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Barche d’epoca: Correva l’anno 1982

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Quando le imbarcazioni vintage smisero di essere considerate vecchie per acquistare il blasone della storia.

Proprio in quel 1982, in un forse inconsapevole allineamento di intenti, la costituzione dell’Associazione Italiana Vele d’Epoca, la creazione del Museo Barca Lariana e il San Pellegrino Veteran Boat Rally, primo raduno del Mediterraneo per scafi d’epoca organizzato da Nautica con lo Yacht Club Costa Smeralda e il Marina di Porto Rotondo, danno inizio a una rivoluzione. Quella che porterà imbarcazioni considerate dalla nautica di quegli anni vecchie, poco confortevoli, non sicure, a diventare d’epoca.

Nella foto di apertura Mariette e, sulla copertina di Nautica del novembre 1982, Altair: due schooner protagonisti della rinascita della vela d’epoca.

Scorrendo la lista delle imbarcazioni che per la prima volta nel settembre di quell’anno si sono riunite nelle acque della Costa Smeralda, ritroviamo scafi di legno pieni di storia, nelle mani di persone coscienti dell’importanza di quelle vecchie costruzioni. È il momento in cui prende forma in Mediterraneo il desiderio di salvare lo yachting del passato. Armatori colti, bravi marinai e appassionati regatanti ne conoscono fascino e qualità: il profumo dei legni pregiati, la semplice eleganza di tanti dettagli, l’equilibrio, la stabilità di rotta, il movimento dolce.
Elegante minoranza in porti sempre più frequentati, i proprietari di questi scafi singolari si riconoscono, sanno di condividere una stessa passione.

La sorte vuole che questo primo raduno di barche d’epoca veda gareggiare insieme due tra le più belle barche a vela di ogni tempo, simboli ancora viventi di quelle scuole di progetto che fecero la differenza sostanziale tra gli yacht americani e quelli inglesi: Altair, uno schooner di 33 metri progettato e costruito da William Fife III nel 1929, di proprietà dal 1945 dell’armatore spagnolo Miguel Sans Mora, e Mariette, uno schooner americano della stessa lunghezza, progettato e costruito da Nat Herreshoff nel 1915. Insieme rappresentano due capisaldi di quello che sarà il futuro delle appena nate barche d’epoca.

Sottratta all’oblio dal suo comandante Eric Pascoli, Mariette trova un generoso armatore che ne finanzia il primo grande e radicale restauro di quello che si annuncia il Rinascimento delle imbarcazioni d’epoca. A Porto Cervo arriva fresca di cantiere, con un’attrezzatura che sperimenta molte concessioni alla modernità.

Altair è una barca di famiglia: l’ultraottantenne Sans Mora al timone, Commodoro del Real Club Nautico di Barcellona, con un megafono di ottone dirige figli, nipoti, amici e il ridotto equipaggio alle manovre e porta magnificamente in regata la grande barca. Altair è completamente originale, anche il dinghy monta ancora il fuoribordo Seagull classe 1931. Anni dopo passerà nelle mani di un collezionista che se ne prenderà cura come un prezioso oggetto di antiquariato. Il refitting di Altair farà scuola come primo grande restauro filologico di una barca d’epoca e farà nascere il più prestigioso cantiere di restauro al mondo: Fairlie Restoration, a Southampton.

Gli IOR Rainbow, un C&C del 1972 appartenuto all’inventore dell’Uomo Ragno Stan Lee e Temptation, progetto di Frers del 1983 per il commodoro del New York Yacht Club John Santry Jr, alla prima rentrée nel circuito storico al Raduno VSV 2007 (foto Serena Laudisa).

