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Nuove tendenze, metti un cellulare a bordo

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Nella sua evoluzione no limits il cellulare, diventato una necessità irrinunciabile nella vita di tutti i giorni, risulta molto utile anche a bordo, dove le sue funzioni applicative possono integrare o addirittura sostituire quelle della strumentistica della barca.

Viste le ultime vicende politiche ed economiche, si fa fatica a pensare che gli Italiani siano un popolo di santi, ma a dire il vero sulla base di quanto si vede girare in mare durante la stagione estiva, si fa ancor più fatica a pensare che siamo un popolo di navigatori. Eccezioni ovviamente a parte, che non sono tanto Soldini o Luna Rossa, quanto quei diportisti che in mare rispettano le leggi scritte e ancor più quelle del buonsenso e dell’educazione.

Più affidabile e sicuro (e in qualche caso obbligatorio) il VHF, più duttile, funzionale, e in fondo divertente il cellulare: non è questione di scelta… servono tutti e due!

In compenso siamo un popolo di navigatori… cellulari, che tradotto in cifre vuol dire che possediamo circa 80.000.000 di telefonini, e che in pratica in Italia ci sono più cellulari che abitanti, tanto che ogni giorno ci sono oltre 35.000.000 di persone attive sui social, cifra per altro in costante aumento.

Lo abbiamo scritto in cifre perché rende meglio l’idea, ma c’è da esserne orgogliosi o no? Noi che siamo negli ultimi posti del ranking europeo a livello di digitalizzazione, siamo però un popolo di iperchiacchieroni cellulari? La tematica potrebbe richiedere un lungo approfondimento, ma non è certo questo il contesto più pertinente. Lo spunto è però d’obbligo per valutare quale possa essere il ruolo del cellulare in barca, dato che oltre ad essere uno strumento di comunicazione e di condivisione social, a bordo il cellulare si rivela un utile strumento aggiuntivo.

Cellulare o VHF?

Se consideriamo che oggi tutto tende a essere piccolo e tascabile (basterebbe pensare agli smartwatch più evoluti, in grado di trasformarsi in strumenti di navigazione), potremmo dire che il cellulare va un po’ in controtendenza e il motivo è più che palese poiché, per rendere al meglio tutti i servizi che può offrire e per i quali stanno nascendo valanghe di app, serve un display di buone dimensioni.

Il cellulare con il suo crescente bagaglio di app, è diventato un’insostituibile compagno di viaggio, in grado di svolgere numerose funzioni accessorie, inclusi vari monitoraggi della barca.

Tanto che, non bastando più quelli classici da 5” – 6” stanno nascendo display estensibili o ripiegabili che trasformano il cellulare in un mini tablet. Il che, costi stratosferici a parte, per i nostri fini avrebbe una sua utilità perché il cellulare in barca può essere molto utile, ferma restando la consapevolezza dei suoi limiti. Proviamo allora ad approfondire.

La prima cosa che viene in mente, e che è largamente praticata, è quella di usare il telefono al posto del VHF.

Il VHF è un’imprescindibile dotazione di sicurezza, e se portatile può essere utile in molte situazioni, inclusi i movimenti in porto quando il fisso è sottocoperta e si naviga in solitario.

Ma si può fare? E fino a che punto? Certo che si può fare, basta come detto conoscerne i limiti. Il primo, ad esempio, è costituito dalla portata, perché anche se oggi le reti dei vari gestori possono gestire il segnale fino a diverse miglia dalla costa, di certo sono incostanti e di certo non raggiungono la portata di un VHF, soprattutto se la sua antenna è posta in testa d’albero. Fermo restando che oltre le sei miglia dalla costa il VHF è comunque obbligatorio.

Quindi se invece di fare un po’ di gossip ci fosse necessità di una chiamata di emergenza… sarà bene che il VHF sia in ordine e ben funzionante. E qui c’è un altro indiscutibile punto a favore della radio, perché il cellulare consente solo una chiamata individuale, ma in caso di emergenza il VHF può utilizzare il canale 16 e contattare tutte le imbarcazioni o le stazioni radio nel suo raggio di portata e può a sua volta ricevere una chiamata d’emergenza e prestare soccorso.

