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Difficile assicurarsi dopo le mareggiate del 2018 in Liguria

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Troppe compagnie uscite dal settore

Gli armatori, soprattutto quelli delle imbarcazioni della fascia compresa tra i 100.000 euro e il milione, stanno incontrando molti ostacoli nel proteggere il loro amato bene.
Troppe clausole particolari, difficili da soddisfare. Approfondiamo il tema con l’aiuto di una grande esperta.

La nautica italiana, come tutti sappiamo, è in buona salute. Ma c’è un problema che affligge i diportisti: in molti casi le compagnie di assicurazione sono restie a stipulare polizze. Un problema di non poco conto, considerando che il bene da assicurare può essere di valore anche molto alto. E il problema – vale la pena sottolinearlo – riguarda anche i natanti, cioè le barche fino a 10 metri che rappresentano la parte più cospicua del parco navigante. Come si spiega tutto ciò?

Lo abbiamo chiesto a Sabrina Della Penna, Head of Yachts and Shipyards Division di Assiteca SpA, il primo gruppo italiano nella gestione dei rischi d’impresa e nel brokeraggio assicurativo, quotato su Euronext Growth Milan, che possiede una divisione specializzata sul mercato nautico.

Essendo in contatto con tutte le compagnie assicurative, Assiteca rappresenta un punto di osservazione neutrale rispetto alle dinamiche di mercato. In altre parole non è legata a uno specifico servizio o prodotto assicurativo. Le sue valutazioni godono dunque della massima attendibilità. “La sempre maggior frequenza di eventi atmosferici estremi sta causando due trend in conflitto”, spiega Della Penna. “Mentre i proprietari sentono sempre più pressante la necessità di accedere alle assicurazioni per proteggere i propri mezzi, le compagnie sono sempre più restie a offrire polizze. Il crescente rischio di danni ha bloccato il mercato”.

Che cosa richiedono le compagnie per garantire la copertura assicurativa?
Per gli assicuratori diventa sempre più importante un’attenta analisi dei rischi, a partire dalle valutazioni delle capacità nautiche del proprietario, attraverso il suo curriculum vitae di comandante, ovvero delle caratteristiche della barca, come la sua velocità massima, il tipo di eliche e di propulsione.

Le polizze nautiche hanno inoltre la frequente possibilità di “garantire” il valore assicurato – cioè il valore stimato – con un’evidente difficoltà per gli assicuratori nel valutare le barche di età superiore a 8/10 anni per le quali è necessaria una perizia fuori acqua “condition & valuation survey” fatta da un perito specializzato iscritto all’albo.

In Italia ci sono esperti che rispondano a questi requisiti? E quanto viene a costare una perizia di questo tipo?
“Sì, nel nostro Paese non mancano periti esperti e capaci. In genere si tratta di ingegneri navali che, obbligatoriamente, devono svolgere la perizia a secco. Il suo costo varia in base alle dimensioni della barca e può oscillare tra un minimo di 600-700 euro e un massimo superiore ai mille”.

Ma in caso di eventi naturali, come le violente mareggiate che nel 2018 sconvolsero la costiera ligure, non c’è precauzione o perizia sull’affidabilità che tenga: contro il mare in tempesta e il rischio di affondamento c’è ben poco da fare. Negare la copertura assicurativa giustificandosi con l’incremento di eventi naturali imprevedibili è consentito?
“Per i proprietari di barche la situazione si è complicata proprio in seguito a ciò che accadde a Rapallo nel 2018. La mareggiata provocò danni ingenti e numerosi affondamenti. Gli armatori che avevano polizze All Risks hanno ricevuto tutela anche dalle spese di rimozione e smaltimento del relitto, mentre coloro i quali avevano semplici polizze corpi basate sui rischi nominati o semplici RC hanno dovuto accollarsi ingenti spese per poter recuperare le loro barche. E per parecchio tempo, più di 200 imbarcazioni sono rimaste sul fondo.

E che cosa è successo dopo il caso di Rapallo?
È successo che gli assicuratori hanno capito che eventi meteorologici gravi possono accadere non solo negli Stati Uniti ma anche in Mediterraneo. Così il mercato della nautica si è fermato, con molte compagnie che hanno preferito uscire dal settore.

Alcune hanno deciso di orientare il loro interesse esclusivamente verso i megayacht e, pertanto, il mondo dei diportisti compresi nel range dai 100.000 euro al milione deve fronteggiare un mercato contratto e poco disponibile, limitato a pochissime compagnie. Per noi broker sono state stagioni davvero molto difficili.

E ora nelle mani di chi sta il mercato?
Noi, come Assiteca, avevamo un prodotto molto elaborato, appoggiato prima a Londra e poi a Parigi, ma dopo aver pagato tutti i danni causati dalla mareggiata di Rapallo ci hanno cancellato. Siamo andati alla ricerca di altre compagnie che potessero aiutarci nella gestione del portafoglio e così rimaniamo sul mercato. Ma non è facile.

Dopo il 2018 abbiamo affrontato due anni durante i quali è stato complicato soddisfare le esigenze degli armatori, poiché vengono imposte clausole molto particolari, difficili da rispettare. E in alcuni casi è arduo contemperare le esigenze degli armatori, di noi broker e delle compagnie di assicurazione. Abbiamo sul tavolo il problema tuttora irrisolto di una barca a vela da regata, nuova, del valore di 7 milioni di euro. Nessuno vuole assicurarla.

Ritiene che siano ipotizzabili cambiamenti per il futuro?
Si intravede qualche segnale di ripresa, ma il problema riguarda, purtroppo, tutta la nautica, sia quella dei diportisti della domenica sia quella degli armatori di grandi yacht. La scelta di un broker specializzato è indispensabile. Ritengo davvero difficile che in questo mercato l’assicuratore sia il soggetto più adatto a risolvere il problema di una barca importante.

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