Nei quarant’anni che ci separano da quel magnifico settembre, la composita flotta di imbarcazioni d’epoca, che nel tempo abbiamo imparato a riconoscere nei porti e apprezzare nei raduni, prende forma in modo sempre più definito. In controtendenza rispetto a una nautica sempre a caccia di nuovi materiali e tecniche futuribili, si riscoprono i talenti e lo spirito rivoluzionario di architetti e studi di progettazione del passato: William Fife jr, Sparkman & Stephens, Camper & Nicholsons, Anker & Jensen, Nat e Francis Herreshoff, John Alden, solo per citarne alcuni. Negli anni nascono associazioni, si infittisce il calendario di regate. Un restauro dopo l’altro, un raduno dopo l’altro, tornano a nuova vita le classi metriche, i J Class, i NY di Herreshoff, si riscoprono classi e architetti dei mari del Nord. E si riafferma la sapienza artigiana dei maestri d’ascia che la corsa alla tecnologia e la nautica di serie avevano rischiato di disperdere per sempre.

L’edizione 2006 del raduno di Imperia riunisce ben 132 imbarcazioni divise in 12 raggruppamenti. Indimenticabile lo charme e l’accoglienza dei raduni organizzati dal Circolo Savoia di Napoli con la regia di Pippo Dalla Vecchia. Le capacità di portare in regata barche antiche con manovre complesse sono sempre più elevate e molti professionisti della vela sportiva entrano a far parte del circuito, mettendo un po’ in minoranza lo spirito corinziano che animava gli equipaggi familiari che hanno fatto tirare i primi bordi al circuito. A rimescolare le carte ci pensa l’onda lunga della crisi economica internazionale del 2008.

Anno dopo anno, il numero delle imbarcazioni presenti ai raduni si ridimensiona, si affievoliscono i fasti delle grandi sponsorizzazioni, mentre al fianco di sodalizi consolidati nel tempo come Aive e Asdec (Associazione Scafi d’Epoca e Classici fondata nel 1987) crescono e si consolidano realtà nate dall’entusiasmo di appassionati. Tra queste la S&S Swan Association, creata da Matteo Salamon e Stefano Cioni, che dal 2003 riunisce a livello mondiale gli armatori dei 15 modelli di Swan progettati dallo studio Sparkman & Stephens e prodotti dal cantiere finlandese Nautor tra il 1967 e il 1981. O le Vele Storiche Viareggio, associazione di armatori e appassionati che dal 2005 organizza a ottobre il raduno che chiude, con un numero sempre più alto di partecipanti, la stagione di regate dell’alto Tirreno; tra le sperimentazioni portate a segno dalle VSV, i primi tentativi nel 2007 di riunire in regata storici IOR, le regate di dinghy classici sull’Arno, la didattica sulle tecniche di restauro nel corso delle visite ai cantieri durante il raduno viareggino.

Il bilancio di questi primi 40 anni è che la ritrovata attenzione verso la nautica del passato ha permesso di tenere in vita imbarcazioni e memoria storica di un modo di vivere il mare che ha ancora molto da insegnare e da raccontare. E torna il ricordo dello spettacolare duello, virata dopo virata, che Altair e Mariette ci regalarono in quel settembre 1982. A vincere fu l’anziano Sans Mora sul suo vecchio e scricchiolante Fife. Quasi a premonire che, per sopravvivere ancora alle intemperie della storia, lo yachting d’epoca chiede – più che restauri milionari – quella dedizione che solo armatori colti e equipaggi appassionati sanno dare.

Giancarlo Lodigiani, neo-presidente AIVE, e il suo ideatore Franco Torrini (foto Paolo Maccione).

40 ANNI DOPO

Abbiamo chiesto a ad alcuni fra i più attivi protagonisti del circuito d’epoca di aiutarci con le loro testimonianze a ricomporre il mosaico di esperienze e progetti che da quell’intenso 1982 hanno contribuito a salvaguardare il passato e garantire il futuro della nautica storica.

