Saloni nautici, Miami, i due volti della nautica
Negli stessi giorni due saloni che parlano lingue diverse: lo Yacht Show, che soffre della nuova location a Down Town ma dove i cantieri italiani sono i grandi protagonisti, e il Boat Show di Key Biscayne, il cuore del diporto americano, fra megafuoribordo e hot dog.
La ritualità del post-salone prevederebbe di aggettivare quello di Miami come il più prestigioso e importante salone nautico del panorama americano.
In realtà, il Miami Boat Show 2020, giunto alla sua trentaduesima edizione ma, al secondo appuntamento dopo il trasloco dalla Collins Avenue a Down Town, ha spinto i più cauti a esprimere qualche dubbio e perplessità; i più pessimisti a definirlo come un flop.
D’altra parte, parlare di un salone nautico di Miami è improprio, visto che nelle stesse identiche date – quest’anno dal 13 al 17 febbraio – di eventi nautici, come in passato, ce ne sono stati due, separati e rivolti a due pubblici molto diversi: il Miami Yacht Show, che raccoglie la nautica internazionale genericamente più grande, organizzato da Informa – una delle più importanti società americane promotrici di eventi – nella cornice del One Herald Plaza a Down Town; il Miami International Boat Show, organizzato dalla NMMA, National Marine Manufacturers Association, la maggiore associazione della nautica da diporto degli Stati Uniti, in una location molto più popolare, il Miami Marine Stadium in Key Biscayne.
Il primo, quello dove sono concentrati i grandi yacht e dove anche quest’anno hanno spiccato i brand italiani, dopo il trasferimento dalla Collins Avenue ha perso il glamour di Miami Beach senza guadagnare in qualità espositive, logistica e organizzazione. Anzi, il risultato è stato una generale flessione della qualità sul piano degli allestimenti comuni, con passaggi angusti, ostacoli vari e un evidente calo del numero dei visitatori.
Il secondo, quello che per ammissione generale rappresenta la vera nautica americana, quella – se vogliamo – un po’ eccessiva, dai colori sgargianti e dalle motorizzazioni esuberanti. Ma non solo. E’ proprio al Marina Stadium che trovano spazio gli stand dedicati all’elettronica, ai motori, al vasto mondo dei gommoni e della pesca sportiva e al settore vela. Quattrocento circa le imbarcazioni esposte a Down Town, millequattrocento quelle in acqua a Key Biskayne, con un’affluenza che, calcolata in circa 100.000 visitatori, ha confermato questa location come quella più gettonata dal pubblico degli appassionati.
Tuttavia, il Miami Yacht Show anche quest’anno è stato scelto dai grandi marchi italiani come vetrina affacciata sul mercato statunitense. Con qualche riserva, come abbiamo detto, generata non solo da un evidente calo di appeal dell’esposizione di Miami, ma anche dalla fortissima crescita di altri due saloni, quello di Fort Lauderdale e quello di Palm Beach. E se è vero che Miami attira molti visitatori dalle aree meridionali e che Palm Beach sembra rivolgersi a un pubblico maggiormente proveniente dal Nord, Fort Lauderdale esercita una grande attrazione per entrambi. E visti i costi esorbitanti per gli espositori, il rischio per Miami è che la vicinissima Fort Lauderdale diventi più un’alternativa che una concorrente.
Pochissime le novità presentate a Down Town, una quindicina in tutto, per gran parte portate dalla grande cantieristica italiana comunque sbarcata in forze nella capitale economica, non politica, della Florida.
Gli stand di Absolute, Azimut, Ferretti Group, Monte Carlo Yachts e ancora, Evo Yacht, Invictus, Pardo e Sea Infinity, sono stati fra quelli più visitati da parte di un pubblico in buona parte mosso da interesse concreto più che da semplice curiosità.
Stiamo parlando di cantieri che esportano verso gli Stati Uniti dal 20 per cento (come nel caso di Cantiere del Pardo) al 30-40 per cento della loro produzione (come nel caso di Absolute, Azimut e Ferretti Group).
Percentuali importanti, in molti casi alimentate anche dalla presenza fisica dei cantieri italiani in Usa, attraverso branch office, concessionari eccetera. Uno su tutti, l’esempio di Azimut il cui importatore, Marine Max, è un colosso quotato in borsa.
Non meraviglia, dunque, che sul fonte delle novità si sia parlato soprattutto italiano. A partire dall’anteprima mondiale di Azimut, che con il suo Verve 47, disegnato da Francesco Struglia con l’intervento sulle linee d’acqua di Michael Peters, ha rivolto lo sguardo soprattutto al mercato d’oltreoceano.

