Pianosa, parco nazionale dell’Arcipelago toscano
Pianosa un Eden ritrovato
Piccolo e piatto, quasi invisibile all’orizzonte, questo candido lembo di terra fatto di conchiglie, situato a 8 miglia dall’Isola d’Elba, lasciato alle spalle
il suo triste passato di luogo di reclusione è oggi un affascinante paradiso naturalistico.
È solo una piccola e sottile fettuccia perlacea che separa il blu del mare dall’azzurro del cielo, la bella isola di Pianosa. Alla quale gli antichi Romani appiopparono subito – bisogna dire con poca fantasia – il nome di Planasia, per via della sua modesta altezza: 29 metri nel punto più elevato.
Difficile intravederla all’orizzonte, specialmente se il mare si increspa nascondendola dietro candidi riccioli d’onda o se la foschia ne avvolge il già basso profilo. Solo d’estate una nuvoletta di calore che talvolta gli si forma sopra finisce per farla scovare, se si guarda verso il largo dalla costa meridionale dell’isola d’Elba, dalla quale dista otto miglia.
Proprio da questo versante, precisamente da Marina di Campo, d’estate parte tutti i giorni la motonave per raggiungerla. E va prenotata, perché l’isola – inserita nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dal 1996 – è disabitata e “a numero chiuso”. Può quindi accedervi un massimo di 250 persone al giorno, che possono muoversi in autonomia solo nel borgo vicino all’approdo.

Per esplorare il resto dell’isola è necessario partecipare a uno dei tanti tour guidati proposti. Ce ne sono in bici, a piedi, in bus, in kayak, con maschera e pinne e persino in carrozza, mentre alcuni centri sub elbani sono autorizzati a fare immersioni in fantastici diving point predisposti in prossimità della costa. Le norme da rispettare per godersi questo piccolo paradiso non sono poche ma necessarie per proteggere il magnifico ambiente naturale di questo lembo di arenaria conchillifera che il tormentato passato di luogo di reclusione ha permesso restasse pressoché integro. E che vale la pena visitare – anche se non è possibile con la propria barca (alle unità non autorizzate è vietato avvicinarsi a meno di un miglio dall’isola) che sarà bene lasciare per un giorno in uno dei tanti porti o rade dell’Elba.

Il porticciolo più bello del mondo
Avvicinarsi all’isola disabitata di Pianosa significa entrare in un mondo fiabesco. Le acque turchesi di Cala Giovanna – a Sud-Est dell’isola – rese abbaglianti dal fondo di sabbia chiara appaiono quasi irreali per la loro assoluta trasparenza, vincendo qualsiasi confronto persino con quelle dei decantati Mari del Sud, mentre a sinistra a partire da una rupe strapiombante, un susseguirsi di torrette, archi, mura merlate e residenze con elementi neogotici e arabeggianti definisce l’incantevole Porto Antico dell’isola, una insenatura naturale quasi perfettamente circolare che Mauro Mancini – lo scomparso navigatore, autore della nota collana Navigare Lungocosta – definì addirittura “il porticciolo più bello del mondo”.

In effetti, ancora oggi – nonostante l’evidente stato di degrado – rimane un luogo di grande suggestione con, da un lato, il Forte Teglia, di epoca napoleonica, addossato allo sperone roccioso, e, dall’altro, lo splendido Palazzo della Specola, complesso fortificato realizzato su progetto di Leopoldo Ponticelli, ingegnere e secondo direttore della Colonia Penale Agricola nel 1871. A lui si deve il caratteristico stile eclettico di quest’ultima e dell’attiguo borgo – oggi purtroppo fatiscente – con le sue case pittoresche e palazzi di pregio, come la maestosa Casa dell’Agronomo, a pochi passi dalle Catacombe, le più vaste a Nord di Roma (3600 mq) – al momento chiuse – con 500 loculi e 200 cunicoli scavati nella roccia lungo l’area costiera dalle prime comunità cristiane che nel IV secolo d.C. si insediarono sull’isola.