GIANCARLO LODIGIANI
Presidente Associazione Italiana Vele d’Epoca
Di momenti significativi nei 40 anni di storia della nostra associazione ne ricordo più di uno, anzitutto le edizioni 2006 e 2007 della Argentario Sailing Week, quando si sono superati i 60 iscritti con bellissime regate con barche come Mariette, Cholita, Marjatta, Stormvogel, Swala. Importante anche il ruolo svolto nell’organizzazione dell’America’s Cup Jubilee, 150° anniversario della Coppa nell’agosto del 2001 a Cowes, sull’isola di Wight, quando oltre 200 imbarcazioni tra le più belle al mondo si confrontarono utilizzando il sistema di rating creato dall’Aive e dal CIM. C’erano America, replica della prima barca a vincere la Coppa, Partridge, i J Class Velsheda, Shamrock V e Endeavour, trenta 12 metri S.I., tra questi il Moro di Venezia e Luna Rossa, e oltre quaranta delle maggiori barche d’epoca di grandi dimensioni.

Veniamo a oggi.

Siamo un’associazione di armatori e abbiamo preso atto dei danni causati dalla crisi economica, dalla minacciata reintroduzione della tassa di stazionamento nel 2011, con molte delle barche maggiori della flotta che hanno lasciato l’Italia, e infine dalla pandemia. Tutti elementi che hanno rallentato molto il circuito delle regate e causato una diminuzione di barche e di soci, sia armatori che ordinari.

Con Gigi Rolandi, il nuovo Segretario Generale, abbiamo battuto il territorio, da Spezia a Trieste, da Napoli a Genova passando per l’Argentario e Gaeta, per rinsaldare i rapporti con i circoli e mettere le basi per lo sviluppo futuro. Abbiamo rinsaldato i rapporti con la Marina Militare e incontrato Gigio Bianchi, Presidente dello Yacht Club Italiano e Francesco Ettorre, Presidente della FIV, concordando di proporre una candidatura unica per il nuovo Consiglio del CIM, un segnale forte di unità al Comitato Internazionale del Mediterraneo.
Il circuito delle regate 2022 prevede oltre 15 raduni e 3 rally-veleggiate competitive di trasferimento per portare la flotta da un raduno all’altro in maniera più divertente e coinvolgente.

Con Matteo Salamon della S&S Swan Association e Piero Chizzi, Presidente dello Yacht Club Santo Stefano, abbiamo introdotto la partecipazione degli Swan classici S&S alla Argentario Sailing Week, evento fino a ieri riservato ai soli scafi AIVE-CIM. Gli Swan e le nostre barche saranno in regate e classifiche separate, ma in banchina saremo tutti insieme e sarà più bello e divertente.
Stiamo anche riportando in Aive soci che negli ultimi anni si erano allontanati: da inizio anno, quattro armatori e una decina di soci ordinari hanno già fatto domanda di ammissione.

Ci impegneremo per avvicinare persone nuove alle nostre barche, mettendo in contatto armatori alla ricerca di equipaggio con persone in cerca di imbarco, e vogliamo valorizzare la cultura nautica realizzando pubblicazioni che divulghino quanto oggi è patrimonio faticosamente acquisito da pochi. Abbiamo già cooptato nel Comitato Cultura scrittori, fotografi, appassionati di storia nautica, sono sicuro che sapranno ideare dei progetti validi, a partire dall’annuario Aive 2022, che nell’anno del 40° anniversario sento come particolarmente importante.

Stiamo anche lavorando all’ottimizzazione dell’archivio dell’Associazione e al progetto di rendere fruibile il patrimonio di progetti e disegni faticosamente raccolto in 30 anni di attività dal burbero ma infaticabile Luigi Lang, a lungo Segretario Generale e motore dell’Aive.
Le cose da fare non mancano, ma come ammonisce il motto della Vespucci “non chi comincia ma quel che persevera”.

All’Argentario Sailing Week, Eilean, ketch di 26 m progettato e costruito nel 1936 da William Fife III con sullo sfondo Porto Santo Stefano (in alto, foto G.Cantini/Panerai, 2016).

