La vela del nuovo millennio: Easy Sailing
di Michele Schiesaro
I grandi cambiamenti che hanno rivoluzionato il mondo del design e della progettazione a partire dall’anno 2000. Materiali, ergonomia, tecnologia, strumenti di sperimentazione, persino stile di vita a bordo, in regata e in crociera.

Nel nuovo millennio, diversi sono i fattori che hanno contribuito notevolmente al processo evolutivo dello yacht a vela. Per quanto riguarda i materiali, i vantaggi della fibra di carbonio quali l’elevata resistenza meccanica, la bassa densità e la maggiore resistenza, hanno influenzato principalmente il mondo delle regate spingendo i progettisti alla continua ricerca di scafi leggeri capaci di planare sull’acqua e di traguardare performance sempre più estreme. Ne è un esempio nel 2000 il maxi catamarano francese di 33 metri Club Med, vero e proprio gigante del mare capace di vincere “The Race” l’estenuante regata del giro del mondo senza scalo.
Nel campo delle barche da crociera, l’uso di questo materiale aveva già fatto la sua comparsa agli inizi degli anni Novanta soprattutto nella nicchia dei maxi come ne testimonia il primo Wallygator costruito da Sangermani. Progettato per offrire performance di tutto rispetto anche in crociera, lo scafo era in lamellare rinforzato con fibra di carbonio e pure l’albero era realizzato con tale composito.

A parte questi casi particolari legati perlopiù a modelli one-off, nei primi anni Duemila, la barca da crociera di produzione industriale può essere rappresentata dalla tipologia deck saloon come testimoniato dal Jeanneau Sun Odyssey 54 DS del 2002. Lo scafo in vetroresina è caratterizzato da linee d’acqua piene, slanci contenuti e insellatura poco marcata. Discostandosi dal concetto di barca rigida più tipico degli scafi da regata, la carena è concepita per lavorare anche in condizione sbandata. Lo specchio è ancora chiuso separando l’accesso al pozzetto dalla discesa in mare. Interessante la forma della tuga con linee filanti accentuate da una finestratura aggressiva. L’armo a sloop prevede un albero in alluminio con un piano velico non molto invelato, facile e comodo da gestire in crociera grazie anche agli avvolgitori.

L’evoluzione della tecnologia applicata ai sistemi idraulici comporta l’introduzione della deriva basculante (BOX 1) anche nel settore crocieristico e in particolare, ancora una volta, nel pioneristico campo dei maxi. È il caso del Wally Tiketitoo del 2001, un 27 metri caratterizzato da aspetti tecnici/distributivi rivoluzionari tali da fargli aggiudicare il prestigioso “Compasso d’oro” nel 2004. Interamente costruito in fibra di carbonio per mantenere un dislocamento leggero, lo scafo dalle vernici sgargianti è dotato di deriva basculante.
L’albero, pure questo in carbonio per abbassare il centro di gravità e rendere la navigazione più confortevole con un minore beccheggio, presenta crocette acquartierate in PBO eliminando le volanti. Si riducono pertanto le manovre in fase di virata e di abbattuta agevolando la conduzione con equipaggio ridotto.
Tali soluzioni introducono il concetto di easy sailing ovvero una gestione dello yacht facilitato anche grazie l’utilizzo di fiocco autovirante gestito attraverso un bottone. Per gli spazi interni, la tradizionale dinette a centro barca è spostata a poppa ottenendo così un accesso diretto dallo specchio attraverso una vetrata e mettendo a stretto contatto la coperta con il mare. Nasce il concetto di terrace on the sea che comporta una radicale apertura della poppa, e quindi degli ambienti interni, verso l’acqua.

Dal 2005 sulla scia dell’easy sailing trova un forte sviluppo la tipologia del daysailer, natante concepito per le navigazioni giornaliere sotto costa anche in solitario. Lo scafo presenta linee strette e una notevole stabilità di peso mentre il piano velico è di solito frazionato per abbassarne il suo centro e ridurre lo sbandamento. Tali soluzioni permettono una navigazione divertente, sicura e al tempo stesso performante. Noti esempi di questa famiglia di barche sono l’Eryd 30, il Brenta B30 e il Wallynano.
Pertanto, durante la prima decade del nuovo millennio, tali innovazioni tecnologiche consentono al tradizionale yacht da crociera di evolversi nel fast cruiser cercando appunto un valido compromesso tra le comodità crocieristiche e le performance richieste in regata. Esempi di questa nuova tipologia sono i modelli Sly Yachts 42-47 prodotti nel 2006 o il Vismara V42 proposto nel 2007 e caratterizzato da una carena con 2 spigoli sullo specchio di poppa per facilitare la planata e per permettere una maggiore velocità sia a motore che a vela oltre ad un’elevata stabilità dinamica. Lo scafo, con un baglio massimo contenuto e in posizione arretrata, appare pulito e filante anche grazie a una prua dalle linee sottili per rendere ottimale il passaggio sull’onda.

