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Il Futuro di Pardo Yachts, strategie e progetti

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Fabio Planamente a tutto campo. Dall’acquisizione di VanDutch alla possibilità di nuovi investitori. Radiografia di un successo forse inatteso.

Non abbiamo acquisito un competitor, bensì un prodotto complementare. Non abbiamo mai avuto, infatti, nessuna sovrapposizione nelle trattative fra Pardo Yachts e VanDutch. Si tratta di un’acquisizione strategica anche per la suddivisione del rischio. Tenendo sempre presente che qualche segmento di mercato possa calare, avere dei prodotti complementari aiuta la stabilità di un cantiere”.
Fabio Planamente, amministratore delegato di Pardo Yachts, che con Gigi Servidati ne possiede anche la maggioranza delle quote, spiega così la natura dell’operazione che nelle scorse settimane ha portato all’acquisizione del brand olandese. Una notizia inattesa ma del tutto coerente con la traiettoria che Planamente e Servidati hanno impresso al cantiere. Nato nel 2016 dalla pluridecennale storia di Cantiere del Pardo, la società ha iniziato la costruzione di barche a motore collocandole subito nella fascia alta del mercato, attribuendo loro un carattere molto deciso seppure non inedito dal punto di vista del design.

Acquisizioni di questo genere non si improvvisano. Come nasce l’idea?

La nostra è un’idea maturata a lungo che nasce soprattutto dalla grande ammirazione per un brand posizionato nella fascia del lusso estremo e nel segmento più life style in cui è collocato Pardo Yachts. Inoltre, è iper-conosciuto negli Stati Uniti, dove Pardo Yachts sta vivendo un momento incredibile, con i volumi di vendita che stanno raddoppiando di sei mesi in sei mesi. L’acquisizione di VanDutch imprimerà anche a Pardo un’ulteriore spinta nel mercato Usa. Per quanto ci riguarda abbiamo fatto un’altra considerazione. Il brand è fortissimo, sono dei geni nel marketing e nelle vendite, ma mancava loro una casa, un cantiere dove concentrare la produzione invece di distribuirla in giro per il mondo. Noi pensiamo che quando un marchio comincia ad avere una valenza, come nel caso di VanDutch, non possa essere solo marketing e commerciale ma debba essere anche produzione, sviluppo del prodotto, progettazione, industrializzazione e servizio post-vendita al cliente.

Pardo 43

L’acquisizione comporterà aumento delle maestranze e della superficie produttiva per Pardo Yachts?
No, non ne avremo bisogno. In questi tre anni, con il suo ingresso nel mondo del motore, il cantiere è cambiato moltissimo, con un enorme sforzo sul piano logistico, passando dalla sola produzione di barche a vela a quella di 80/90 barche a motore all’anno. Abbiamo un sito produttivo di 40.000 metri quadrati che, con la razionalizzazione che abbiamo introdotto degli spazi e dei processi, sono sufficienti ad assorbire la produzione di ulteriori 60 barche. Da qui a un anno vedremo se sarà necessario un ulteriore ampliamento sempre all’interno del sito di Forlì.

La gamma al completo di Pardo Yachts con i Pardo 38, 43 e 50

Secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore, sareste in procinto di vendere il 60{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} del cantiere a un fondo di investimento. Prima di tutto le chiedo se è vero e se non sia una necessità scaturita anche da questa acquisizione.
Oggi Cantiere del Pardo sta vivendo un momento particolarmente felice. Come tutte le aziende che vanno bene siamo appetibili per tanti investitori. Quindi il concetto che vorrei chiarire è questo: noi non stiamo andando a cercare nessuno, anzi ci stanno cercando in tanti. In questo senso valuteremo eventualmente il supporto di un partner finanziario che possa contribuire a sostenere un’ulteriore crescita. Abbiamo le idee piuttosto chiare: sia io che Servidati non vogliamo certo lasciare la nostra azienda. Posso dire però che essere così corteggiati ci fa piuttosto piacere.