A livello di sicurezza è poi importante ricordare che i più moderni apparati VHF sono dotati di segnale DSC e AIS: il primo (Digital Selective Calling) consente di trasmettere in contemporanea con la chiamata i dati identificativi della radio (leggi barca) e viaggia sul canale 70, che è quindi interdetto alla fonia. Il secondo (Automatic Identification System) è un sistema anticollisione che consente l’identificazione e il monitoraggio di tutte le altre imbarcazioni o navi nei paraggi, ugualmente dotate di trasponder AIS, consentendo di seguirne gli spostamenti sul display del multifunzione.

Per navi e pescherecci, a titolo di informazione, l’AIS è obbligatorio. Nel confronto VHF-cellulare c’è poi da considerare un problema di autonomia, che ha però un senso relativo perché oggi quasi tutte le barche dispongono di una presa a 12 V per ricaricare il cellulare, e in ogni caso si può avere a bordo un buon power-bank. Sia radio sia cellulari sono tuttavia limitati da eventuali ostacoli fisici dato che il segnale radio viaggia soprattutto per linea retta, nel senso che la comunicazione è decisamente migliore quando due antenne “si vedono”.

Quindi, se siete ancorati a ridosso di una bella baietta ai piedi di un’alta falesia è facile che il vostro segnale VHF sia molto limitato, mentre quello del cellulare potrebbe essere completamente assente. Lo stesso tipo di ostacolo può essere posto dalla curvatura terrestre, che grosso modo limita la portata delle onde radio alle 12-15 miglia, ma questo dipende dalla potenza dell’apparato e ancor di più dall’altezza a cui è posta l’antenna: dalla testa d’albero di una barca a vela funzionerà quindi molto meglio che dalla console di un gommone.

A carico del VHF ci sono però due, o meglio tre, penalità. La prima è di ordine pratico, nel senso che con la radio si parla in modalità semi-duplex, ovvero uno alla volta chiudendo ogni frase con il tradizionale “passo” – cosa non proprio comodissima – mentre il cellulare consente una comunicazione continua e bipolare decisamente più comoda. La seconda è di ordine legale, nel senso che per poter utilizzare un VHF serve per legge che l’apparato sia certificato e che venga utilizzato da persona munita di Licenza RTF.

Questa cosiddetta “Licenza” non richiede alcun corso ed è in pratica solo una sorta di tassa da pagare (32 Euro di marche da bollo + busta preaffrancata da 6,95 Euro), comunque fastidiosa con le sue ridicole complicazioni burocratiche (basti pensare al versamento su c/c di 52 centesimi):  una vera bestialità nautica e una perdita di tempo, retaggio di antiche normative.

E se la abolissimo? La terza penalità è di ordine economico, perché un buon cellulare costa decisamente di più di un buon VHF il quale, va detto, a termini di legge potrebbe anche essere un portatile, che però se nell’uso pratico risulterebbe troppo poco potente per offrire sicurezza, nelle comunicazioni con un marina, soprattutto per chi naviga in solitario, risulta molto comodo.

Qual è la sostanza di tutto il discorso? Il cellulare non può sostituire il VHF, ma quest’ultimo non ha certo la comodità e le mille funzioni del cellulare, quindi mettetevi l’animo in pace: servono tutti e due, e se ci mettete anche un VHF portatile non ve ne pentirete.

Di tutto, di più

Se abbiamo dedicato tanto spazio al cellulare, però, non è solo per il match race con il VHF. È che in realtà l’evoluzione tecnologica, pur tralasciando la sua immensa capacità ludica e social, ha fatto di questo polivalente gadget una vera e propria centrale di comando. Oggi, attraverso apposite app, il cellulare è infatti in grado di comandare una quantità di funzioni: da quelle cartografiche al traffico AIS, dal controllo dell’ancoraggio alla sicurezza della barca, dal lavorare come anemometro all’essere un vero GPS. E se poi volete sentirvi emuli di Luna Rossa, esistono anche app per gestire le strategie di regata.

