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Il Maritime Experiential Museum di Singapore

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La storia di Singapore è intimamente legata al mare.
Per questo motivo, nell’avveniristica città, esiste un museo che, quasi come un set cinematografico, permette di ripercorrerne in modo spettacolare tutte le tappe.

di Paolo Bembo

Il primo luogo deputato a celebrare i fasti marittimi del passato è il Maritime Experential Museum, più brevemente MEM. Situato su un’isola, nell’ambito del Southern Precint & Sentosa, una sorta di Disneyland locale, circondato da altre attrazioni, non spicca particolarmente. Bisogna saperlo trovare. Passata la biglietteria, ci si trova immediatamente di fronte a un’immane proiezione d’immagini il cui schermo è ubicato nientepopodimeno che sulla prora piatta, immensa, della riproduzione di una delle mitiche giunche dell’ammiraglio cinese Zheng He.

La prora di una nave di Zheng He

Ricordiamo che, nei primi anni del XV secolo, questo personaggio si rese protagonista di incredibili navigazioni al comando di flotte cinesi di oltre 300 navi, alcune delle quali misuravano più di 150 metri di lunghezza e che in anticipo di almeno tre secoli sulle nostre conoscenze, erano già dotate di compartimentazione stagna. E a Zheng He il Museo dedica un posto d’onore. All’ingresso del museo troviamo infatti alcune statue: la sua, quella di Marco Polo, quella del noto navigatore arabo Ibn Battuta e quella di Sang Nila Utama, figura simbolica di principe malese fondatore e primo sovrano del regno di Singapura. Questi quattro personaggi vengono considerati i padri della civiltà marittima di Singapore.

Vasi di pregio che costituivano parte delle merci che si muovevano lungo la via marittima della seta.

L’ingresso nel museo presenta un percorso circondato da mercanzia varia, a sottolineare come la grandezza di Singapore nasca dai traffici via mare. La definizione della storia navale, di cui il museo vuole parlare, viene sintetizzata come “Lo studio delle attività umane che hanno luogo sul mare dal passato al presente e che includono: la pesca, la progettazione di imbarcazioni, lo sviluppo di attrezzature e metodologie nei settori della navigazione, oceanografia, cartografia e idrografia, i combattimenti navali, le esplorazioni marittime e lo sviluppo del commercio e delle comunità che al mare furono in vario modo collegate”. La sua importanza è di immediata comprensione, in quanto ad essa sono collegati il progresso dell’umanità, la crescita e il declino di molte civiltà, il modo in cui le più varie culture e popoli sono giunti a interagire e l’origine di molte delle cose che oggi mangiamo o utilizziamo.

Soprattutto, possiamo aggiungere, la Storia Marittima contribuisce a dirci chi veramente siamo come specie. Per queste ragioni, il museo pone un accento particolare sulle conquiste effettuate quando la parte marittima della “via della seta” era attiva. Un’enfasi che si giustifica in quanto essa, costituita da una rete di porti importanti, rendeva i commerci particolarmente agevoli. Ad esempio il porto cinese di Guangzhou, sotto questo aspetto, assunse importanza sin dall’epoca Tang (618-907 d.C.) e sino in quella Ming (1368-1644 d.C.). Il museo si sviluppa attraverso ben quindici gallerie tematiche, dotate di una vasta gamma di allestimenti multimediali, mostre interattive ed esperienze multisensoriali, tali da riportarci indietro nel tempo. Passeggiare per le sale di questo museo può farci rivivere in maniera unica i viaggi e le avventure degli antichi marinai. Si comincia da una sala briefing, in cui le immagini olografiche dei quattro personaggi incontrati in effige all’ingresso, condividono con noi parte delle loro storie prima di farci da guida attraverso il museo, permettendoci di passeggiare virtualmente attraverso la confusione dei porti di Guangzhou, Oman, Calicut e Malacca, facendoci provare la sensazione di trovarci fra tutte le merci che ivi confluivano, incenso, profumi, spezie, granaglie, vasi e altri contenitori per traportarle.

Sang Nila Utama, mitico fondatore di Singapore

Pezzi forti della collezione sono rappresentati dai vari tipi di imbarcazioni usate nell’area, operative lungo la rotta marittima della seta, da quelle cinesi a quelle indonesiane e giavanesi, e dalla storia della loro evoluzione. I modelli permettono una loro visione a 360 gradi. Inoltre, vengono illustrati i dettagli relativi alla loro fabbricazione.
Una prima imbarcazione tipica è il Sampan. Quello qui presente è arrivato nel 2011 dalla Malesia, ove venne costruito. Si tratta di un’imbarcazione a fondo piatto, adatta per l’utilizzo negli stretti fiumi che portavano al mare. Impiegata per la pesca e per il trasporto costiero di persone e cose, era anche prescelta da molti pirati per le loro imprese criminali.

