Optima electric boat, una carena per navigare full electric
La carena, la parte immersa dello scafo, è la parte della barca che determina in modo prevalente la maggior parte delle sue caratteristiche, dalla resistenza idrodinamica (quindi motorizzazione, consumi) alla capacità di navigare sulle onde, dalla manovrabilità alla stabilità. Non a caso è chiamata anche opera viva per distinguerla dall’opera morta, ovvero la parte di scafo fuori dall’acqua su cui tanto lavorano i designer.
Ma, spesso, è proprio l’aspetto dell’opera morta, ovvero ciò che si vede, l’elemento su cui una barca viene valutata, dimenticandosi della carena, di ciò che non si vede, che, invece, determina il DNA della barca stessa. Lo sanno bene i progettisti di Optima Project che nell’immaginare una barca full electric sono partiti proprio dalla carena, una carena più efficiente disegnata ad hoc per competere con l’efficienza di un catamarano.

Così, per questo bel day cruiser di 10 metri dall’aria un po’ retrò, molto lavoro è stato dedicato proprio allo sviluppo delle forme di carena che è “quasi quella di un trimarano anche se, probabilmente, è più appropriato definirla come un monoscafo stabilizzato”, dichiara David Kendall, ingegnere con oltre 35 anni di esperienza internazionale in progettazione ingegneristica avanzata alla guida della Optima Projects Ldt, società britannica di consulenza specializzata in ingegneria e progettazione.

In effetti, la prima cosa che si nota guardando Optima è proprio lo scafo che, andando da prua verso poppa, si trasforma da monoscafo a trimarano, mantenendo però la larghezza di un normale monoscafo. Infatti, se da una parte il baglio massimo non è più ampio della maggior parte dei monoscafi, dall’altra la prua affilata e i semiscafi laterali arretrati rendono la navigazione molto morbida, stabile e dai consumi ridotti. Kendall sostiene che questa particolare forma di carena può arrivare ad essere fino al 50{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} più efficiente rispetto alla maggior parte delle carene semidislocanti, mentre dovrebbe rivelarsi anche più confortevole della maggior parte delle carene plananti, riducendo il rollio, il beccheggio e gli impatti di slamming.

La carena è stata messa a punto attraverso una lunga campagna di simulazioni CFD (computational fluid dynamics) effettuata da Cape Horn Engineering, sia in acqua calma sia su onda, su diverse carene variando la distanza tra scafo centrale e scafi laterali, la loro distribuzione di volume e forma, la posizione dei pattini. Tutto al fine di minimizzare la resistenza idrodinamica e ottimizzare l’interazione delle onde prodotte tra gli scafi.
Le simulazioni hanno permesso anche di migliorare le performance su onde. Le accelerazioni e i carichi misurati, la resistenza aggiunta risultante, sono stati confrontati per le diverse configurazioni in modo da massimizzare l’efficienza e consentire un funzionamento efficiente al di sopra delle normali velocità dislocanti, che per una barca di 10 metri sono inferiori ai 10 nodi. Allo stesso tempo, con le particolari forme di carena si evitano le brusche accelerazioni e gli impatti di slamming tipici degli scafi plananti convenzionali, migliorando il comfort di navigazione e la sicurezza dei passeggeri. È stata anche studiata la possibilità di implementare la carena con l’adozione di un foil immerso al fine di ridurre ulteriormente la resistenza e i moti sulle onde.
Per il momento, comprensibilmente, non ci è stato rivelato di più riguardo alle forme di carena, che saranno top secret almeno fino alla messa in acqua della prima unità – quasi 10 metri di lunghezza – prevista per la primavera prossima. Un primo esemplare al quale seguiranno versioni più grandi, tutte full electric e tutte equipaggiate con l’innovativo RAD Propulsion drive system, il propulsore senza asse in cui le “pale” dell’elica sono montate su un anello che ruota (il rotore del motore elettrico) all’interno di un mantello (lo statore). Sulla versione di 10 metri un motore da 40 kW permetterà di arrivare a 15 nodi, mentre sulla versione più grande i RAD saranno due per arrivare a quasi 20 nodi.
Ma l’obiettivo principale di Optima è fornire un’autonomia significativa a velocità di crociera più basse che, con un banco di batterie da 80 kWh, viene dichiarata essere di 50 miglia a 10 nodi, 100 miglia a 8 nodi e 170 miglia a 6 nodi. Sono previsti anche pacchi batteria più grandi, così come la ricarica solare fotovoltaica e la possibilità di montare celle a combustibile o generatori convenzionali a combustibili fossili.
Davvero tante novità. Ma non dimentichiamo che Optima è anche una bella barca caratterizzata da un design classico ed elegante per nulla male, con prua a piombo e poppa morbida, parabrezza basso e piccoli oblò rotondi, il tutto per conferire alla barca un aspetto retrò e moderno al tempo stesso. Per quanto riguarda gli spazi a bordo, è previsto un ampio pozzetto aperto con hard top opzionale, dinette e cucina, mentre sottocoperta sono previste due cabine e bagno. Tutto per trascorrere nel pieno silenzio una giornata al mare o un weekend.
Per maggiori informazioni: www.optima-projects.com
Scheda tecnica
Lunghezza f.t.: m 9,85 – Larghezza: m 3,40 – Dislocamento: t 3 – Motorizzazione elettrica: 1 x 40 kW inboard RAD Propulsion drive system – Capacità batterie: 80-120 kWh – Velocità massima: 15 nodi – Range full electric: fino a 200 miglia.<p style=”text-align: center;”></p>