Un gioiello di stile italiano associato ad una potenza assai elevata: quattro fuoribordo da 450 HP. Non anteprime mondiali, ma novità per il mercato Usa, altri tre yacht di casa Azimut fra i 18 modelli presenti a Miami, ovvero l’Azimut S8, l’S6 Sportfly e il 78 Flybridge.
Riflettori puntati anche sul Wallytender X, versione fuoribordo del già noto 48 piedi prodotto dal brand appartenente al Gruppo Ferretti: un bolide da 55 nodi, spinto da quattro Mercury da 450 HP.

Charme tutto italiano anche per quanto riguarda la seconda novità portata in Florida dal Gruppo, ossia il Dolceriva 48.
Una world premiere molto attesa è stata quella di Monte Carlo Yachts che, con la versione Skylounge del suo MCY 70, ha introdotto un elemento strutturale – il cosiddetto enclosed flybridge, appunto – che modifica sensibilmente lo stile di vita a bordo e che, presto, farà la sua comparsa in altri modelli prodotti dal cantiere di Monfalcone.

Forte la presenza anche di Absolute Yachts, che ha presentato per la prima volta in America le due anteprime mondiali di Dusseldorf: il Navetta 52 e il Navetta 58.

Analoga la scelta di Cantiere del Pardo che a Miami ha esposto il Pardo 50 e il Pardo 43 già visti nei saloni autunnali, accompagnandoli però con la presentazione dei progetti del Pardo Endurace 60 e del Grand Soleil 44, nonché del disegno della versione fuoribordo del Pardo 38.

Primissima volta negli Stati Uniti per un altro cantiere italiano, Invictus Yachts, che si è presentato allo Yacht Show con il GT 370 e il GT 280S, proposti come day cruiser ma probabilmente ben recepiti come tender di lusso dal potenziale armatore che si affaccia sulle altre sponde dell’Atlantico.
Una scelta atipica ma molto interessante quella del Cantiere Baglietto, che ha Miami non ha portato in acqua alcuna unità ma ha scelto di ritagliarsi uno spazio esclusivo esterno all’area espositiva. Il cantiere, specializzato nella costruzione di grandi yacht plananti e semidislocanti in acciaio e alluminio, ha infatti attivato una partnership con Visionaire, il marchio del lusso specializzato in interior design, allestendo all’interno del suo negozio di Miami un’area di accoglienza per la propria clientela in un ambito sicuramente molto elegante. In questa speciale cornice è stato quindi presentato il concept degli interni del 48 metri T-Line.
Un po’ defilata, ma solo per motivi logistici, la presenza di Evo Yachts, che ha potuto esporre il suo R6 soltanto nella zona dedicata ai broker, raccogliendo comunque molti consensi per l’originalità delle sue soluzioni.

Sull’isola di Watson, separata da poche centinaia di metri di mare da Down Town, è stata allestita una collezione di 60 superyacht: Benetti, CRN, Sanlorenzo e Tankoa, solo per citarne alcuni, ben oltre i 50 metri di lunghezza, che viaggiano a cifre di alcune centinaia di migliaia di Euro per i noleggi settimanali.
Presa la navetta dall’imbarcadero allestito all’interno del Miami Yacht Show, in circa mezz’ora abbiamo potuto raggiungere l’area del Marina Stadium, dove si è concentrata la presenza di un pubblico certamente più variegato, molto più numeroso e anche molto più interessato alla nautica tipicamente americana.

Tra i grandi marchi a stelle e strisce come Boston Whaler, Cigarette, Contender, Seahunter e Wellcraft – quasi tutti supermotorizzati – non hanno sfigurato i marchi italiani molto diffusi attraverso le loro capillari reti di dealer, come Zar e Nuova Jolly, con le loro gamme di rib, e neppure il quasi debuttante cantiere Seanfinity di Gaeta con il suo T4, un raffinato open nato dalla collaborazione tra Vincenzo Tuccio, noto specialista di propulsioni con eliche di superficie, e l’architetto Gianluca Caputi.

Nella stessa area, il cantiere spagnolo De Antonio ha esposto quattro modelli: il 28 Open, il 28 Explorer, il 34 Cruiser e il 46 open.
Una doverosa nota a proposito del sempre relativamente modesto spazio dedicato alla vela, settore che conosce il suo migliore territorio Usa nei grandi laghi del Nord. A Miami, il pubblico dei suoi appassionati ha potuto trovare soddisfazione solo grazie alla cantieristica europea, qui rappresentata comunque da grandi nomi come Bali Catamaran, Bavaria, Beneteau, Fountain Pajot, Jeanneau.
Insomma, ancora una volta, è stato quel variopinto insieme di padiglioni dedicati ai grandi fuoribordo, alle attrezzature da pesca, all’elettronica e all’accessoristica a riaffermare sull’isola di Key Biscayne il successo del salone americano per eccellenza. Con quella punteggiatura di furgoncini adibiti a rivendita di hot dog e hamburger che, soprattutto in certe fasce orarie, viste le file, sono sembrati diventare il maggior polo di attrazione.