Caraibi del sud: Aruba
L’isola felice
Baciata da un’estate perenne e circondata da calde acque turchesi che lambiscono spiagge di soffice sabbia bianca, Aruba – una delle isole Sottovento delle Piccole Antille – è un vero eden adagiato nel Mar dei Caraibi, dove navigare perlopiù in lagune protette, fare snorkeling su relitti e reef ricchi di vita, esplorare un insolito entroterra o semplicemente cuocersi al sole.
Fuori dalla rotta degli uragani, con un sole che batte praticamente tutto l’anno – a eccezione di qualche breve piovasco tra ottobre e gennaio – e il soffio costante degli Alisei che infrescano il clima tropicale, non è difficile capire perché gli arubani – 100.000 anime di 20 etnie diverse – chiamano la loro isola “One Happy Island” e ne sono talmente fieri da scriverlo persino sulle targhe delle loro automobili. D’altronde sono parecchie le peculiarità che rendono molto particolare questa piccola zolla rocciosa (180 kmq) a forma di chicco di riso, a cominciare dall’alto tenore di vita dei suoi abitanti, il rispetto per l’ambiente – Aruba punta a diventare la prima isola al mondo con una economia interamente basata su energia sostenibile – e paesaggi naturali diversi da quelli di ogni altra isola dei Caraibi.
La splendida costa, con il versante occidentale orlato da lunghe spiagge lambite da lagune turchesi protette dalla barriera corallina, dove navigare e dare fondo in sicurezza, e il ruggente versante orientale, con selvagge calette incise nel profilo roccioso su cui frangono le onde oceaniche, si contrappone a un affascinante entroterra arido di basse colline, dove prosperano aloe vera e cactus e pascolano in libertà asini e capre selvatici, in parte protetto nel Parco Nazionale Arikok che occupa quasi il 20 per cento dell’isola.

Un po’ di storia
Proprio alla sua terra arida e brulla Aruba deve parte del suo destino. Abitata già 4000 anni fa dagli indiani Caquetio della tribù Arawak, spinti dai feroci Caribi a scappare dalla penisola di Paraguaná (nell’odierno Venezuela), l’isola visse in pace, sconosciuta al mondo occidentale fino al 1499. Il 18 maggio di quell’anno partì infatti da El Puerto de Santa Maria di Cadice la spedizione al comando dell’esploratore Alonso de Ojeda, voluta da “los Reyes Catolicos” (Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona) per verificare l’attendibilità di quanto riportato da Cristoforo Colombo a proposito della grande ricchezza del Nuovo Mondo.
Dopo poco più di un mese di navigazione, Aruba venne avvistata e rivendicata per la corona spagnola. Negli anni successivi, però, i conquistadores non vi trovarono né i metalli preziosi tanto ambiti né un terreno adatto all’agricoltura e così la inserirono nel novero delle “islas inutiles”, i Caquetio vennero ridotti in schiavitù e deportati nel 1513 nell’isola di Hispaniola per lavorare nelle miniere di rame. Una volta esaurite queste ultime, una parte di loro potè tornare ad Aruba dove, poco più tardi, si insediarono anche gli spagnoli che la utilizzarono come un immensa tenuta rurale. Nel 1642, al termine della guerra degli ottant’anni, che vide la rivolta dei Paesi Bassi contro la dominazione spagnola, gli olandesi presero possesso di Aruba ma lasciarono libera la popolazione. Comunque, neppure la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali trovò l’oro.

A imbattercisi casualmente fu tre secoli più tardi un semplice pastorello che, nel 1824, nel greto del fiume Rooi Flui a Santa Cruz, raccolse una grossa pepita che scatenò una corsa all’oro durata fino al 1916 – anno in cui si concluse ogni attività estrattiva – che portò a estrarre un milione e mezzo di chilogrammi del prezioso metallo. Una vera fortuna per l’economia dell’isola la cui prosperità è stata subito dopo amplificata da un altro tipo di oro, quello “nero”, il petrolio. La raffinazione del greggio – estratto nel vicino Venezuela – iniziò nel 1928 con la costruzione di un paio di impianti a Sud dell’isola, il primo dismesso nel 1953, mentre il secondo, rilevato nel 1932 dalla Exxon, che ne fece uno dei più grandi al mondo, venne chiuso nel 1985. Oggi, a mantenere l’alto tenore di vita ci pensa comunque il turismo, con circa un milione di visitatori l’anno attratti dalle bellezze di Aruba che, dal 1986, per sua stessa volontà, è ancora un membro autonomo del Regno dei Paesi Bassi.

