Grecia, arcipelago Egeo: un mare di isole
Centinaia di isole, e migliaia di isolotti tra i quali orientare la prua della propria barca navigando quasi sempre a vista. Difficile immaginare un mare più adatto per una vacanza in barca, dove il maggior problema è quello di decidere il proprio itinerario per ottimizzarlo.
Con l’eccezione di Pitea, che nel III secolo a.C. partì da Marsiglia e passate le Colonne d’Ercole raggiunse le coste dell’ultima Thule (l’Islanda o forse la Norvegia), la storia non riporta nomi di grandi navigatori greci. Che sapessero andar per mare è però fuor di dubbio, anche perché sparsi fra le centinaia di isole del loro territorio non avevano altro mezzo di comunicazione se non il mare stesso, e che fossero capaci di colonizzare mezzo Mediterraneo e commerciare con tutti i paesi rivieraschi è confermato dalla storia.

Finito il tempo delle colonizzazioni, oggi questa vera e propria Polinesia (πολύ=molte, νησί=isola) si presenta come un paradiso per chiunque con la propria barca preferisca navigare che restare in banchina. Del resto quando sotto la nostra chiglia scorreranno la storia, la civiltà, Socrate e Platone, Atlantide, Zorba e il sirtaki, ouzo e mezedes, le emozioni non mancheranno, e quando arriverà il meltemi a gonfiare le nostre vele poco male: se avete gli attributi giusti affrontatelo, in caso contrario c’è sempre un ridosso a disposizione per dare fondo in acque cristalline e (un tempo) ricche di pesce.

Quanto al Meltemi ricordiamoci che è un vento prevalentemente estivo e amico del sole, che di solito la sera tende a calare, e come tutti i venti del nord è anche amico dei numeri dispari: uno, tre, cinque, sette. Se però soffia per più di sette giorni le vostre vacanze saranno probabilmente fottute, a meno che non abbiate intelligentemente scelto una rotta che il meltemi anziché contrastarlo lo sfrutta. E volendo tenete anche presente che se il suo impero sono gli arcipelaghi del centro-sud Egeo, Cicladi e Dodecanneso in primis, altri arcipelaghi come le Sporadi ne sono appena sfiorate, e le isole Ionie in estate non conoscono che qualche modesta sventolata.

Raggiungere i mari della Grecia con la propria barca può essere un problema se la vostra base di ormeggio è in Liguria, o anche una sciocchezza se il vostro posto barca è invece in Puglia. In entrambi i casi il problema base è però un altro, e riguarda la merce più preziosa della nostra epoca: il tempo. E’ per questo che quando in Grecia incontrerete, e capita spesso, certe barche dall’aspetto vissuto ancorate per giorni nella stessa rada, spesso battenti bandiera anglosassone e con a bordo due arzilli vecchietti dal volto sereno e sorridente, condividete la mia invidia. Gente che ha scelto il mare per investire la propria pensione in mesi di lento e saggio navigare ha tutta la mia ammirazione.
Così alla fine la soluzione più pratica per vivere questi mari resta il charter, per altro attività che in Grecia è organizzatissima. Vi hanno sede una quantità di agenzie nazionali ed internazionali, tutte affidabili anche se alcune indubbiamente più di altre, e l’offerta di barche è la più ampia. Parlando di sola vela andiamo dai piccoli monoscafi, che per i meno esperti possono viaggiare in flottiglia assistita con percorsi brevi ma comunque affascinanti e ben studiati, ai cabinati di medie o grandi dimensioni noleggiabili con o senza skipper, lasciando ad un altro contesto i grandi yacht completi di comandante.
Con un’imbarazzante quantità di isole fra cui fare zapping la navigazione è prevalentemente a vista e semplifica ogni problema strumentale, così come semplice è la conduzione di barche in cui rollafiocco e rollaranda rendono le manovre veliche alla portata anche di equipaggi poco esperti. A questo punto, con la voglia di mare e di libertà in pieno crescendo, la Grecia si fa meta quanto mai seducente, e non resta che tracciare la rotta, una scelta sempre ardua che non potrà comunque evitare i grandi arcipelaghi dell’Egeo, dei quali abbiamo voluto tracciare un panoramico ritratto.
Il regno del Meltemi
Parlavamo di meltemi, un vento che quando non esagera è un piacevolissimo compagno di viaggio per gli appassionati di vela. Bene, le Cicladi sono il suo regno, cinquantasei isole che si identificano con la più stereotipata immagine della Grecia turistica, tutte candidi paesini, coste brulle e rocciose, piccole rade in cui dar fondo e seguire a vista l’ancora che scende in profondità fin quando si poggia sulla sabbia spaventando la sogliola di turno.

