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OSEA D, semplicemente perché?

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Perché nella nautica alle “visioni” dei designer più o meno ispirati viene data grande visibilità anche quando alla stessa “visione” mancano i presupposti più elementari?

Tanto più quando l’oggetto che si sta immaginando, nel nostro caso una barca, è un oggetto che non solo deve galleggiare ma anche, fatto per nulla secondario e trascurabile, navigare, ovvero riuscire a muoversi da A a B in sicurezza ed efficienza.

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E, perché sul web, e spesso anche sulle riviste specializzate, circolano tante “visioni” di oggetti che, certamente sono in grado di galleggiare, ma che è davvero difficile immaginare riescano anche a navigare, ovvero essere delle vere barche nell’accezione esposta sopra?

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Alla fine, poi, uno non ce la fa più a vedere oggetti (chiamarle barche non si può, davvero!) come questo concept OseaD del designer di Hong Kong Michael Young fare il giro del mondo rimbalzando sui siti internazionali che parlano di nautica, e non solo, e non dire nulla!

Si tratta di un concept con il quale Young immagina una imbarcazione per il trasporto di passeggeri, elettrica e modulare in modo che la barca possa essere facilmente aumentata o ridotta nelle sue dimensioni per aumentare o diminuire la capienza. E come? Chi lo sa!! D’altronde la modularità, secondo Young, è un aspetto talmente banale che può essere bellamente trascurato. Su una barca, poi!

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Ma torniamo al concept. Alla base di tutto l’idea per una piccola imbarcazione per collegare l’isola di Hong Kong con il nuovo museo M+ di Herzog & De Meuron, una delle principali attrazioni del distretto culturale di West Kowloon. La modularità (quindi punto saliente del concept che, però, è totalmente trascurato!) permetterebbe di realizzare un’imbarcazione utilizzabile per piccoli gruppi di amici o per la famiglia, oppure una sorta di taxi boat per ospitare un numero maggiore di passeggeri. La propulsione elettrica, ovviamente immaginata per la sostenibilità del mezzo, qui sembra funzionale solo per guadagnare l’aggettivo di barca sostenibile che oggi non può mancare quando si propone un qualsiasi nuovo mezzo.

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Infatti, non basta mettere un motore elettrico e quattro batterie per far diventare una barca anche minimamente sostenibile. Ma di questo ne parleremo dopo. Infine, Young e il suo studio hanno immaginato per questo tipo di barca, compatta e silenziosa, delle apposite banchine che fungono anche da stazioni di ricarica e dotate di un interessante design walk-on e walk-off per integrarle nell’Hong Kong del futuro. Quest’ultimo aspetto è forse l’unico realistico e funzionale del progetto … non a caso una banchina non si muove, non naviga!

Torniamo, dunque, alla barca. O meglio all’oggetto! A valle di quest’idea di taxi boat, di per se valida ed interessante, Young ha disegnato un oggetto di forma ovale, una sorta di grande vasca da bagno, che non ha nessuna giustificazione se non quella puramente estetica.

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Una forma con la quale si gettano alle ortiche millenni conoscenze acquisite dai fenici in poi. Perché, infatti, da millenni le barche vengono costruite con una prua ed una poppa di forma, in genere, diversa? Perché la prua è più affusolata della poppa? Sono evidenze sotto gli occhi di tutti e diretta conseguenza di concetti elementari dei quali però Young non ha tenuto conto. Beh, perché la barca deve navigare nelle acque protette tra le isole, direte voi? Ed allora perché anche le barche veneziane o sui nostri laghi hanno tutte una prua affusolata?

E si tratta di acque ben più tranquille di quelle di Hong Kong che, se pur protette, sono pur sempre bracci di mare ampi e trafficatissimi. In queste acque, avere una prua tonda che non taglia le onde, oltre a rendere più faticoso l’avanzamento della barca, rende la sua rotta meno stabile, sarà più difficile andare dritti ed anche manovrare. Insomma, ciò che dovrebbe essere la premessa anche quando si parla del concept di una barca, per Young semplicemente non esiste. L’unica cosa che interessa è l’aspetto estetico. Non contento, ha abbinato una propulsione elettrica per sbandierare la sua scelta green senza sapere che il primo passo di una scelta green è consumare meno … e la barca, ops, l’oggetto da lui disegnato è idrodinamicamente molto inefficiente, quindi consumerà molta più energia per muoversi.

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Non a caso la grande maggioranza dellae proposte di imbarcazioni elettriche viene fatta sui catamarani, una configurazione idrodinamicamente più efficiente del monocarena. E poi, cosa vuol dire propulsione elettrica su una barca del genere? Propulsione fuoribordo? Azimutale con dei piedi poppieri? Linea d’asse tradizionale? Anche se si sta solo immaginando la barca, non si può prescindere dal prevedere come si sposterà perché il sistema che si sceglie condizionerà inevitabilmente le caratteristiche della barca stessa ed il suo design.

Concludiamo con un ultimo perché: perché ho voluto parlare di questo concept. Semplicemente per ricordare quanto la forma deve essere legata alla sua funzione: form follows function dicono gli inglesi! Anche, e soprattutto, in mare! Non a caso, una barca ha una forma diversa da un’automobile. Ed anche da una vasca da bagno come quella immaginata da Young. Perché una barca, come detto all’inizio, oltre a galleggiare deve anche navigare in efficienza e sicurezza. E, anche quando si tratta di barche da diporto, in nome del design non si può non tenerne conto sacrificando le esigenze di sicurezza e confort dei passeggeri, di efficienza ed economicità del mezzo.
Per maggiori informazioni: www.michael-young.com<p style=”text-align: center;”></p>

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