Cabala nautica: 2022 l’anno magico di Riva
di Michele Schiesaro
La storia – si sa – è fatta di date legate a particolari avvenimenti. Questo 2022, che sta giungendo al termine, certamente rappresenta un anno importante
per il plurisecolare cantiere di Sarnico.

Molteplici sono le ricorrenze legate al cantiere Riva, autentica eccellenza della nautica italiana. Di fatto, si festeggiano non solo i 180 anni dalla nascita dello stabilimento produttivo ma anche i primi 60 anni dell’Aquarama, il più famoso tra i suoi iconici modelli realizzati in legno.
Traguardi che sono frutto del talento di colui che ha speso la sua intera vita per raggiungerli e che proprio quest’anno avrebbe festeggiato la veneranda età di 100 anni: Carlo Riva.
Da molti soprannominato l’”Ingegnere”, da altri ancora il genio della nautica, Carlo ha saputo trasformare il cantiere di famiglia cavalcando l’onda del boom economico per raggiungere i vertici nel panorama della cantieristica internazionale. Animato dalla passione per il mare, fin da giovane ha affiancato il papà Serafino nell’attività di famiglia incentrata nella costruzione di rinomati motoscafi racer.

La sua caparbietà lo porta però a prendere altre strade inseguendo quella che sente essere la sua vera vocazione: costruire bellissime barche da diporto in serie.
Le qualità di Carlo sono la precisione e la pignoleria che lo rendono ossessionato dalla continua ricerca della perfezione e della sicurezza a bordo delle sue creature.
La genialità di Riva la si può trovare soprattutto nelle sue visioni avveniristiche. Di fatto, l’Ingegnere è il primo a coinvolgere il pubblico delle signore nell’ambiente nautico conservatore. Così, nei suoi progetti, l’attenzione scrupolosa per il particolare è rivolta al mondo femminile discostandosi dalla tradizione marinara che concepisce la barca come un mezzo per uomini rudi. Egli sa benissimo che le donne prestano particolare riguardo ai dettagli e alle rifiniture del motoscafo.
E’ così che, ad esempio, l’ingegnere si dedica ad uno studio approfondito sui materiali e sui colori delle tappezzerie di bordo.

Queste, a partire dagli anni Cinquanta, non sono mai tetre o di colore uniforme ma al contrario bicrome o nelle tonalità pastello (famoso l’abbinamento cromatico crema-turchese dove quest’ultimo particolarissimo è stato scelto da Riva stesso dopo un’accurata campionatura di prove colori).
Ulteriore dettaglio pensato in ottica femminile sono le eleganti tasche nei fianchetti laterali della timoneria per riporre tutto il necessario delle signore a bordo (foulard, occhiali, borsette). Per i bagni di sole e per il relax Riva progetta inizialmente un inedito materassino prendisole da applicare sopra il cofano motore che, successivamente, verrà incassato per essere utilizzato comodamente anche in navigazione (prima sul Tritone nella versione “Aperto” e poi sull’Aquarama.

O ancora, l’Ingegnere fa equipaggiare i più prestigiosi modelli bimotore (Tritone e Aquarama) di una piccola cabina collocata nella zona prodiera sotto la timoneria. Tale ambiente, attrezzato pure con un wc marino, del tutto inusuale per i runabout realizzati da altri cantieri italiani e americani, può essere utilizzato sia come un comodo camerino per il cambio costume delle signore una volta terminato il bagno in mare, sia come un’intima alcova.

Ma la genialità di Riva si riscontra pure nelle strategie di comunicazione. Infatti, egli è uno dei primi, in campo nautico, a credere fortemente nella pubblicità curando l’immagine del cantiere e dei nuovi modelli varati. Se, all’inizio, fa del suo meglio coinvolgendo sua moglie e la sua segretaria come modelle, per scattare delle foto a bordo delle prime lancette in legno, con i successivi proventi ottenuti dalle vendite finanzia vere e proprie campagne pubblicitarie facendosi realizzare dei cataloghi innovativi per la grafica e per il formato.
Carlo, infatti, chiede ad alcuni fotografi professionisti di immortalare i suoi motoscafi in navigazione così da esaltarne le doti corsaiole e regalare immagini emozionanti e accattivanti ai fortunati armatori.

Rimanendo sempre in ambito commerciale, Riva è anche il primo a sviluppare una rete di assistenza capillare sul territorio nazionale. Il personale dev’essere competente e conoscere molto bene il prodotto trattato. Per questo motivo l’Ingegnere investe nella formazione di specifiche figure professionali dando vita, nel 1957 a Sarnico, alla RAM (Revisione Assistenza Motoscafi).

Da qui usciranno veri e propri tecnici in grado di risolvere in modo tempestivo ed efficiente possibili problematiche derivanti dal semplice utilizzo delle barche del cantiere. Tale servizio deve essere fruibile da una vasta clientela non solo italiana ma anche internazionale. E’ proprio con questa intenzione che nascono i “Riva Boat Service”, veri e propri centri specializzati sparsi non solo in Liguria, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia ma anche in Costa Azzurra e Olanda.