FRANCO TORRINI
Ideatore e socio fondatore AIVE
L’Associazione Italiana Vele d’Epoca nasce nel 1981 a bordo di Clever, uno yawl del 1927 che avevo acquistato l’anno precedente. Ero stato attratto dalla bellezza dello scafo, della coperta piatta, del suo bompresso e dai due svettanti alberi di Douglas. Mi venne automatico pensare ad una associazione che, come per le auto d’epoca, accogliesse e valorizzasse le imbarcazioni da diporto con una lunga storia di vita in mare.

Lo yachting si era dimenticato delle barche con qualche anno di vita, considerate vecchie. Legni senza storia e destinati all’abbandono.

Quando ne parlai a Beppe Croce, presidente dell’International Sailing Federation e dello storico Yacht Club Italiano, mi confidò che non esisteva niente di uguale in Italia e nel mondo. Aive, nel segno della cultura nautica, nacque così: dalla curiosità di un armatore e dalla esperienza di un grande uomo della vela come Beppe Croce.

Ricordo la sua immediata attenzione alla mia proposta e quell’anno, nella sua villa di Portofino, buttammo giù con grande emozione le basi per la costituzione. Volli coinvolgere Gianni Loffredo, il precedente armatore del mio Clever e formammo il primo nucleo di costituenti poi allargato a Gherardo Zaccagni, armatore di Alzavola e mio amico Lions a Firenze, e a Beppe Turrin, allora delegato della Marlboro in Italia.

Con loro ci presentammo a mezzogiorno davanti al notaio Masini a Milano. Era il 1° marzo 1982.
Nel settembre dello stesso anno, il Comandante Gianfranco Alberini, Commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda, affiancato dal direttore di Nautica Vincenzo Zaccagnino, organizzavano il primo raduno di Veteran Boat a Porto Cervo. Nel 1983 si completò l’elenco dei Soci Fondatori con altre 38 personalità Italiane che aderirono all’invito di Beppe Croce. Da quel giorno di marzo di 40 anni fa continui successi hanno portato l’Associazione Italiana Vele d’Epoca all’apice dello yachting internazionale.

Un ingaggio nel campo di regata dell’Argentario, apprezzato per le sue condizioni meteo sempre ideali (foto Ufficio Stampa ASW 2018).

FERDINANDO ZANOLETTI
Presidente Fondazione Museo Barca Lariana, Consigliere ASDEC
Il Museo Barca Lariana nasce dalla passione con cui mio padre GianAlberto ha iniziato, molto giovane, a raccogliere imbarcazioni tradizionali in legno, memoria di una metodologia costruttiva, ma anche di uno stile di vita, che i moderni materiali e le nuove tecnologie stavano via via sostituendo.
Sin da piccoli ha iniziato a coinvolgerci nelle sue scoperte di nuove barche da conservare e nella partecipazione alle prime regate e raduni dedicati al mondo delle barche d’epoca. Proprio nel 1982 porta tutta la famiglia in Sardegna al 1° Veteran Boat Rally con un bellissimo runabout degli anni 30 costruito dal famoso cantiere Vidoli del lago Maggiore.

Una sala del Museo Barca Lariana, fondato nello stesso anno sul Lago di Como da GianAlberto Zanoletti (foto Carlo Borleghi).

Nello stesso anno inaugura il Museo Barca Lariana di Pianello del Lario, sul Lago di Como, che raccoglierà un patrimonio unico al mondo con l’intento di raccontare la storia della nautica in un territorio, Lombardia e Lago di Como in particolare, ricco di storia e cultura imprescindibilmente legati alla nautica.

Dopo 40 anni il Museo raccoglie oltre 400 scafi storici fra barche a remi, da pesca, caccia e contrabbando, motoscafi, vaporetti, scafi da competizione, barche a vela e antichi barconi da lavoro. Le ultime sale aperte sono dedicate alle più antiche e meglio conservate gondole veneziane al mondo e alla prestigiosa collezione Riva.

