Didattica Un nodo di bozza per togliersi dai guai Non molto utilizzato fra i diportisti, il nodo di bozza è in realtà utilissimo, ecco come si esegue e quando è necessario... di Nico Caponetto il 31 Ago 2021 Continua a leggere
Didattica Il consiglio del Tecnico – Acque grigie, acque nere Cominciamo con le definizioni. Le cosiddette acque grigie altro non sono che gli scarichi delle docce interne, di qualche lavabo e della cucina; le acque nere sono gli scarichi dei gabinetti (dal 2018 le unità da diporto dal 2018 devono avere obbligatoriamente un serbatoio di accumulo). [caption id="attachment_113569" align="aligncenter" width="600"] Serbatoio acque nere[/caption] Vanno a finire in due serbatoi separati da dove poi vengono pompate fuoribordo (oltre le 15 miglia dalla costa) o, nel caso delle acque nere, aspirate da appositi sistemi presenti (ma più spesso assenti) nel porto. Generalmente, per le acque nere è presente una chiave a tre vie che consente - quando possibile - di scaricare anche direttamente a mare senza utilizzare il serbatoio di accumulo e, in entrambi i casi, c’è un sistema automatico che entra in funzione in condizione di troppo pieno. [caption id="attachment_113568" align="aligncenter" width="600"] Serbatoio acque grigie con ispezione[/caption] I serbatoi di accumulo sono generalmente ubicati in sentina e sono dotati di tappi di ispezione che permettono di raggiungere i sensori di livello che azionano anche automaticamente la pompa di svuotamento, quasi sempre posta vicino al serbatoio nel caso delle acque nere e al suo interno nel caso di quelle grigie. Tali serbatoi hanno anche uno sfiato d’aria dotato di un filtro anti-odore ai carboni attivi che ... [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=113563" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Francesco Baratta il 31 Ago 2021 Continua a leggere
Didattica Vita di bordo: la crociera? Prima di tutto sicura In crociera tutti i controlli, l'equipaggio, le dotazioni: ecco cosa un comandante non può dimenticare... di Nico Caponetto il 28 Lug 2021 Continua a leggere
Didattica Immancabile tester Uno degli strumenti che a bordo non dovrebbero mai mancare è il tester o multimetro. Si tratta di un piccolo apparecchio che nelle versioni base misura i Volt (tensione V), gli Ampere (intensità di corrente A) e gli Ohm (resistenza Ω). Di semplice utilizzo e anche economico (dai 10 Euro a salire) può risolvere numerose problematiche molto comuni. Vediamo a cosa può servire: 1) La basilare e più semplice funzione del tester è quella di misurare i Volt, anche di una batteria. Per far ciò posizioniamo il commutatore sulla indicazione “V” in corrente continua CC o DC (talvolta il simbolo è anche formato da una V e da una lineetta affiancata da tre linee più corte o puntini) nel range di misura adeguato, per esempio fino a 50 V, e connettiamo i punti di misura con i puntali isolati in dotazione dell’apparecchio verificando le polarità. In tale tipologia di misurazione, collegando lo strumento con i due poli della batteria possiamo stabilirne lo stato di carica. Infatti se il quadrante indica una tensione di circa 12,8 V (con impianti a 12 volt) e 25,2 V (con impianti a 24 volt) significa che abbiamo le batterie potenzialmente cariche. Ma tale indicazione potrebbe variare con alcune batterie particolari (come le Optima o similari) dove la tensione di massima carica può essere maggiore di circa 1 Volt, con impianti a 12 V, e di circa 2 V, con impianti a 24 V. Comunque non sempre è sufficiente misurare la tensione per conoscere l’efficienza di una batteria, poiché può capitare che tra le celle interne dell’accumulatore vi siano collegamenti degradati che, pur consentendo la lettura di una tensione corretta, non permettono comunque il corretto flusso di corrente (l’amperaggio) necessario alle nostre richieste. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=112380" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Francesco Baratta il 28 Lug 2021 Continua a leggere
Didattica Il salpancora e la sua potenziale pericolosità Torna al sommario Uno degli accessori che non mancano mai su un’imbarcazione è il verricello salpancora. Indispensabile, comodo, irrinunciabile, viene molto spesso trascurato dimenticando che ha bisogno anch’esso di una minima manutenzione sia per conservarne l’efficienza sia per garantire la sicurezza. Relativamente a quest’ultimo aspetto, il salpancora può infatti presentare… di Redazione Nautica il 1 Lug 2021 Continua a leggere
Didattica Emergenze: acqua nel carburante, come risolvere salvando la crociera Come risolvere il problema dell'acqua nel serbatoio del carburante, un inconveniente in agguato anche per i più esperti... di Nico Caponetto il 30 Giu 2021 Continua a leggere