Nel 2010 l’influenza del mondo delle regate in quello della crociera diventa sempre più consistente e, monotipi estremi come gli Imoca 60 caratterizzati da scafi a spigolo alberi rotanti e ballast, diventano fonti d’ispirazione per la progettazione di fast cruiser di produzione seriale. Un esempio che costituisce un’avanguardia di questa tendenza è dato dal JP54 progettato da J.P. Dick vincitore della Barcelona World Race 2008 a bordo di Paprec Virbac 2.
Lo scafo planante a dislocamento leggero presenta linee d’acqua aggressive e una deriva basculante fino a 50° con un bulbo che pesa 1/3 del dislocamento totale. L’albero è arretrato verso poppa per garantire un buon equilibrio sotto vela.
La coperta è pulita con soli 3 winch idraulici che consentono al timoniere di avere scotte e drizze a portata di mano. Pure gli interni risentono dell’impostazione da regata e il blocco cucina-carteggio può pivotare di 180° grazie a un carosello idraulico spostando così sopravento il peso del mobilio.

Sempre nel 2010 viene introdotta un’altra importante innovazione questa volta riguardante il campo dell’aerodinamica. In Coppa America l’impressionante trimarano Oracle sfoggia un’imponente ala rigida (BOX 2) che gli permette di primeggiare sugli avversari svizzeri dimostrando così la validità e l’efficienza di questa soluzione. Ecco che pure nel mondo crocieristico, un cantiere leader nella produzione di cruiser yacht come Beneteau studia una possibile realizzazione di tale sistema anche a bordo di barche di serie.
E’ il caso del pioneristico Sense 43 equipaggiato di un’ala morbida costituita da una maxi randa posta a proravia dell’albero e ruotante su di una base pivotante. Questa soluzione elimina il sartiame e il fiocco agevolando la navigazione anche con equipaggio ridotto e, al tempo stesso, mantenendo le stesse performance ottenute con l’armo Marconi. Nonostante tali vantaggi, l’adozione di questa tecnologia rimane però confinata nel settore agonistico in quanto richiede tempi di realizzazione e di costruzione maggiori rispetto ad una vela tradizionale oltre a rendere più problematico l’ormeggio a causa dell’impossibilità di essere ammainata.

Nel 2013, nuove appendici di carena (BOX 2) vengono sperimentate nell’agguerrito mondo delle barche da regata. Il delicato sistema della deriva basculante trova un’evoluzione più pratica con il Dynamic Stability System ovvero una lama laterale immersa che, uscendo lungo la murata sottovento, produce una portanza tale da aumentare il momento raddrizzante senza dover ridurre la superficie velica effettiva in modo da aumentare la velocità. Esempi che adottano tale soluzione sono il maxi Wild Oats XI e l’Infiniti 36GT.
Queste innovazioni hanno recentemente contribuito allo sviluppo di 2 tipologie di barche: da un lato i racer cruiser dall’altro i racer di produzione seriale. I primi, benché si trattino di monotipi di dimensioni contenute prevalentemente concepiti per disputare in tempo reale circuiti in singolo o doppio, offrono lo stesso un comfort abitativo ideale per brevi crociere. Ne sono alcuni esempi il JPK 10.30, il Beneteau First 24 o il Dehler 30 OD caratterizzato da uno scafo a spigolo equipaggiato di 2 water ballast. Il look aggressivo è dato da una prua piena e dal dritto reverso.