Oranjestad
Sulla costa nord occidentale, affacciata sul suo porto pieno di lussuosi yacht e barche per la pesca d’altura, Oranjestad, la capitale cosmopolita dell’isola, è un affascinante mix di pittoreschi edifici coloniali dalle tinte pastello e nuovi centri commerciali di design. Vi si trovano ristoranti gourmet, lussuose gioiellerie, boutique delle più prestigiose firme internazionali e musei, tra cui l’Aruba Archeological Museum, centrato sulla vita dei Caquetio in epoca precoloniale, e l’Aruba Historical Museum, ambientato tra le rovine del Forte Zoutman, costruito nel 1796, da cui poi si è sviluppato il centro abitato, con accanto la Torre Willem III con orologio, utilizzata a lungo come faro.
Naturalmente in un’isola caraibica non poteva mancare un po’ di baldoria e, a questo proposito, una volta a settimana si svolge proprio nel Forte, il Bonbini Festival, con musica, balli e leccornie locali. Solo un assaggio del famoso Carnevale di Aruba, che dura un mese e termina con la Grand Carnival Parade nella Main Street, una sfilata di maestosi carri allegorici e di ballerini con costumi tappezzati di piume, lustrini e pailletes.
Da Oranjestad a Westpunt
A Nord di Oranjestad, la zona più turistica, si allungano 11 chilometri di magnifico arenile di soffice sabbia bianca accarezzato da un’acqua turchese e cristallina poco profonda dove praticare ogni tipo di sport acquatico. Lo condividono la “tranquilla” Manchebo beach, Eagle beach, una delle più belle dei Caraibi, punteggiata di palme e nodosi alberi di Divi Divi con la chioma piegata dal vento, diventati un emblema dell’isola, e l’affollata Palm Beach, fiancheggiata da imponenti e lussuosi resort.

Proseguendo, l’isola si assottiglia e la costa, puntando decisa a Nord-Ovest, si ammanta di bellissime spiagge meno battute – Hadicurari, Malmok e Arashi – dove dedicarsi a wind e kite surf, snorkeling e immersioni sul vicino reef e sul suggestivo relitto dell’SS Antilla, un mercantile tedesco di 122 metri che da 18 metri di profondità arriva a pelo d’acqua, affondato volutamente dal comandante all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, quando la Germania invase i Paesi Bassi. È uno dei tanti relitti di navi e aerei situati per la maggior parte lungo la costa sud orientale dove i wreck diver troveranno pane per i loro denti, oltre a reef di mille colori vibranti di vita.

Un altro relitto, quello del mercantile California, adagiato su un fondale di 17 metri, battuto da forti correnti e circondato da grandi formazioni coralline pattugliate da banchi di pesci, si trova proprio davanti a Westpunt (Boca), la punta settentrionale dell’isola, uno spoglio altopiano (Hudishibana) sovrastato dal Faro California che si chiama come il relitto che ne ha motivato la costruzione nel 1914. È alto 30 metri con all’interno una scala a chiocciola di 123 gradini che vale la pena di percorrere per godersi il panorama a 360 gradi su tutto il “Noord” isolano.

La costa occidentale
Da Westpunt inizia l’aspra e incontaminata costa orientale dove il mare è blu cobalto e le baie diventano preda delle onde oceaniche che vi planano più o meno dolcemente a seconda del meteo.

Questo spettacolare versante non si presta all’ancoraggio ma si può raggiungere in jeep per assaporare tutta la selvaggia bellezza di luoghi solitari come le Bushiribana Ruins, i resti in pietra di una fonderia d’oro costruita nel 1872, di piscine naturali scavate nella scogliera come Conchi (Natural Pool) e di baie rocciose con spiagge di sabbia immacolate quali sono Andicuri, Dos Playa – divisa in due da un massiccio scoglio piatto a strapiombo sull’oceano – e Boca Grandi, tutte meta di surfisti e kitesurfer spericolati oltre che di sunlover.

Da Colorado Point a Oranjestad
Doppiato Colorado Point (Punta Bassora), estremità meridionale dell’isola, si torna sul protetto versante orientale che regala subito due amene baie con spiagge da sogno, Baby bay beach, una piscina turchese con le formazioni coralline più belle dell’isola, e Rodger bay beach.

Turba un po’ sullo sfondo la sagoma della vecchia raffineria, che svetta vicino a San Nicolas, un tempo la città più importante dell’isola e oggi eletta capitale culturale, dove passeggiare tra edifici storici e case decorate da famosi artisti di Street Art, pranzare nel famoso Charlie’s Bar, zeppo di cianfrusaglie regalate dai clienti dal 1941 e poi spalmarsi su una delle spiagge di cui sopra.
O su quella di Mangel Halto, più avanti, nascosta tra le mangrovie nei pressi della Spanish Lagoon – protetta dalla filiforme De Palm Island – da esplorare in kayak, uno dei luoghi più belli dove dare fondo prima di tornare a Oranjestad.