Ammiraglio Zheng He

Le origini del viaggiare per mare sono veramente remote e se la “barca” più antica, in Europa, risale a circa 10.000 anni or sono, la più vecchia dotata di una vela è probabilmente quella, risalente al V-VI millennio a.C., ritrovata durante scavi archeologici in Kuwait. Fu circa nell’VIII secolo a.C., però che possiamo testimoniare rapporti via mare tra l’Arabia e la Cina. Il collegamento con l’Europa è poi da ricondurre alla fine del 1400, quando il portoghese Vasco de Gama, doppiando il capo di Buona Speranza, giunse in India. Questo fatto diede una nuova dimensione alla via marittima della seta che già, in qualche modo, connetteva posti così lontani come l’Italia e la Cina e che, sin dall’VIII secolo, fu preferita dai mercanti a quella terrestre, resa troppo pericolosa da guerre e da diffusi fenomeni di banditismo.

Il Sampan, la barca tipica dell’area e non solo

Lungo questa rotta, avventurosi mercanti riuscirono a realizzare straordinari profitti, trasportando merci molto richieste in Europa, quali le spezie ma rendendosi anche traghettatori di cultura, conoscenze linguistiche, capacità professionali, religioni, arti, scienze. Nonostante la pericolosità dell’elemento-mare. La prima percezione dell’importanza di Singapore da parte cinese viene fatta risalire al 1349 quando di questi luoghi scrisse il mercante cinese Wang Dayuan, anche se esistono tradizioni circa contatti precedenti tra i più antichi regni cinesi e gli stati dell’Asia sud orientale.

Lungo il percorso, si ha modo di apprezzare come il primato portoghese nel commercio delle spezie che si instaurò dopo le scoperte del De Gama, abbia ceduto il passo, successivamente, a quello olandese, nel XVI secolo. C’è anche una sala che è tutta dedicata alla navigazione e agli strumenti che per essa vennero impiegati attraverso i secoli. Oltre ai quadranti e sestanti presenti, ai lettori italiani è sicuramente meno conosciuto il Kamal, che in arabo vuol dire “guida”. Si tratta di uno strumento costruito con legno e cima che permetteva di determinare la latitudine misurando l’altezza di un astro noto, di solito la Polare. Nel IX secolo, esso era senz’altro il miglior strumento disponibile che fu poi seguito dalla balestriglia.

Marco Polo

Non a caso si chiama “Jewel of Muscat” il gioiello della collezione: una replica di un dhow arabo, donato a Singapore dal Sultanato dell’Oman. Nel 1998, nel mare di Giava, al largo dell’isola Belitung, venne recuperato un dhow arabo del IX secolo, lungo 18 metri e largo sei, che portava a bordo merci cinesi. Il dhow era costruito mediante tavole cucite fra loro con fibre di cocco e la replica venne fatta nello stesso modo – oltre cento chilometri di cavo sono stati impiegati per le cuciture (127.000 e tutte fatte a mano!). Il tutto era reso stagno mediante grasso di capra mescolato a fango – A bordo non è presente un solo chiodo o vite o bullone metallici. Per l’intera costruzione, furono necessarie 18 tonnellate di legni duri. Un equipaggio misto di quindici marinai, provenienti da Singapore e dall’Oman, coprì in 138 giorni la distanza di 6630 chilometri tra l’Oman e Singapore, utilizzando i metodi di navigazione tradizionali del IX secolo.

La sala che contiene le descrizioni dei più vari
e antichi sistemi per la navigazione.

Il dhow arrivò a Singapore il 5 luglio del 2010. Il disegno del dhow come tipo d’imbarcazione, pare risalga all’ VIII secolo a. C.. Questo era utilizzato per il commercio costiero e per la pesca. Aveva uno scafo particolare che nei modelli più antichi era appuntito sia a prora sia a poppa, mentre in quelli più tardi aveva una poppa squadrata; era dotato di vele quadre nei modelli più antichi e latine in quelli più recenti.

Una scena portuale in cui ferve l’attività commerciale.

Per la navigazione non veniva usata la bussola ma il comandante si serviva delle misure relative alle stelle per mantenere l’imbarcazione sulla giusta rotta. In una ricca collezione di modelli, non poteva non essere enfatizzata la principale tipologia di nave di questi mari: la giunca. Essa, il cui primo riferimento storico data addirittura al 2800 a.C., era usata per la pesca, il commercio, il trasporto e la guerra. Il termine giunca pare derivi da quello portoghese di “Junco”, derivante dal malese “Jong”.