Completano la collezione 300 motori e le migliaia di oggetti attinenti alla costruzione e l’uso delle barche.
Fra i pezzi più importanti, il Laura I° Abbate, primo scafo a infrangere i 200 km/h; la star Merope di Straulino, oro nel 1952; il Cisko-Yu, spettacolare vela inglese di fine ‘800. Ultimo arrivato il Freccia dei Gerani, ultimo superstite degli aliscafi Rhs70 Rodrigues, veri gioielli tecnologici degli anni ‘70.

Nel dicembre 1987 GianAlberto Zanoletti fonda con un gruppo di amici che condividono la sua stessa passione l’ASDEC, Associazione Scafi d’Epoca e Classici, con l’obiettivo di nobilitare barche da diporto e da lavoro a motore, a remi e a vela che hanno superato il quarto di secolo o anche di costruzione più recente, ma con il sapore ed il carisma della costruzione tradizionale.

Nel corso della sua presidenza l’associazione ha istituito il Registro Storico Nautico che a oggi ha censito e certificato oltre 2.700 imbarcazioni ed è diventata un punto di riferimento e di condivisione di esperienza su restauro, rimessaggio e manutenzione delle imbarcazioni, contribuendo alla conservazione di un patrimonio storico che avrebbe rischiato di scomparire.
Asdec è anche diventata Club Federato ASI ed è affiliata alla FIM che ha acquisito il suo regolamento per le barche da diporto d’epoca e classiche e ogni anno propone un fitto calendario di raduni e regate sui laghi.

Clever, lo yawl del 1927 che ispirò il suo armatore Franco Torrini nella creazione dell’AIVE nel 1982 (foto archivio Franco Torrini).

GIANNI FERNANDES
Presidente Vele Storiche Viareggio, Consigliere AIVE
La nostra associazione nasce nel 2005 a Viareggio, città ricca di una solida tradizione cantieristica e marinara, per valorizzare e promuovere lo spirito e la tradizione dello yachting d’epoca e del patrimonio storico e culturale che queste imbarcazioni rappresentano. Ci caratterizza lo spirito amichevole e informale e l’alto numero di partecipanti dei nostri eventi, l’apertura anche verso imbarcazioni di serie che abbiano per prestazioni o numero di costruzione caratteristiche di unicità e valore storico, la forte attenzione non solo alla storia delle imbarcazioni e all’accuratezza di restauri ma anche alle esperienze di navigazione e al legame che armatori ed equipaggi stringono nel tempo con le loro barche.

Infine, ma non ultima, la libertà con cui sperimentiamo nuovi modi di sfidarci sull’acqua, dalle regate per dinghy classici sull’Arno, sotto il Ponte Vecchio di Firenze, alle veleggiate competitive di trasferimento che continueremo a perfezionare dopo il fortunato esordio del 1° Capraia Sail Rally del giugno 2021.

Oggi Aive e Vele Storiche sono due associazioni ben distinte che hanno in comune le stesse finalità. La collaborazione tra i due sodalizi è cresciuta in modo significativo negli ultimi anni tanto che, di comune accordo, si è deciso di siglare un gemellaggio la cui ufficializzazione è prevista in occasione dell’assemblea dei soci Aive nel mese di aprile a Genova.

I Dinghy 12’ Classici in regata sull’Arno nel pieno centro storico di Firenze per la Coppa Ponte Vecchio, nel 2022 alla sua IV edizione (foto Marco Trainotti/VSV).

ENRICO ZACCAGNI
Storico ed esperto di restauro di scafi d’epoca, Commodoro Vele Storiche Viareggio
Il restauro di una barca d’epoca effettuato oggi è assai diverso da quello dei primi anni ‘80, quando le imbarcazioni considerate vecchie iniziarono ad essere prese in considerazione da appassionati e colti proprietari ed in Italia iniziarono i primi felici tentativi di raduni e associazioni specifiche.