Come già accennato, il luogo dove prendono vita i sogni di Carlo è il suo amato cantiere di famiglia. Questo, sorto a Sarnico nel lontano 1842 per volere del capostipite Pietro Riva, si distingue fin dagli albori per la capacità di costruire barche dalla classe e personalità uniche. In un secolo di attività vede prima la costruzione di eleganti barche tipiche da lago e, successivamente, performanti scafi da corsa.

Ma il vero apice della produttività lo si raggiunge durante l’operato dell’Ingegnere. Carlo Riva, infatti, sin dagli inizi degli anni Cinquanta decide di impostare il cantiere sulla base della produzione seriale. Per costruire le migliori barche, prende come riferimento Chris-Craft, quello che all’epoca era il più importante e il più grande cantiere al mondo che si distingueva proprio per le costruzioni in serie. Tale tipo di produzione ha diversi vantaggi primo tra tutti l’abbattimento dei costi. Ma Carlo non vuole fermarsi solo a ciò.

Il suo obiettivo principale è quello di avere un controllo sulle tempistiche e soprattutto sulla qualità. Pertanto, per lui fondamentale è la possibilità di seguire, durante la fase di costruzione, programmi il più possibile dettagliati anche nei minimi particolari. Secondo Riva, questa scelta evita alle maestranze di trovarsi in situazioni in cui siano chiamate a operare modifiche impreviste o aggiustamenti rispetto al prototipo iniziale.
Il 1954 è l’anno in cui viene inaugurato il nuovo cantiere impostato secondo quest’ottica produttiva. Con la “catena di montaggio” Riva è in grado anche di preventivare il costo economico dei vari componenti che costituiscono la barca e, quindi, il prezzo totale del motoscafo ultimato.

Il desiderio di ottimizzare al massimo questo processo lo porta a contraddistinguere con un colore specifico ogni modello e tutto il necessario per la sua realizzazione. Così le maestranze indossano tute e utilizzano dime, attrezzi e schede di lavorazione della stessa tonalità cromatica. Inoltre, la serie prevede, ovviamente, delle precise fasi che variano a seconda del modello da costruire. Così, ad esempio, un Florida viene realizzato in un solo mese attraverso 6 fasi di 5 giorni lavorativi ciascuna, mentre il più grande Tritone è assemblato in sole 48 giornate!

Oltre alla produzione seriale, Riva si focalizza anche su nuove tecnologie costruttive. Infatti, i notevoli progressi raggiunti durante gli anni Cinquanta nel campo dei collanti favoriscono lo sviluppo di una nuova concezione di lavorazione del legno. È cosi che il compensato marino fa la sua comparsa sia nel comparto artigianale sia in quello industriale.
Questo innovativo materiale, ottenuto mediante l’unione di tanti fogli di piccolo spessore di legno incollati tra di loro tramite l’esercizio di una certa pressione, ha lo scopo di migliorare il comportamento isotropo del legno che, essendo al contrario un materiale anisotropo, non presenta le stesse proprietà meccaniche in tutte le direzioni. Con l’avvento delle colle tenaci resistenti all’acqua, a uno o a due componenti e a reazione irreversibile, questo prodotto entra pure nel mondo della nautica sostituendo rapidamente le tradizionali e secolari costruzioni in massello.

Il lungimirante Ingegnere capisce immediatamente l’importanza di questa nuova tecnologia e la portata che potrebbe avere se adoperata all’interno della produzione seriale. Così, nel 1957, fonda a Monza insieme a Remo Lodi (all’epoca direttore tecnico della Incisa di Lissone e specializzato in compensati aeronautici) la Marine Plywood, fabbrica specializzata fin da subito nella produzione di questo materiale cercando di renderlo resistente al contatto prolungato con l’acqua senza perdere le sue caratteristiche fisiche originali.
Sulla base di diversi e severi test svolti perfino presso i laboratori del Politecnico di Milano, Carlo arriva a scegliere collanti a base fenolica per la produzione di pannelli per le carene mentre per le murate la scelta ricade sulle colle resorciniche e per le coperte su quelle melaminiche. È così che nasce il “lamellare corazzato”, trovata pubblicitaria di Riva stesso per rendere questo nuovo materiale nobile quanto il pregiato legno. Il termine vuole essere da un lato sinonimo di stratificazione e dall’altro dare l’idea di un composto estremamente robusto grazie alle innovative colle.
Mediante questa tecnologia le carene (generalmente sottoposte alla massima sollecitazione) vengono realizzate in compensato di mogano a composizione isotropa con le fibre degli strati disposte a 45°, 90°, 135° con quello in asse longitudinale al pannello. Per le fiancate e per gli specchi di poppa si adopera il classico compensato di mogano a composizione ortogonale delle fibre. Infine i pannelli per le coperte possono essere lisci o scanalati e filettati.