Le custodie

Prima di entrare in una sia pur parziale disamina delle app, non dimentichiamoci però di una funzione basilare, oggi punto di forza sul quale i costruttori basano la qualità dei loro prodotti. Un tempo le funzioni foto-video del cellulare erano il modo per memorizzare un simpatico ricordo, oggi la qualità d’immagine dei cellulari d’alta gamma è decisamente straordinaria, al punto che in alcune situazioni non sono pochi i professionisti che lasciano a casa il loro più costoso, pesante e ingombrante corredo fotografico. Capaci oggi di immagini con risoluzione a 12 MP (megapixel) e di video in 4K di straordinaria qualità, i cellulari avevano di base un handicap di non poco conto, che era la limitazione delle ottiche.

Le custodie

Per fotografare a distanza si poteva ricorrere a uno zoom digitale, ben diverso tuttavia come qualità da uno zoom ottico, mentre per ampliare l’angolo di campo c’erano poche possibilità. Oggi le cose sono cambiate e i cellulari di ultima generazione dispongo di tre o più ottiche di elevata qualità con cui competono senza troppe remore con le macchine fotografiche. Ovviamente, come tutti gli apparati elettronici, i cellulari temono il salino e utilizzandoli a bordo e soprattutto in navigazione occorre avere qualche accortezza.

La prima e più banale protezione può essere quella di una cover in materiale antiscivolo che consenta una presa salda e sicura, necessaria dato che ai fini dell’eleganza e della praticità molti cellulari sono oggi sottili e lucidi come gioielli, in altre parole, sguscianti come saponette e pronti a finire in mare. Va poi tenuto conto, come detto, della loro sensibilità all’acqua, e in particolare al salino il cui potenziale distruttivo sui circuiti elettronici è ben noto. Un’altra accortezza è quindi quella di scegliere un modello con un buon coefficiente di impermeabilità, o meglio ancora, come i modelli top, in grado di sopravvivere anche a un eventuale caduta in acqua se recuperati in tempo utile. Per evitare tuttavia irrecuperabili affondamenti Titanic-style si può ricorrere a una custodia galleggiante, che non è il massimo della praticità ma è una sicurezza in più da non sottovalutare. Se poi vogliamo utilizzare le qualità fotovideo del cellulare in maniera più avventurosa, meglio dotarlo di una vera e propria custodia impermeabile, che nei modelli più sofisticati può addirittura consentirne un uso subacqueo.

Un mondo di app

Considerando le centinaia di app utili al diportista sviluppate in questi ultimi anni, pensare di farne un elenco sarebbe impensabile, dato però che qualche indicazione va comunque data proviamo a selezionarne alcune, cercando di toccare i vari campi d’intervento e ricordando che questo non può e non vuole essere un elenco esaustivo.
Diciamo subito che per essere realmente utile un’app deve essere il più possibile intuitiva, o come direbbero gli inglesi “foolproof” e magari essere graficamente invitante, perché l’occhio vuole sempre la sua parte. Consideriamo anche che la maggior parte delle app per la nautica ha bisogno almeno del segnale GPS e spesso anche della connessione internet. Di conseguenza le app nautiche, proprio per i limiti di connessione che possiamo avere in mare, ma anche per come sono state progettate, non devono assolutamente essere utilizzate in sostituzione degli strumenti di bordo, che sono decisamente più precisi e affidabili. Ciò non toglie che possano essere d’aiuto in navigazione, tenendo però conto, per quanto riguarda la parte cartografica, che le possibilità di visualizzare un’area di una certa ampiezza sono fortemente limitate dalle dimensioni dello schermo.

Meteo

Vento&Mare Med

Basata sulle ben note previsioni del Consorzio LaMMA, presenta una grande facilità d’uso, e consente una panoramica immediata della situazione generale e locale grazie ad una scala cromatica di facile percezione.
È disponibile una notevole quantità di parametri per soddisfare le proprie esigenze personali. Consente di ricevere notifiche sul peggioramento del mare.