Mykonos potrebbe essere il vostro punto di partenza, ma sicuramente sarebbe anche il vostro maggior spunto di mondanità prima di entrare nella Grecia più vera, dove ritrovare il piacere di quel contatto umano semplice ed ospitale che appartiene al DNA di questo popolo. La sosta alla vicina Delos, poche miglia a levante, è un obbligo: per la sua antica sacralità e per la spettacolarità degli scavi archeologici. Dopo di che si può scegliere la propria rotta. A nord troviamo solo due isoloni come Tinos e Andros, alti, rocciosi e un po’ anonimi, che avendo i giorni contati (in senso nautico) si possono anche tralasciare. Decisamente più intrigante Syros, una ventina di miglia a ponente, capitale amministrativa dell’arcipelago, isola viva e commerciale dove potrete trovare tutto ciò che vi serve, ricca di ridossi e con un grande porto sicuro anche se non particolarmente pittoresco.

Citiamo però anche Kea, ancora più a est, soprattutto in quanto primo naturale approdo per chi dopo 40 miglia arriva in barca da Atene, fermo restando che l’isola è accogliente e merita una sosta. Volendo puntare direttamente su Milos si incontrano sulla rotta tre isole (Kithinos, Serifos, Sifnos) che valgono decisamente uno stop-and-go, soprattutto perché non troppo turistiche.
Tornando a Delos, è però la rotta verso sud che vi riserverà le più grandi emozioni. Impossibile nel contesto soffermarsi su tutte le isole, ma su alcune non si possono non spendere due righe. A partire da Paros, altra isola dotata di aeroporto e importante centro di smistamento per i charter. Molti, includendo il suo isolotto satellite di Antiparos, i ridossi, ma occhio navigando sotto costa, specie di notte, perché non mancano secche e scogli affioranti.
La vicina Naxos è l’isola di Dioniso, quindi lasciarsi andare alle magiche seduzioni dell’ouzo (con obbligatorio contorno di pistacchi e olive) sdraiati in pozzetto osservando gli ultimi raggi del sole è la cosa migliore che si possa fare su un’isola che non offre se non i consueti panorami cicladici. Assai più divertente la manciata di isolotti sparsi a sud di Naxos (Skinoussa, Karos e Antikaros, Koufonissia e Kato Koufonissia) in cui girovagare di baia in baia in un’acqua di puro cristallo, per chiudere poi la giornata in una delle tante taverne che si affacciano ben protette nelle rade più importanti.
Con una breve navigazione verso levante si può raggiungere Amorgos, un impressionante muraglione di roccia (la vetta del monte Kraukellos raggiunge gli 821m.), con il versante di SE e i suoi spettacolari strapiombi praticamente privi di ridossi, che va tuttavia visto: il monastero di Hozoviotissa incastonato come una candida perla sulle pendici di una parete rocciosa, è una vista mozzafiato che lascia senza parole. Il versante di NO offre invece un paio di porti e qualche discreto ancoraggio (su tutti Nikouria e Kolofana, che ha però fondali molto bassi).