Alle spalle del porticciolo, presidiato dall’imponente Scoglio della Scola (abitato dall’uomo, in epoca preistorica, e dalle berte maggiori che vi giungono per nidificarvi, oggi), si apre la cosiddetta “Darsena di Augusto”, una cintura di bianche rocce calcaree che culmina con il picco del Marzocco, proteggendo una minuscola baia da cui traspaiono i resti di una peschiera romana, dove sembra sia sbarcato il celebre imperatore in visita al nipote ed erede, Marco Agrippa Postumo, esiliato a Pianosa dal 7 al 14 d.C. per le trame di Livia Drusilla, moglie di Augusto, che voleva quale unico pretendente all’impero il figlio di primo letto Tiberio. C’è da dire che sull’isola l’imperatore mancato – che amava travestirsi da Nettuno – non deve essersela passata poi tanto male (prima di venire assassinato), a giudicare dal complesso termale con teatro, ninfeo, piscine e peschiera di cui fruiva – I Bagni di Agrippa – che chiude a Nord, Cala Giovanna, la sola dove la balneazione è consentita.

Da colonia penale agricola a carcere di massima sicurezza
Contesa per 300 anni da Pisa e Genova e passata sotto il controllo di Piombino nel 1399, Pianosa non fu mai abitata stabilmente, anche a causa delle continue incursioni barbaresche. Napoleone è stato il primo a intuire le potenzialità economiche dell’isola che avrebbe voluto trasformare nel “granaio dell’Elba”. Ma c’era bisogno di manodopera stabile.

A questo pose poi rimedio il Granducato di Toscana istituendo nel 1856 la prima colonia penale agricola, con il fine di rieducare i reclusi attraverso il lavoro nei campi e di ottenere una produzione di qualità. Pianosa divenne dunque una sorta di carcere modello che nel 1872 il cav. Ponticelli suddivise in più poderi (diramazioni) dove i detenuti, raggruppati in piccole comunità, potevano avere una buona qualità della vita, soprattutto se paragonata a quella delle altre strutture di reclusione dell’epoca.
Tra i suoi “ospiti” vi fu dall’inizio del 1932 al settembre del 1934 anche il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini, recluso per motivi politici nella Diramazione del Sembolello.Sessanta famiglie abitavano allora Pianosa, che raggiunse il maggior numero di presenze civili in quegli anni, mentre la vita sull’isola scorreva seguendo una routine perlopiù tranquilla che, interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale, riprese subito dopo.
Ma l’atmosfera cambiò negli “anni di piombo” quando il generale Dalla Chiesa fece trasformare la Diramazione Agrippa (l’ex Sanatorio) in un carcere di massima sicurezza per brigatisti rossi, che venne poi successivamente utilizzato per mafiosi e camorristi sottoposti al regime del 41 bis. L’anno 1998 ne ha segnato la definitiva chiusura.

L’ambiente naturale
A ricordare quel terribile periodo – oltre allo stesso carcere di sicurezza situato nel cuore dell’isola – rimane il cosiddetto muro “Dalla Chiesa”, volto a separare il mondo dei liberi da quello dei reclusi. Una grigia barriera in cemento armato, alta sei metri e lunga tre chilometri, che corre lungo il profilo arcuato di Cala Giovanna. Dietro le costruzioni della Colonia Penale Agricola c’è il varco per oltrepassarla ed esplorare il resto dell’isola percorrendo una rete di sentieri sterrati – talvolta profilati dai muri a secco costruiti dai galeotti – che collegavano i vari poderi inoltrandosi nella macchia mediterranea, trionfo di ginepro fenicio, rosmarino, lentisco e cisto, cui si affiancano specie endemiche come il Limonium Planasie, che tappezza di fioriture lilla la gariga, e boschetti di pini d’Aleppo.