Windy
Splendida app con visione cartografica e satellitare, funzione meteo-radar, situazione zoomabile con un pinch da Tokyo a casa vostra, offre previsioni grafiche e dettagliate per qualsiasi posizione: temperatura, pioggia e accumulo di neve, ma soprattutto velocità, raffiche e direzione del vento, con presenza di numerose webcam sparse sul territoritorio. Disponibile in versione gratuita o Premium.

Windfinder
Un’app immediata e intuitiva per capire intensità e direzione del vento. Mappa zoomabile e allarme rinforzi vento, visione cartografica e satellitare. Disponibile una versione “Plus” con maggiori funzioni, mentre un tutorial su YouTube introduce alle funzioni più nascoste e sofisticate dell’app (delle quali, però, si può anche fare a meno).

Cartografia

Navionics Boating
Figlia della regina delle cartografie, Navionics Boating trasforma lo smartphone in un plotter ed è in grado di restituire lo stesso livello di dettaglio. Potente, precisa, di immediato utilizzo, ricca di informazioni, sicuramente una delle migliori. Consente di pianificare e creare rotte dettagliate, misurare distanze, segnalare itinerari e vedere i dettagli della costa. C’è la versione gratuita e quella “Plus” in abbonamento.

C-Map: App Boating
La nuova app di C-Map è basata sull’omonima cartografia costantemente aggiornata e offre con chiarezza alcune funzioni interessanti. E’ ad esempio in grado di visualizzare dati AIS entro un raggio di 100 km (purché si sia connessi al web); con la funzione “Dividi schermo”, consente – più sui tablet che sui cellulari – di tenere aperte due finestre, ad esempio una zoomata e una panoramica per un miglior controllo d’insieme; Autorouting e le previsioni meteo (solo on-line).

Navily
è un app multifunzione che non si limita alle informazioni cartografiche poché è quasi un portolano con ampia descrizioni di porti ed ancoraggi. Offre in più una messaggistica dedicata, testo e immagini, per scambiare informazioni con i porti (anche per prenotare un posto barca) e con la comunità dei diportisti iscritti. Tutte le info sugli ormeggi di oltre 650 marina in Europa e in Mediterraneo. Ma non solo: questa app è una sorta di “TripAdvisor” del mare con tutti i consigli della community.

Il mondo delle app per smartphone è un incredibile mix di utilità e divertimento. Si possono ad esempio monitorare i movimenti della propria ancora.

Sicurezza

Anchor Watcher 
è una app di supporto all’ancoraggio, semplice ed intuitiva, costa 2,29 Euro ma è solo per iOS. La connessione a internet non è essenziale per il controllo della posizione, ma solo per poter consultare e caricare informazioni accessorie. Una volta impostata la distanza da monitorare, Anchor Watcher lancia un allarme quando la barca va fuori del cerchio di sicurezza ma, dato il sensibile consumo della batteria, anche quando il cellulare sta per scaricarsi.

Si può cercare una soluzione rapida per un piccolo incidente di bordo.

Primo soccorso

Anche un problema stupido in mare può diventare una cosa seria. L’app ufficiale della Croce Rossa Italiana aiuta a risolvere o per lo meno a tamponare le situazioni più semplici, con utili consigli su come fronteggiare quelle più serie.

Utility

Knots 3D
Costa 2,29 Euro ma li vale tutti. Dedicata a tutti i nodi utili in una quantità di attività, inclusa la navigazione e la pesca, è veramente notevole per la chiarezza dell’esecuzione animata e per la quantità di nodi disponibili (oltre 150). Realizzata con una grafica in 3D molto piacevole, consente di ruotare i nodi di 360°, di rallentare la velocità dell’esecuzione e di ingrandire i dettagli. Non richiede né la connessione a internet né il GPS, ma è solo per iOS.

Ci si può rilassare sotto un cielo coperto di stelle giocando a disegnare le costellazioni.

Star Walk 2
Per le notti d’estate, sdraiati in pozzetto, basta puntare l’iPhone verso il cielo. Il sottofondo musicale rende più suggestiva questa app che indaga in realtà aumentata stelle e costellazioni visibili dalla nostra posizione, visualizzando anche il disegno che giustifica il nome dato alle costellazioni dagli antichi astronomi. Bellissima grafica.<p style=”text-align: center;”></p>

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