I restauri degli anni ‘70 e ‘80 risultano oggi pieni di errori, superficialità e concessioni alla nautica industriale e all’utilizzazione di nuove tecnologie e di materiali adatti ad abbattere i costi di produzione. Nelle ferramenta e nella bulloneria si utilizzò molto acciaio inossidabile lucidato, visto che il bronzo, materiale più adatto, non esisteva quasi più. Si gettarono vecchi particolari di tughe, cabine, osteriggi per rendere impermeabili e più sicure le barche. E per renderle più performanti si misero a bordo tanti verricelli ed alberi di alluminio. Questo però non era restauro ma la ricerca di posizionare queste barche tra quelle sicure, naviganti, veloci nonostante l’età.

A parte isolati esempi, il restauro si impose solo più tardi, quando i cantieri impararono a copiare e a ricostruire, magari con metodi più moderni, le parti architettoniche degli antichi scafi. Con il tempo si impadronirono nuovamente di capacità tradizionali quasi dimenticate con l’avvento di materiali moderni e per mancanza di vero trapasso di nozioni e formazione dei giovani.

Nel campo dell’arte, il Restauro Filologico adotta il concetto di riconoscibilità dell’intervento e prevede il rispetto per le aggiunte aventi valore artistico che nel corso del tempo sono state apportate al manufatto; tutela anche i segni del tempo, la pàtina. Un restauro così definito, applicato ad una barca ha come linee guida oltre al recupero della sua fisionomia originale, se questa risultasse compromessa, anche l’individuazione e il salvataggio degli interventi migliorativi della sua struttura ed efficienza intervenuti nel tempo.

Raduno Vele Storiche Viareggio: Enrico Zaccagni illustra i restauri del Cantiere Del Carlo (foto Serena Laudisa).

Alla fine degli anni ‘80 l’uomo d’affari svizzero Albert Obrist possedeva una collezione incomparabile di Ferrari. Ciò che distingueva la sua collezione come probabilmente la più bella del mondo era la qualità del lavoro di restauro che Obrist esigeva. Nel dicembre 1985 il collezionista comprò una goletta piuttosto stanca e il suo equipaggio la portò dall’Italia a Southampton. Il suo restauro è entrato nella leggenda degli yacht d’epoca e ha contribuito a dare inizio al revival internazionale di questa meravigliosa parte della nautica. La goletta era il Fife Altair del 1931, che Obrist acquistò da Miguel Sans Mora, lo storico anziano proprietario che aveva partecipato a quel mitico primo raduno del settembre 1982. Tutte quelle 13 barche presenti a Porto Cervo divennero oggetto di attenzione e Altair la portabandiera di una rinascita dell’interesse per gli yacht classici in generale e per i Fifes in particolare.

Dagli anni Duemila a oggi il restauro filologico si è imposto come metodo che ripropone la barca come da progetto originario, sostituendo soltanto quanto degradato e non più utilizzabile, con forme e materiali il più possibile vicini all’originale. Strutture, macchinari, elettronica, idraulica ci sono per creare sicurezza e comfort, ma non devono ferire l’occhio. Dove possibile si preferirà lasciare particolari antichi non più in grado di assolvere al loro compito, magari affiancati da equivalenti parti funzionali, piuttosto che asportarli totalmente. Così come in un antico castello in pietra si lasciano le vecchie architravi o pietre angolari accanto a parti strutturali sostituite per motivi di stabilità e di sicurezza costruttiva.

Raduno annuale delle Vele Storiche Viareggio: dettagli dello yachting storico di ogni tempo tempo (foto Marco Tainotti/VSV).

PAOLO MACCIONE
Giornalista e fotografo, direttore della testata online Barche d’Epoca e Classiche
È nel ’91 che lo yachting del passato diventa il fulcro del mio lavoro di giornalista e fotografo, prima come collaboratore di testate specializzate e poi, nel 2011, quando ho creato il web magazine Barche d’Epoca e Classiche per raccontare in tempo reale cosa si muove nel circuito: restauri, regate, convegni, mostre. Oltre ai maggiori eventi, l’attività di realtà più piccole contribuisce anche sul piano nazionale alla progressiva crescita di interesse per la marineria tradizionale.