Tornando verso il centro del cerchio (Cicladi deriva appunto da “kyklos”), sulla rotta dei circa 240°, grado più grado meno, troviamo a seguire tre isole meritevoli di una sosta. Ios, è la più turistica e mondana, con il candido paesino appollaiato con i suoi immancabili mulini a vento sulla cima della collina: movida, belle spiagge, bel porto e vari ancoraggi sicuri, come dire che ce n’è per tutti. Assai diversa Sikinos, isola un po’… isolata, due soli villaggi, coste scoscese, pochi ridossi e poco turismo, ma non per questo priva di fascino. Un po’ come Folegandros, dove si ritrova il gusto della semplicità e del contatto con la Grecia più genuina, a cui si aggiunge un pizzico di elitario snobismo dovuto alla crescente frequentazione di un turismo di qualità.

Le cose cambiano navigando per 270° a ponente e andando ad incrociare le coste di Milos, che Venere a parte (qui ritrovata l’8 aprile 1820) è un’isola da non mancare, dove al tradizionale fascino dell’architettura cicladica si affiancano le singolarità del paesaggio.
L’abbiamo lasciata per ultima non solo perché segna l’estremo sud delle Cicladi, ma soprattutto perché è la loro isola più famosa. Thera, più nota come Santorini, è un’attrazione di livello mondiale.

La spettacolarità della sua caldera, con al centro l’isolotto di Nea Kameni, bocca ancora attiva del vulcano, è su tutte le brochure del mondo e ci lega in qualche modo alle suggestioni di Atlantide. L’atmosfera mondaiola e godereccia che si vive nei suoi paesini è invece frutto di un turismo moderno e un po’ invasivo che ha profondamente cambiato l’isola: una volta per salire dal porto alla “chora” c’era solo una lunga e ripida mulattiera, oggi ci si arriva in funicolare, e al posto dei fortunosi ormeggi di un tempo c’è un marina dotato di tutti i servizi.
Navigare nelle Cicladi e non fermarsi a vedere Santorini e come visitare Roma e non vedere il Colosseo, tanto più che anche qui non manca una finestra sulla storia: ad Akrotiri 10.000 mq di scavi ci mostrano ciò che resta dell’antico insediamento prima che la catastrofica eruzione del 1650 a.C, distruggesse l’isola.

In fila per dodici
Dodici, per convenzione etimologica le isole principali, ma molte di più se consideriamo tutte le isole minori di questo arcipelago che si snoda, seguendone il profilo, a due passi dalla costa turca. Base logistica di una quantità di charter pronti a prendere le rotte che risalgono verso nord o, perché no, puntare la prua ad est per “invadere” la Turchia, Rodi domina per importanza storica e geografica l’arcipelago. L’isola è carica di storia, quasi tutta concentrata nella sua capitale, ma essendo pressoché priva di ridossi, se si escludono la splendida baia di Lindos e il gruppo di isolette raggruppate sul versante di NO, offre molto più sulla terraferma che in mare.

Il Dodecanneso si sviluppa principalmente verso NO, ma prima di avventurarsi in faccia al meltemi, vale la pena dare un’occhiata a ponente per raggiungere le coste di Karpathos: uno spettacolare bastione di roccia su cui prospera il verde delle pinete, con una costa alta e poco frastagliata, e la particolarità di un paesino perso fra le montagne (Olympos), rimasto ancorato nel tempo anche se il turismo ne sta poco a poco cambiando l’anima.
Il porto di Pigadia offre una discreta accoglienza, ma salvo un paio di vicini ancoraggi è l’unico ridosso dell’isola, oltre a quello di Tristomo, all’estremo nord: quasi un lago, ottimo ridosso dal meltemi nonostante la posizione, ma entrata stretta, difficile, poco visibile dal largo e da affrontare solo in condizioni meteo favorevoli.