Gli itinerari costieri lasciano senza fiato per la bellezza delle insenature, come Cala dell’Acqua, piscina turchese dove è facile vedere gruppetti di marangoni dal ciuffo e cormorani sostare sugli scogli, il magnifico Porto Romano, baia lunata aperta a Ovest all’estremità settentrionale dell’isola (Punta del Marchese), un antico luogo di ancoraggio che conserva sulla costa i resti di una cetaria di età imperiale (impianto romano per la lavorazione del pesce), e Cala del Bruciato, a Sud, spettacolare golfo inciso nella zolla più antica di Pianosa, risalente a due milioni di anni fa, con la parte più interna composta di tenere calcareniti che favoriscono suggestive forme di erosione colonnare.

A Cala dei Turchi, accompagnati da una guida del Parco, si può fare snorkeling per ammirare una sarabanda di pesci – occhiate, saraghi, dentici e cernie – che nuota serafica nel proprio ambiente naturale, e infine ci si può dedicare al dolce far niente a Cala Giovanna, affondando i piedi nella sua sabbia morbida con l’azzurro del mare negli occhi. Un luogo da dove non si vorrebbe più andare via.

dal Belvedere nel Golfo della Botte.
Notizie Utili
Come arrivare
Da 1990 è possibile visitare l’isola (max 250 visitatori al giorno). Lo sbarco è consentito solo alle unità autorizzate; le altre non possono avvicinarsi a meno di un miglio dalla costa. In estate, la Compagnia Aquavision (tel. 0565 976022) effettua collegamenti giornalieri in motonave sia dal porto di Marina di Campo (Isola d’Elba), con partenza alle ore 10:00 e ritorno da Pianosa alle 17:00, sia da Piombino (8:30 – 17:00). Entrambi i collegamenti prevedono una sosta di sei ore e mezzo sull’isola.

Attività sull’isola
È possibile visitare l’isola a piedi, in mountain bike, in bus, in carrozza e anche fare snorkeling lungo la costa ma solo accompagnati dalle Guide del Parco Nazionale. Le escursioni si possono prenotare in loco presso la Casa del Parco di Pianosa (tel. 335 6756412) situata a due passi dal molo di sbarco.
Le uniche zone accessibili in autonomia sono il paese, Cala Giovanna – dove è permesso fare il bagno – e la Villa di Agrippa, complesso romano protoimperiale.
Immersioni subacquee
Nella fascia di mare protetta il Parco Nazionale ha reso disponibili alcune boe di attracco per consentire le immersioni con i diving autorizzati. L’elenco completo dei diving che operano a Pianosa è consultabile al link www.islepark.it/visitare-il-parco/pianosa/itinerari/immersioni.
Hotel e ristoranti
L’hotel Milena (Pianosa, Campo dell’Elba, tel. 345 9853862; info@albergopianosa.it), aperto da aprile a ottobre, è l’unica struttura ricettiva presente sull’isola di Pianosa. Dispone di 13 camere con bagno arredate in modo semplice. Alcune hanno letti a castello, altre sono caratterizzate da strutture del letto e/o opere d’arte realizzate in legno grezzo e conchiglie. Tutte offrono il privilegio esclusivo di godere della bellezza dell’isola in solitudine quando i visitatori giornalieri ripartono. L’hotel – che dispone anche di un ristorante bar che prepara piatti di cucina locale con frutta e verdura perlopiù a km zero – è gestito dalle cooperative sociali Arnera e Don Bosco che occupano stagionalmente parte dei detenuti presenti sull’isola fornendo loro competenze specifiche, recuperando rapporti sociali, regole di lavoro e di convivenza. L’offerta (da 90 a 110 Euro al giorno) comprende il trattamento di pensione completa.
Presso La Gattabuia, un piccolo shop è possibile trovare prodotti di artigianato realizzati nei laboratori del carcere o da artigiani locali.
Info Park – Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – Tel. 0565 908231 – info@parcoarcipelago.info – www.parcoarcipelago.info<p style=”text-align: center;”></p>