al joystick di manovra dello Steer by Wire che, grazie ai motori indipendenti, ciascuno con il proprio attuatore, permette evoluzioni impossibili con i sistemi tradizionali, rendendo di fatto più facili e sicure le manovre di ormeggio.

A bordo del Cayman abbiamo raggiunto i 49,7 nodi di velocità massima a 6.350 giri al minuto, un riferimento ottenuto facilmente grazie anche alle acque particolarmente calme del Lago Maggiore. La velocità di crociera ottimale si attesta, secondo noi, intorno ai 30 nodi, un’andatura allegra ma non impegnativa, neanche sul fronte dei consumi che si attestano intorno ai 100 litri/ora.

Sempre su questo modello, abbiamo testato la funzionalità FishHunter Drive sviluppata da Suzuki e Furuno e installata sul sistema NAVpilot-300.

Come suggerisce il nome, è stata principalmente ideata per le esigenze dei pescatori, ai quali Suzuki rivolge da sempre particolare attenzione, ma che torna utile in molte situazioni di normale navigazione. Nello specifico, abbiamo provato le funzioni Route Smoothing, Point Lock e Sabiki Lock, riscontrandone effettivamente il loro funzionamento e la loro utilità. La prima è una funzione autopilota che gestisce in autonomia la velocità della barca mentre raggiunge il waypoint impostato.

Questo significa che se sul tragitto sono previste delle accostate, la funzione automaticamente diminuirà la velocità per garantire la sicurezza della navigazione. Raggiunto il waypoint finale si avvia automaticamente il Point Lock, una funzione di posizionamento dinamico che, gestendo i parametri del motore, mantiene la barca ferma nel punto stabilito. Con il Sabiki Lock, l’autopilota gestisce in autonomia timone e velocità dei motori in base alla rotta prestabilita, consentendo all’utente la possibilità di concentrarsi in altre attività.

L’ultima funzione, ma che non abbiamo provato essendo certi del suo funzionamento, è lo Speed Control, ovvero un cruise control che fa mantenere alla barca la velocità impostata e che risulta particolarmente efficace durante la traina.

Dette delle novità provate a bordo del Cayman, possiamo confermare la bontà del 350 HP anche in singola motorizzazione, dato che ha permesso all’AS Marine 28 GLX di raggiungere in tutta scioltezza i 45,2 nodi di velocità massima con un grip ottimale anche nelle virate più spinte grazie alla doppia elica Dual Prop.

Il DF300BMD lo abbiamo testato su uno Zar 79 SL, riscontrando prestazioni molto vicine a quelle del più potente 350. Abbiamo raggiunto infatti una velocità massima di 43 nodi con consumi più che soddisfacenti (per prestazioni e consumi rimandiamo alla tabella).

Ma quello che più convince è la spinta data dalla doppia elica controrotante. Anche chiudendo quasi completamente il gas, ogni volta che si spinge la manetta, la barca accelera senza esitazioni raggiungendo nuovamente la velocità massima in un batter d’occhio.

Suzuki sempre più “green”

Nell’anno del suo 103° anniversario, Suzuki ha presentato quella che è la sua strategia di crescita per l’anno finanziario 2030, incentrata principalmente nell’introduzione di soluzioni che aiuteranno al raggiungimento di una società “carbon neutral” e la crescita economica di Paesi emergenti come India, ASEAN e Africa.

Quello del “carbon neutrality” è un tema caldo sui tavoli di tutti i Governi. Sulla base di quelli che saranno i provvedimenti e gli obiettivi che le istituzioni introdurranno nei prossimi anni, anche le aziende dovranno impegnarsi per far fronte all’esigenza di dover salvaguardare il pianeta e le future generazioni dall’inquinamento.

Sul fronte della sostenibilità, Suzuki Motor Corporation si sta adoperando già da diversi anni, avendo istituito nel 2001 il Suzuki Environmental Committee, un comitato dedicato allo sviluppo di strategie ambientali che nel 2002 ha pubblicato il Suzuki Global Environment Charter, poi aggiornato nel 2006: una sorta di vademecum che indica la strada da seguire per ottenere i risultati di sostenibilità prefissati. Di conseguenza è nato il brand Suzuki Green, che ha lo scopo di perseguire gli obiettivi della Carta nelle tre categorie Suzuki Green Policy, Suzuki Green Technology e Suzuki Green Activity, rispettivamente le politiche, le tecnologie e le attività messe in atto dall’azienda giapponese per il raggiungimento dei propri obiettivi.

Che poi, nel settore Marine, si traducono in tecnologie come il Lean Burn, che ottimizza la combustione e di conseguenza riduce il consumo di carburante e l’emissione di sostanze nocive nell’ambiente, il Micro-Plastic Collecting Device che raccoglie la microplastica dall’acqua di raffreddamento dei fuoribordo, e in attività come la “Clean-up the World Campaign” e il “Clean Ocean Project”. E questo solo per citare solo alcune delle iniziative, perché tra tutti settori di competenza di Suzuki e le attività individuali di ciascuna sede, non basterebbero le pagine di questa rivista per farne un elenco esaustivo.

Tutto ciò rientra nella Suzuki Environmental Vision 2050 e, prima ancora, nella Suzuki Milestone 2030, step nei quali il brand giapponese si è prefissato il raggiungimento di importanti traguardi nei campi del cambiamento climatico, della conservazione dell’aria, della sostenibilità delle risorse idriche e del riciclaggio delle materie.
Solo per il raggiungimento degli obiettivi dell’anno fiscale 2030, Suzuki ha investito in totale 4,5 trilioni di Yen, una cifra monstre che prevede lo sviluppo di settori come quello elettrico, quello del biogas e di altre energie rinnovabili.

In quest’ottica, per quanto riguarda il settore Marine, Suzuki presenterà nel 2024 il suo primo fuoribordo elettrico, a cui faranno seguito entro il 2030 altre quattro unità. Si tratta di motori di piccola potenza adatti a tender, piccoli battelli e alla navigazione nelle acque interne. Per l’alto di gamma, invece, sono allo sviluppo soluzioni con carburanti sostenibili.

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