La Croce del Sud e il runabout Museo della Barca Lariana di GianAlberto Zanoletti al 1° Veteran Boat Rally nel 1982 (foto Luca Sonnino Sorisio).

L’Associazione Vele d’Epoca Verbano, nata nel 2013 sul Lago Maggiore, organizza ogni anno la Verbano Classic Regatta, il più importante appuntamento per vele classiche in acque interne, e organizza corsi sulle tecniche di restauro, convegni e spedizioni a festival marittimi esteri. Sulla goletta Pandora, replica di un postale di legno costruito in Russia nel 1994, l’associazione Vela Tradizionale naviga in Alto Tirreno e Arcipelago Toscano insegnando a bambini e ragazzi i segreti della navigazione di una volta.

L’associazione Sulla Rotta dei Leudi propone piccole regate di vele latine in Liguria e a Paolo e Piero Aiello si devono molte eccellenti edizioni di raduni di vele latine che in passato hanno accolto a Stintino anche un centinaio di partecipanti.

Passando in Adriatico, ogni estate i porti della riviera romagnola ospitano con il Museo della Marineria di Cesenatico i raduni della Mariegola delle Romagne che chiama a raccolta le associazioni che armano imbarcazioni con le vele al terzo, un tempo impiegate per la pesca.
Salendo più a Nord, tra Venezia e Trieste cinque eventi riuniscono le barche classiche e tradizionali e da diverse edizioni la Barcolana Classic contende alle Vele d’Epoca di Imperia il record di iscrizioni.

Nella promozione della motoristica storica ha un posto speciale la Riva Historical Society, fondata nel 1998 da Carlo Riva e Piero Maria Gibellini, insieme a un gruppo di estimatori dei motoscafi in legno più famosi del mondo. Con 13 dipartimenti internazionali, negli anni l’associazione ha promosso la cultura dei Riva storici e dato impulso al recupero e catalogazione di oltre 2.500 dei 4.098 scafi in legno costruiti da Carlo Riva.

Il varo di Shamrock IV nel 1919 in un’immagine dell’Archivio Camper & Nicholsons Gosport, ora disponibile al pubblico su cnyachting.com

GLI ARCHIVI, MEMORIA STORICA DELLO YACHTING

Fotografie e riviste d’epoca, disegni originali, libri di bordo, lettere private, testimonianze di navigazioni e regate sono gli elementi che permettono di ricostruire l’identikit originale di una barca e le ragioni delle sue caratteristiche.

Gli archivi Lloyd’s Register, Laurent Giles, Mylne Yacht Design, Beken of Cowes sono tra i più accreditati punti di riferimento che guidano i restauri e la storiografia dello yachting. A queste si è aggiunto l’Archivio Camper & Nicholsons Gosport, che ha recentemente messo in rete il suo patrimonio di informazioni tecniche e storiche su oltre 3.500 imbarcazioni, dai primi yacht costruiti nel 1820 fino ad oggi, con più di 10.000 disegni, 1.300 fotografie e filmati e 1.500 documenti, da articoli e estratti di riviste a brochure aziendali. Ordinato nel corso di decenni dallo storico archivista del cantiere, Jeremy Lines, il materiale raccolto ha abbondanti riferimenti incrociati con documenti situati al National Maritime Museum di Greenwich.

Consolidato in un unico database, l’archivio è ora disponibile al pubblico su cnyachting.com e fornisce informazioni tecniche e storiche per la valorizzazione degli scafi Camper & Nicholsons naviganti o in attesa di restauro.

Preziosa raccolta dei più significativi scafi d’epoca naviganti, i volumi Vele d’Epoca nel Mondo del Comandante Flavio Serafini, fondatore e per anni curatore del Museo Navale di Imperia, sono con il Notiziario CSTN del Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana curato da Paolo Rastrelli un’ulteriore miniera di informazioni per tecnici e appassionati.

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