La catena di isole che si snoda verso nord non manca di personalità, e alcune meritano decisamente uno stop. Symi dista solo quattro miglia dalla costa turca, e per quanto battuta dal turismo, incluso quello nautico, resta piacevole ed accogliente. Il porto ha fondali molto alti e non sempre vi si trova posto, ma nel caso la grande baia di Panormitis, sul versante opposto, offre un ancoraggio riparatissimo con tanto di monastero prospiciente a cui dare un’occhiata.
Tilos e Nisiros sono invece un po’ ignorate dal granturismo internazionale, ma se la prima non manca di tranquilli ridossi e di un accogliente porticciolo, la seconda, cima emergente di un antico vulcano che con i suoi 700 metri si fa ben notare anche da lontano, di ridossi non ne ha proprio, e il porto sotto meltemi è impraticabile.
Un po’ più a Nord Kos fronteggia la costa turca ed è un isolone lungo e un po’ monotono, concentrato nel suo porto tutto shopping e movida, e forse un po’ troppo rumoroso per gli amanti del quieto vivere, ma a fianco c’è un bel marina in cui stare più tranquilli e rifornirsi di tutto.
Considerando che le coste di Kos non offrono che paio di ancoraggi poco attraenti, passata la sbornia vitaiola si torna volentieri al silenzio del mare per raggiungere Kalymnos, già capitale dei pescatori di spugne, oggi vendute solo come souvenir, isola molto commerciale ma non priva di personalità… tanto che finite le spugne è diventata grazie alle sue pareti a picco sul mare una meta ambita dai rocciatori. Poco attraente il porto, molto meglio il vicino ancoraggio di Vathi, e ancor più gli isolotti satellite di Pserimos o Telendos, che offrono anche alcuni buoni ancoraggi.

Più a Nord il Dodecanneso si frastaglia in una quantità di piccole isole e isolotti, fra cui navigare è una continua scoperta di splendidi paesaggi, anche perché il turismo vi arriva con una certa discrezione. Di nuovo in primo piano il nostro tricolore, che qui sventolò dal 1912 al 1943, lasciando una profonda eredità (“una faccia una razza”): ad esempio il porto di Leros, che fu una nostra importante base militare, con le sue numerose costruzioni di stampo littorio.