Didattica America’s Cup: cosa resta delle Formule 1 del mare Analizziamo le analogie tra gli AC 75, le barche volanti dell’ultima edizione dell’America’s Cup, e la Formula 1: i foil come le gomme, lo scafo come il telaio, le vele come il motore. [caption id="attachment_110844" align="aligncenter" width="800"] Luna Rossa Prada Pirelli[/caption] Ne hanno parlato i commentatori televisivi e i giornalisti per cercare di spiegare al grande pubblico queste strane e complicatissime macchine volanti che sfrecciavano a 40 nodi spinte da un vento di soli 15! Ne abbiamo parlato spesso anche noi su queste pagine, cercando di andare un po’ più nel dettaglio tecnico. [caption id="attachment_110845" align="aligncenter" width="800"] Emirates Team New Zealand, Luna Rossa Prada Pirelli Team[/caption] E spesso, anche noi abbiamo fatto ricorso a questa analogia sia per necessità di semplificazione sia perché, proprio come per la Formula Uno, resta difficile riuscire a immaginare come la tecnologia sviluppata per gli AC75 - le barche volanti - possa riguardare noi comuni mortali che con la barca semplicemente navighiamo … senza volare! [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=110841" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Andrea Mancini il 30 Giu 2021 Continua a leggere
Didattica Tecniche di ancoraggio: barche alla catena L'ancoraggio, attrezzature, regole e trucchi, per affrontare la manovra che più di tante altre mette in luce o in ombra le capacità di uno skipper... di Lamberto Ballerini il 30 Giu 2021 Continua a leggere
Didattica Emergenze: collisioni in mare, una ogni tre giorni h2>Il fattore umano è la risposta L’impatto fra due imbarcazioni è l’incidente percentualmente più diffuso in mare. Le strumentazioni più raffinate sono utilissime ma non sufficienti per evitarlo. La vigilanza attiva è insostituibile. Dopo una navigazione notturna a motore in una calma totale, verso le 8 del mattino, a circa 35 miglia da Caprera, si era alzato un bel maestrale che si era stabilizzato sui 20 nodi. Finalmente a vela, avevamo iniziato a tirare bordi stretti per raggiungere la nostra destinazione nel golfo di Arzachena. Stavamo navigando di bolina stretta con prua verso porto Cervo: mare sempre più calmo man mano che ci avvicinavamo alla costa, un bel maestrale teso, visibilità ottima. Era il 29 maggio quando, poco prima delle 12, il silenzio era stato interrotto dal canale 16 del Vhf che aveva iniziato a trasmettere le drammatiche sequenze di un’operazione di soccorso: a poche miglia da noi, fra Portisco e l’isola di Sofi, un fisherman aveva investito una barca a vela. [caption id="attachment_110945" align="aligncenter" width="600"] In caso di sospetta rotta di collisione si traguarda attraverso un punto fisso della nostra imbarcazione l’altra nave. Se l’angolo varia al diminuire della distanza siamo in sicurezza. Se l’angolo resta costante e diminuisce la distanza siamo in rotta di collisione.[/caption] [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=110941" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Nico Caponetto il 30 Giu 2021 Continua a leggere
Didattica Come difendersi dai fulmini in barca a cura dell'Arch. Francesco Baratta L’imbarcazione da diporto, con i suoi numerosi impianti elettrici ed elettronici e, soprattutto, con il suo carico di persone, è un bene che va protetto dai potenziali gravi pericoli costituiti dai fulmini, sia in navigazione sia all’ormeggio. Sorge spontanea la domanda; ma la nostra barca è dotata di un impianto antifulmine? La risposta - almeno per ciò che riguarda i natanti e le imbarcazioni - è quasi sempre, purtroppo, no! L’eccezione è infatti rappresentata dalla categoria delle navi da diporto che, normalmente, seguono normative di progettazione assai più dettagliate e rigorose. Vero è che la normativa non è molto chiara e su questo tema quasi tutti i cantieri sono alquanto superficiali, tanto da decidere di non installare alcun tipo di protezione. La norma IEC 60092-507 (par. 13.8), che non è presente nel regolamento RINA, tratta la protezione contro i fulmini facendo riferimento alla norma internazionale ISO 10134, prevedendo che le imbarcazioni con scafo non metallico debbano avere un sistema di protezione costituito da un captatore, che può essere costituito da un’asta metallica di opportuna lunghezza posizionata nel punto più alto dell’imbarcazione, da un conduttore di discesa e da una piastra di dispersione a contatto con l’acqua di mare. A confondere ancora di più sono i termini di massa, terra, Earth e i collegamenti alle piastre di massa. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109273" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Redazione Nautica il 31 Mag 2021 Continua a leggere