Il navigatore arabo Ibn Battuta

Le giunche avevano vele ellittiche, curve, rinforzate con assicelle di bambù che rendevano le vele anche più resistenti al marcire, problema non trascurabile in quei climi. Le giunche furono anche le prime imbarcazioni a montare un timone sulla poppa. Nel mondo antico, la giunca fu senz’altro fra le navi più potenti e al contempo più facili da condurre. In giavanese il termine “jong” sta per nave.

Nel museo ne possiamo ammirare un modello il cui prototipo si fa risalire al XIII secolo. I più grandi arrivavano a raggiungere le mille tonnellate e portavano a bordo un migliaio di uomini. Quando i primi portoghesi arrivarono in questa zona, trovarono tantissimi jong, alcuni dei quali più grandi delle loro navi. Le tavole erano giuntate con perni lignei e queste navi, con i loro carichi, raggiunsero località distanti quali le Maldive, Calicut, l’Oman, Aden, il Mar Rosso e il Madagascar.

Sala con reperti che testimoniano quanto significativo sia stato l’influsso portato nell’area, dai mercanti
medio orientali.

Nonostante ciò, questo tipo d’imbarcazione cessò di esistere dalla fine del XVI secolo. Fra i modelli di questa collezione, sicuramente particolare è il Borobodur. Si tratta di un’imbarcazione con doppio bilanciere che prende il nome dal fatto che le immagini che la ritraggono furono trovate in cinque bassorilievi del tempio di Borobodur, risalente all’VIII-IX secolo, nella zona centrale di Giava, in Indonesia. C’è evidenza storica del fatto che questo tipo di imbarcazione abbia viaggiato per circa 4000 miglia tra l’Indonesia e il Madagascar, nel primo millennio. Le prove sono di tipo linguistico, relative al DNA delle popolazioni e alla diffusione in Madagascar di piante di origine indonesiana. Nel 2003, il navigatore britannico Philip Beale dimostrò, con una replica di Borobodur lunga 25 metri che queste lunghe navigazioni erano possibili.

Antica carta riproducente l’area di interscambio marittimo che passava da Singapore

Fra le imbarcazioni importanti per lo sviluppo di Singapore non poteva mancare, dopo l’apparizione dei portoghesi in zona, il galeone. Esso ci viene presentato come un’evoluzione più snella ed efficiente della caravella e della caracca. In genere più piccolo delle caracche, era meno costoso sia di queste sia delle caravelle, pur avendo una costruzione robusta che permetteva di meglio sopportare il tiro avversario. Normalmente, era attrezzato con tre alberi: quelli di trinchetto e di maestra con vele quadre mentre quello di mezzana con vele latine. Sotto il bompresso c’era una specie di “becco” che veniva utilizzato per gli speronamenti. Navi mercantili che venivano rapidamente convertite in unità da guerra all’occorrenza, presentavano difformità nel disegno in funzione della zona di provenienza.

L’imbarcazione denominata “Jewel of Muscat”

Una certa enfasi è posta nel museo sui sistemi di scambio delle merci, a partire dal baratto per finire all’uso della moneta, su cui ci si sofferma a lungo. Periodicamente, sistematicamente, l’accento torna sul commercio, sulla tipologia delle merci e ne viene spiegata l’importanza, nell’economia delle varie epoche, sia per i paesi che le esportavano sia per i destinatari finali. E quindi ci si sofferma sul tè, del cui uso si sottolinea il rilievo anche sociale, sull’incenso, di cui, in Oman, quattro siti ad esso collegati, sono stati iscritti fra quelli UNESCO di rilievo per la storia dell’Umanità, sulle spezie, sulle pietre preziose, sui tessuti.

La famosa nave
a nove alberi di Zheng He

Va da sé che una certa attenzione venga quindi posta su tutte le attività relative alla costruzione ed all’allestimento delle imbarcazioni. Interessante per i più giovani, ma non solo, la possibilità di apprendere alcune tecniche dell’antica navigazione attraverso sessioni interattive e la proiezione che ci porta al centro di un’azione di pirati!

Uno jong giavanese

Per inciso, gli stretti di mare non molto distanti sono ancora tristemente famosi per la presenza di questo tipo di malviventi. Sempre nell’ambito delle esperienze multisensoriali c’è poi quella, unica al mondo, dell’affondamento di una nave durante una terribile tempesta.
Insomma, un museo capace di soddisfare sia l’appassionato di storia sia quello di vela o semplicemente di avventura.

Un Borobudur

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