Da non mancare una visita a terra per salire al castello bizantino che domina la chora di Platanos: sono 300 scalini che lasciano il segno, ma la vista dall’alto è spettacolare. Patmos, la “Gerusalemme del Mediterraneo”, è un altro imperdibile must, per la sua bellezza, ma soprattutto per la sacralità del suo Monastero dell’Apocalisse, costruito attorno alla caverna dove visse S.Giovanni, e ancor più per lo spettacolare Monastero di S. Giovanni Teologo che (dall’XI secolo) domina l’isola con la sua mole. Tutt’altro che da sottovalutare gli isolotti a levante di Patmos, Lipsos e Arki in particolare, molto frastagliati e circondati da una ricca cornice di scogli e isolette che affondano in un mare di spettacolare limpidezza. I numerosi ancoraggi sfruttabili in questo microarcipelago abitato da pochi pescatori, consentono di vivere qualche giorno in un mondo fuori dal mondo, dove l’unico disturbo al massimo saranno le barche di chi, come voi, cerca un po’ di natura e solitudine. Salvo ritrovarsi accanto occasionalmente i 109 metri del “Sea Cloud”, spettacolare veliero del 1932 ormai dedito alle crociere di lusso: quando lo vedrete alzare i suoi 3160 metri di vele d’obbligo il saluto alla voce…anche se siete in solitario!
Alla ricerca della foca perduta
Fa di certo il suo effetto: qui, per l’esattezza nell’isola di Piperi, è ospitata la più numerosa colonia di foche monache del Mediterraneo, e qui, per l’esattezza fra Skyathos e Skopelos, ha soggiornato a lungo la troupe di “Mamma Mia”, Meryl Streep in testa. Sarà però ben difficile, salvo colpi di fortuna, che riusciate a vedere una foca, e di Mamma Mia sono rimaste sole le note degli Abba. In compenso navigando fra le Sporadi potrete scoprire una Grecia diversa e inaspettata.
Dimenticate le brulle e scoscese isole delle Cicladi e del Dodecanneso, e immergetevi in un arcipelago in cui il verde intenso e rigoglioso dei pini arriva a lambire il mare, con il canto delle cicale che a volte si fa assordante e le vele che finalmente riposano perché qui il meltemi arriva di rado, e se arriva lo fa con tutta la delicatezza del caso lasciando a disposizione una quantità di tranquilli ancoraggi.
Con l’eccezione di Skyros, isolata un po’ più a sud, l’arcipelago delle Sporadi è racchiuso in poche decine di miglia, con tutte le isole in fila indiana come cime emergenti di una dorsale che dalla terraferma si avventura verso il mare aperto. Skyathos è il cuore a volte fin troppo pulsante dell’arcipelago, in quanto dotata di un aeroporto internazionale e di un marina che funge da base per numerosi operatori charter. Non che le coste di Skyathos non meritino la nostra attenzione, ma considerando che con poche miglia di navigazione possiamo raggiungere Skopelos, dove la situazione è indubbiamente più tranquilla ed accogliente…perché no?
Peraltro l’isola sembra appositamente disegnata per offrire ridosso dal meltemi, ed offre vari ancoraggi sul versante di SE (quelli di Agnondas e di Panormos su tutti) dove si può ormeggiare a pochi metri dai rami di pino che toccano gli scogli, o anche in banchina nel porto di Loutraki, decisamente meno attraente. In ogni caso il porto è l’unica possibilità di ormeggio su questo lato dell’isola, e se volete andarvi a vedere l’icona per eccellenza di Skyathos, ovvero la chiesetta di Aghios Ioannis (quella del matrimonio finale di Mamma Mia), che si trova un po’ isolata verso nord, fate bene i calcoli col tempo di navigazione e col meteo.
Alonissos, forse un po’ meno bella e un po’ meno verde di Skopelos, è l’ultima isola abitata prima di avventurarsi nelle propaggini nordiche dell’arcipelago, tutte roccia, capre…e foche. L’isola ha avuto un notevole sviluppo negli ultimi anni, ma non la si può accusare di sovraffollamento.
Peristeri, l’isolone che corre parallelo al suo versante meridionale, crea un ulteriore baluardo alle intemperanze del meltemi, per cui non sarà difficile trovare un ormeggio sicuro nel caso non si sia trovato posto a Patitiri, centro principale dell’isola, o a Stenì Vala, porticciolo accogliente ma piuttosto stretto e con pochi ormeggi (occhio alle rocce a fil di banchina). Puntare la prua verso NE offre un pizzico d’avventura: si va infatti verso una parte dell’arcipelago dove la presenza umana è rara se non nulla, e i possibili ridossi… anche! Coste alte e rocciose, fondali profondi dove si rischia di perdere l’ancora, e dove l’unica eccezione è effettivamente eccezionale. A nord di Kira Panaghia (Pelagos) si apre infatti una sorta di lago mancato non a caso chiamato Planiti, accessibile da uno stretto passaggio di una settantina di metri, circondato di rocce, che con onde formate può diventare pericoloso. Che poi a sorvegliare il canale ci sia uno scoglio chiamato “Sphika”, è poco rassicurante, ma una volta dentro si affoga nella pace e nella calma più totali. Altra storia lungo le coste di Ioura, Piperi e Psathoura, ultimo nord delle Sporadi, le cui coste sono inaccessibili, senza contare che siamo nel cuore dello sterminato Parco Marino delle Sporadi (251.440 ha), casa della foca monaca, e a scanso equivoci prima di navigarci meglio informarsi sui regolamenti del momento.
Paesaggisticamente Skyros fa un po’ storia a sé: coperta di pini e macchia mediterranea a pelo d’acqua la parte settentrionale, nuda, rocciosa, e spesso altamente spettacolare con le sue pareti a picco sul mare, la parte sud. L’isola è selvaggia quanto basta per offrirci un contatto diretto con la natura, ed offre i migliori ridossi sul versante meridionale di SO, necessari perché qui già si comincia a sentire l’influenza meltemica delle Cicladi. Il porto principale, Linaria, offre quanto basta per le nostre necessità, ma per avere un buon ricordo dell’isola è necessario raggiungere la suggestiva chora arroccata sulle pendici di una collina.
La Grecia delle isole egee però non finisce qui. Ci sono splendide isole nel profondo nord, come Thassos, la più settentrionale, un’esplosione di pinete e baie turchesi al di fuori delle rotte del granturismo, incluso quello nautico. E ci sono isole da non perdere come Astypalea, indecisa se appartenere alle Cicladi o al Dodecanneso, che è invece molto apprezzata dal diporto charteristico e non. Poi ci sono le grandi isole come Samos, Limnos, o Hios, che fanno storia a sé non appartenendo ad alcun arcipelago. Il piacere del navigare è anche il piacere della continua scoperta, per questo più che la solitudine del grande blu è forse più piacevole districarsi fra centinaia di isole, apparentemente simili ma tutte stupendamente diverse. Cosa per la quale l’Egeo sembra essere stato appositamente disegnato.
La Grecia: charter in ripresa
Intervista a Fanis Kiriacoulis, Chief Executive Officer della Kiriacoulis Mediterranean.