Notizie Utili
Come arrivare
Dall’Italia si può raggiungere facilmente il Queen Beatrix International Airport (AUA) di Aruba via Amsterdam con la compagnia aerea KLM (www.klm.com) che offre frequenti voli diretti dalla capitale olandese. La durata del viaggio è di circa 15 ore.
Formalità d’ingresso
I cittadini europei non necessitano di visto per Aruba, ma solo di passaporto con una validità residua di almeno sei mesi e il biglietto aereo di ritorno.
Fuso orario, lingua, valuta
Le lancette dell’orologio vanno spostate 5 ore indietro, 6 quando in Italia vige l’ora legale. L’olandese e il papiamento sono le lingue ufficiali, ma quasi tutti parlano anche inglese e spagnolo. La moneta ufficiale è il fiorino arubano (AWG), ma il dollaro statunitense viene accettato in tutta l’isola con cambio fisso dal 1986 (1 USD = 1,79 AWG).
Clima
Il clima è tropicale con una temperatura media di 28 gradi resa piacevole dal soffio costante degli Alisei. Il sole splende praticamente tutto l’anno con brevi piovaschi concentrati perlopiù tra ottobre e gennaio. L’isola inoltre si trova fuori dalla rotta degli uragani.
Porti turistici
I porti turistici di Aruba sono ubicati lungo la costa occidentale dell’isola, la più riparata. Il principale è Renaissance Marina (L. G. Smith Blvd 9, Oranjestad; www.renaissancemarina.com – VHF canale 16), che si trova nel canale del porto di Oranjestad, in centro città, appena a Est del molo delle navi da crociera. Proseguendo verso Sud lungo la costa dispongono di ormeggi e servizi il Varadero Aruba Marina Yachting Caribe (Bucutiweg 34, Oranjestad; www.varaderoaruba.com), molto frequentato, con un ottimo ristorante, e l’Aruba Nautical Club (Balashi, Oranjestad; office@arubanauticalclub.com), vicino alla Spanish Lagoon, con ristorante di pesce e bar. Maggiori info su porti e ancoraggi sono disponibili sul sito www.aruba-cruisingguide.com (in lingua inglese).
Charter
Monforte Luxury Cruise (Pelican Pier, Noord; www.monfortecruise.com). Monforte III – barca a vela di 35 metri costruita in Brasile nel 2015 in legno di noce – salpa ogni giorno dal molo Pelican a Palm Beach, per visitare calette e spiagge che si susseguono fino alla Spanish Lagoon e per crociere al tramonto con cena gourmet a bordo.
Tranquilo Sail Charter (Renaissance Marina, Oranjestad; www.tranquiloaruba.com).
Il capitano Anthony Hadedoorn con lo sloop Tranquilo di 13 metri, ormeggiato a Renaissance Marina, offre crociere nella Spanish Lagoon con possibilità di praticare il drift snorkeling a Mike’s Reef durante il viaggio. Pranzo a bordo.
Pelican Adventures (Pelican Pier, Noord; www.pelican-aruba.com). Propone crociere a bordo di un comodo catamarano per fare snorkeling sul relitto Antilla e sul Malmon Reef. Attrezzatura fornita come pure snack e bevande. Partenza dal molo Pelican. La società organizza anche immersioni ed escursioni nell’entroterra con jeep.
Resort e Ristoranti
Bucuti & Tara Beach Resort (L.G. Smith Boulevard 55B, Eagle Beach, Aruba; www.bucuti.com)
Romantico boutique resort – adults only – situato sulla spiaggia di Eagle Beach. Dispone di 104 eleganti camere e suite in stile moderno, due ristoranti, piscina all’aperto, SandBar, lettini e cabana, Purun Spa, centro fitness 24h, cinema in spiaggia sotto le stelle due volte a settimana. Su prenotazione si può cenare in una palapa privata fronte mare.
Manchebo Beach Resort & Spa (J. E. Irausquin Blvd 55, Palm-Eagle Beach; www.manchebo.com). Sulla tranquilla spiaggia di Manchebo questo lussuoso resort quattro stelle orientato al relax e al benessere offre 72 camere de-luxe con balcone panoramico, la Spa del Sol caraibico-balinese con gazebo vista oceano sulla spiaggia, dove si svolgono anche lezioni di yoga e pilates tutti i giorni. A disposizione, tre ristoranti là a carte e piscina con bar..
Papiamento (Washinton 61, Noord, Aruba; www.papiamentoaruba.com). Ambientato in una casa arubana del 1886 che ha mantenuto gran parte degli arredi originari, questo affascinante ristorante, aperto la sera, è una sorta di museo circondato da un rigoglioso giardino con accanto una piscina turchese intorno alla quale sono disposti i tavoli per gustare sotto le stelle piatti di cucina arubana reinterpretata. C’è anche un fornitissima cantina con 200 etichette 1800 bottiglie.
Ufficio del Turismo di Aruba in Italia – Global Tourist – Tel. 011 4546557 – aruba@globaltourist.it – www.aruba.com<p style=”text-align: center;”></p>