Una volta stabilite le tipologie di pannelli da utilizzare per la costruzione, Riva si prefigge l’obiettivo di creare delle fiancate intere di dimensioni e forme idonee al montaggio sull’ossatura e si spinge a progettare macchinari in grado di realizzare ciò. Ma lo scoglio più grande da affrontare è rappresentato dal fatto che è molto difficile curvare una lastra verso più direzioni adattandosi, quindi, alle forme tondeggianti delle superfici delle fiancate dello scafo. Per ovviare a questo, Riva si rivolge alla famosa casa di pneumatici Pirelli facendosi brevettare due presse. La prima, gonfiata con aria a media pressione, funge da stampo così da premere uniformemente gli strati di lamellare imbevuti di colla resorcinica contro la seconda pressa rigida che rappresenta, invece, il controstampo. Con questo macchinario si riesce ad essere certi della buona qualità del prodotto finale, in quanto la pressione di incollaggio è costante in tutti i suoi punti.
Il successo è praticamente immediato e, in poco tempo, il cantiere di Sarnico è in grado di “sfornare” barche dal fascino e dall’eleganza intramontabili.
Tra queste ce n’è una, in particolare, che è nell’immaginario di tutti e il cui nome è diventato mitico: Aquarama. Universalmente riconosciuto come il motoscafo più famoso al mondo, questa barca è un’evoluzione del suo illustre predecessore Tritone e nasce dalla precisa esigenza dell’Ingegnere di avere un runabout veloce, di classe, silenzioso ma soprattutto confortevole per affrontare lunghe navigazioni in totale sicurezza. Inoltre, l’Aquarama si distingue, come alcuni dei suoi predecessori (Ariston e Tritone), per le linee curve e armoniose che si raccordano elegantemente a poppa dando forma all’inconfondibile e ben avviato specchio a botte. Tale scelta, come la maggior parte di quelle operate da Riva, è dettata da un’esigenza non solo stilistica ma anche funzionale poiché serve a far defluire velocemente l’acqua che può depositarsi sulla coperta durante la navigazione. A questa barca si associa, fin da subito, il sinonimo di esclusività divenendo l’oggetto del desiderio di illustri imprenditori (Sachs Von Opel, Rizzoli), celebrità del jet-set internazionale (Rex Harrison, Sophia Loren) e perfino di teste coronate (Sceicco del Quatar, Re Hussain).
Durante la gestione diretta del cantiere da parte di Riva, questo runabout viene prodotto dal 1962 al 1971 in 2 versioni (Aquarama e Super) e distinto in 3 serie. La prima si caratterizza per le leggere modifiche apportate alla carena derivata dal Tritone e per la costruzione delle murate in lamellare preformato. La seconda si distingue per la prua più slanciata mentre la terza, ed ultima, per l’adozione di una nuova carena definitiva. Questa è caratterizzata da una maggiore stellatura e dalla prora più slanciata per addolcire l’impatto sull’onda. Inoltre, le forme delle murate vengono studiate per sventagliare i baffi d’acqua all’esterno dello scafo lasciandolo asciutto.

Nel 1972, dallo scafo del Super nasce lo Special, che si differenzia per la nuova forma trapezoidale della poppa in cui è incorporata la plancetta da bagno e il corridoio di risalita al prendisole. Tale soluzione progettuale mette in collegamento il motoscafo con l’ambiente marino permettendo agli ospiti di usufruire totalmente degli spazi di bordo garantendo loro la possibilità di passare facilmente da una zona all’altra. Si tratta, pertanto, di una grande innovazione in campo nautico, che verrà poi adottata, secondo forme differenti, da molti altri progettisti.
Questo modello resta in produzione fino al 1997 divenendo così il più longevo tra tutti i motoscafi del cantiere di Sarnico. Oltre ai suoi 60 anni, questa mitica barca, festeggia anche i 50 anni dal successo ottenuto nel 1972 in occasione della competizione motonautica d’altura Londra-Montecarlo. Già, perché a quell’edizione ha preso parte anche il Super Aquarama “Zoom” piazzandosi dopo quasi 3.000 miglia al secondo posto nella classifica finale, a dimostrazione dell’ottima validità del progetto e delle notevoli performance che è in grado di offrire.
Carlo rimane alla guida dell’attività di famiglia dagli anni Cinquanta fino ai primi anni Settanta. In questo ventennio ricco di successi, egli non perde mai di vista gli obiettivi di sviluppo di una produzione seriale caratterizzata dalla qualità dei materiali, dall’accuratezza delle lavorazioni e dall’utilizzo delle migliori tecnologie.
Le barche che produce diventano sinonimo di eleganza, esclusività e arte imparagonabile. In questo entusiasmante percorso Riva ha sempre potuto contare sui suoi dipendenti che hanno rappresentato la vera ricchezza del cantiere.
Certamente la genialità di Carlo non si limita solo alle sue audaci visioni ma anche alla sua bravura nel trasmetterle proprio a tutto il capitale umano che l’ha affiancato in quelle che oggi possiamo definire come alcune delle pagine più importanti della storia dello yachting.
A distanza di 180 anni il cantiere continua a portare avanti tutti i valori che l’hanno reso mitico seguendo fedelmente gli insegnamenti lasciati dall’Ingegnere sognatore del Lago di Iseo.