Siete una compagnia internazionale che opera dalla Grecia ai Caraibi: come siete riusciti a gestire i problemi della pandemia nelle vostre varie basi a livello internazionale?
Stiamo attualmente operando in Grecia, Croazia, Italia, Francia, Corsica, Malta, Spagna, e St.Martin nei Caraibi. La situazione non è negativa come in generale per il turismo, e attualmente siamo circa all’87{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} di quanto realizzato nello stesso periodo del 2019, necessariamente il più recente anno di riferimento. Nei paesi facilmente raggiungibili per via stradale e/o dove c’è una forte richiesta per il charter nautico, come la Francia e l’Italia, abbiamo comunque già superato i risultati del 2019. In altre situazioni, come ai Caraibi, le cose non vanno invece bene, e al momento siamo sotto del 30{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}, sempre ovviamente in riferimento al 2019.
La Grecia è ovviamente il vostro principale campo d’azione, cosa prevedete per la prossima stagione?
Sempre in riferimento all’ultima stagione, in Grecia siamo attualmente al 67{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}, anche perché hanno inciso molto le difficoltà dei viaggi aerei e il mercato locale è molto piccolo, tuttavia siamo abbastanza ottimisti, e credo che entro la fine della stagione saliremo al 75{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}.
La vostra flotta è molto ampia e varia: di quante barche disponete e qual è la loro tipologia?
Attualmente, considerando anche le nostre barche ai Caraibi, gestiamo 430 yachts con un range che va dal Bavaria 34’ al Lagoon 620, e con una suddivisione che passa dal 65{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} dei monoscafi al 35{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} dei catamarani: quest’ultima è una tipologia di barca che negli ultimi 5 anni ha visto una notevole crescita delle richieste in tutte le nostre basi.
Il charter è la vostra attività principale, ma non è l’unica. In effetti gestite alcune marine in Grecia, e vi occupate come broker della vendita di barche, oltre al vostro particolare Kiriacoulis Management Plan. Ci può spiegare meglio?
Certamente. Oggi possediamo il 100{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} della marina di Kalamata, nel Peloponneso che gestiamo direttamente. Per quanto riguarda il nostro Management Plan, offriamo al potenziale armatore due possibilità. A seconda della barca può pagare una parte (dal 50{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} al 59{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}) e rilevarne la piena proprietà dopo cinque anni e mezzo, potendo nel frattempo sfruttare la sua barca (o una simile) fino a 10 settimane nel corso della stagione (Aprile-Ottobre), senza alcuna spesa o preoccupazione per quanto riguarda la manutenzione. L’altra possibilità prevede l’acquisto totale della barca da cui, mantenendone la stessa disponibilità e condizioni di cui sopra, ricavare un’entrata annua del 8-9{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}.
La Kiriacoulis Mediterranean è particolarmente attiva in Italia: quante e quali basi avete sulle nostre coste?
Attualmente in Italia siamo operativi a Punta Ala, Agropoli, in Sardegna (Portisco e Olbia ) e Sicilia (Palermo, Marsala, Capo D’Orlando).
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