Il bordo libero è contenuto e basso sull’acqua così da offrire un’ottima inerzia longitudinale e trasversale riducendo la tendenza al rollio/beccheggio. La coperta è studiata per offrire un controllo diretto sulle regolazioni di bordo e una maggiore efficienza è consentita anche da una coppia di outriggers che rende il gennaker più facile da gestire con vento forte.
Per quanto riguarda la seconda tipologia, alcuni esempi sono il Beneteau Figaro III, primo monotipo di serie con i foil e il Club Swan 36. Quest’ultimo ha uno scafo a spigolo con linee d’acqua concepite per dare il meglio ad angoli di sbandamento contenuti. La prua è rovescia così come l’insellatura mentre l’albero in carbonio ad alto modulo posato arretrato in coperta, si regola tramite volanti e deflettori permettendo alle vele di ottenere la forma migliore. Il foil a C montato a bordo, nelle andature di bolina genera una portanza capace di ridurre la superficie bagnata e lo scarroccio facilitando la risalita al vento. Nelle portanti, il lift solleva prima la prua riducendo lo sbandamento e mantenendo la planata più a lungo.

Negli ultimi anni pure il classico cruiser yacht di produzione seriale ha subìto ulteriori evoluzioni. Lo scafo dalle forme ben bilanciate ora presenta, come segno distintivo, uno spigolo di carena che dallo specchio di poppa va scomparendo verso prua. Ciò permette un volume interno più grande reso possibile anche dall’arretramento del baglio massimo così da garantire spazi più agevoli per le cabine poppiere. Inoltre il galleggiamento è più lungo offrendo una maggiore stabilità.

Questa è ottenuta anche dall’alto rapporto zavorra/dislocamento che migliora la tenuta del mare anche grazie al bordo libero di media altezza che permette di avere una coperta più asciutta. Per le appendici, viene usata la deriva a L poiché offre alte prestazioni ad ogni andatura oltre ad essere la più sicura in caso di incaglio. Inoltre, la timoneria è bilanciata con un piano velico di dimensioni non eccessive così da rendere la barca facile da condurre anche grazie al già citato sistema easy sailing. Alcuni esempi sono i modelli della gamma Sun Odyssey di Jeanneau o gli Oceanis di Beneteau.
Concludendo, essendo già entrati nel secondo decennio del nuovo millennio, ci si può domandare quale sia il possibile futuro della vela. Una risposta precisa probabilmente non c’è ma appare certo che le nuove tecnologie determineranno evoluzioni di questo mondo fino a oggi inimmaginabili.

NUOVE APPENDICI MOBILI
Pur essendo introdotta per la prima volta negli anni ‘70 a bordo di barche da regata come i Mini 6,50, la deriva basculante, negli anni Duemila, viene adoperata anche nel settore dei fast cruiser. Se all’inizio un semplice sistema di paranchi permetteva di far ruotare la deriva dei monotipi oceanici, nel nuovo Millennio, le tecnologie innovative applicate ai sistemi idraulici consentono l’introduzione di grandi pistoni in grado di sollevare i pesanti bulbi dei più sofisticati yacht per compensarne lo sbandamento.
Questa soluzione comporta diversi vantaggi tra cui la variazione (a seconda delle esigenza dettate dall’intensità del vento) del momento raddrizzante senza aggiungere nuovi pesi a bordo. Grazie a tale innovazione, la stabilità di forma non è più strettamente dettata dalle forme della carena. D’altro canto la deriva, una volta angolata, riduce la portanza aumentando così lo scarroccio. Per ovviare, vengono utilizzate derive laterali retrattili dal profilo asimmetrico chiamate daggerboard o canard.

i piaceri della navigazione a vela.
ALA RIGIDA E FOIL: INIZIA IL DECOLLO
Nella seconda decade del nuovo millennio si sviluppa, nel mondo delle regate, una nuova concezione della navigazione a vela. Grazie all’ala rigida e ai foil la barca riesce a staccarsi dall’acqua e volare annullando quasi del tutto la resistenza idrodinamica. Il disegno della prima prevede una trave verticale su cui ruota a prua un elemento carenato mentre a poppa sono agganciati una serie di pannelli orizzontali che servono a regolare, tramite servocomando idraulico, il profilo ottimale.
L’efficienza è data dalla robustezza, leggerezza e rigidità di tale struttura. I foil, appendici con diverse configurazioni a L, S, o J, servono per aiutare il sollevamento della carena durante la fase di accelerazione grazie alla notevole portanza sviluppata dalle superfici orizzontali sott’acqua. In questo modo da un lato aumenta sensibilmente la velocità poiché si riduce la superficie bagnata dello scafo, dall’altro lato diminuisce drasticamente la sua manovrabilità limitata ai soli timoni immersi.