Grand Soleil 44
La dinette del nuovo Grand Soleil 44

Prima accennava al periodo particolarmente felice del mercato statunitense. Ce lo traduca in cifre.
Oggi il mercato americano rappresenta circa il 30 per cento del fatturato del solo motore. Abbiamo previsioni di crescita ulteriore. All’inizio dell’anno negli Usa avevamo due dealer, uno in Florida e uno nella zona di Chicago. Ora abbiamo acquisito un nuovo dealer che sta coprendo la parte Ovest, da San Diego a Seattle, e stiamo per concludere un accordo con un concessionario americano molto forte che completerà la copertura del Nord degli Stati Uniti. Quello che ci inorgoglisce è che in pochissimo tempo la nostra credibilità è cresciuta al punto che ormai i più grandi dealer al mondo, che fatturano 200–300 milioni di dollari l’anno, più di qualche grande cantiere italiano, ci vengono a cercare perché vogliono investire su di noi.
Ricordo il salone di Miami del 2018, quando avevate un solo piccolo posto barca a disposizione. Qual è la ragione di questa crescita in così poco tempo?
Me lo spiego proprio a partire da quello che abbiamo imparato in quel Miami 2018. Quando la barca arrivò, con un ritardo di due giorni fra l’altro, l’apprezzamento per il design era unanime. Ma la domanda che gli americani ci facevano era sempre la stessa: chi fa il servizio post-vendita? Chi c’è qui in America che ci può assistere? Ecco, noi da subito abbiamo perseguito un servizio post-vendita a cinque stelle, com’è nella tradizione Usa, e negli Stati Uniti siamo subito stati presenti fisicamente con il nostro partner ad Aventura, tra Fort Lauderdale e Miami. Questa sede è oggi il punto di arrivo delle nostre barche, che vengono controllate e che solo dopo che sono state verificate nel minimo dettaglio, vengono distribuite sul mercato americano. Un protocollo che si ripete in tutti i mercati in cui vendiamo.
Una domanda obbligata: come ha inciso l’emergenza sanitaria sulla vostra produzione?
Stiamo lavorando più di prima. Dal primo giorno in smart working nessuno si è tirato indietro. Anche da chiusi siamo riusciti a mantenere aperta la logistica sia in ingresso sia in uscita e questo ha permesso di mantenere aperto il contatto con i fornitori. Una scelta strategica, perché quando il 16 di aprile siamo ripartiti avevamo il materiale in casa per poter produrre barche.
Ma la domanda non ha subito flessioni?
No, e questo dipende, credo, dal fatto che la nostra produzione si colloca nella fascia alta del mercato. Non un singolo ordine è stato cancellato e il trend è in crescita anche per il 2021. Credo che la clientela della nostra fascia di mercato non abbia risentito di questa emergenza dal punto di vista finanziario. In questo senso, anche la rete dei dealer ha avuto un ruolo molto significativo. Noi li abbiamo sempre tenuti tutti collegati con le piattaforme web organizzando dealer meeting virtuali. La rete ha percepito la presenza del cantiere come reattiva, propositiva anche rispetto al futuro. Anche questa è una delle chiavi del nostro successo: avere dei dealer molto motivati che credono nei marchi e sono pronti a impegnarsi e investire. Ecco, credo che anche questa capacità di reazione sia un ulteriore nostro punto di forza. Dipenderà forse anche dalle nostre dimensioni medie che ci consentono un’agilità decisionale che, visti i cambi repentini delle condizioni di mercato, è indispensabile per adattarci velocemente. Non inseguire il mercato ma stare al passo con esso.

Il VanDutch 55 a Miami.

Parliamo di futuro: quali sono i progetti nel cassetto?
Stiamo sviluppando un modello nuovo a vela, uno a motore e uno per VanDutch. Un trend di novità che stiamo mantenendo ogni anno.
Per la vela cosa dobbiamo aspettarci?
Sarà un modello della gamma Long Cruise, un po’ più grande del 52.
E per il motore?
Stiamo lavorando sull’Endurance 60 che metteremo in acqua a novembre e stiamo pensando alla terza gamma che si inserirà fra i walkaround e l’Endurance. Per quanto riguarda VanDutch, stiamo dando forma al 48, che è un progetto rimasto sempre sulla carta e che presenteremo fra settembre e ottobre.

Il rendering dell’Endurance 60 che sarà in acqua il prossimo autunno

A proposito di presentazioni cosa prevedete di fare per i saloni nautici?
Le notizie cambiano tutti i giorni, vedremo nei prossimi giorni quali protocolli ci saranno e se saremo interessati a partecipare. In ogni caso abbiamo pronto il piano B per non rinunciare al contatto diretto con il cliente e mostrare dal vivo le nostre barche. Stiamo lavorando all’organizzazione di eventi, come quello dello scorso anno a Porto Piccolo. Una sorta di “salone del Pardo” dedicato al nostro cliente e a quello potenziale.<p style=”text-align: center;”></p>

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