Foto e fotogrammi imbarazzanti – terza parte
Immagini di qualità oscillante, raramente perfette, più spesso sfuocate, mosse o scolorite: comunque sempre chiarissime nel dimostrare quali sono i pericoli derivanti dai comportamenti sconsiderati di chi naviga per diletto o per professione.
Eccesso di velocità

Esattamente come si osserva nel mondo degli autoveicoli, anche in mare la velocità costituisce un fattore di pericolo o, quantomeno, di grande disturbo.
Nella foto 1 vediamo un avvicinamento in piena planata in prossimità di un porticciolo.

Nella foto 2, un motoryacht procede all’interno di un canale formando una scia in grado di provocare danni alle imbarcazioni ormeggiate lungo le sponde.

Nella foto 3, un gommone accosta in planata attorno a una barca a vela ancorata, in prossimità della quale potrebbero esserci bagnanti, peraltro poco visibili.

Analoga situazione di rischio nella foto 4, dove si può notare anche un’altra imprudenza/infrazione: a bordo del gommone che traina lo sciatore in prossimità del catamarano c’è soltanto il pilota (che in questo caso deve essere sempre patentato, a prescindere dalla potenza del motore) ma, a termini di norma, dovrebbe esserci almeno un’altra persona esperta nel nuoto.
Collisioni per tutti i gusti
Il mare e persino gli oceani non sono poi così tanto grandi da impedire che due barche vadano una contro l’altra. Il più delle volte si parla di misteriose avarie ai timoni o ai motori pur di non riconoscere che la causa principale è la distrazione, seguita nella casistica dal mancato rispetto delle regole di precedenza.
La cosa curiosa – per non dire di peggio – è che, spesso, si tratta di “leggerezze” simmetriche, cioè di comportamenti analoghi per entrambe le parti coinvolte.

A proposito del fotogramma 1, per esempio, è evidente che la barca dalla quale è stato girato il video non ha dato la precedenza all’altra (che proveniva dal lato dritto): è lecito tuttavia chiedersi se, anche solo qualche minuto prima della collisione, il comandante di quest’ultima fosse perfettamente conscio di come la situazione stesse evolvendo.
Probabilmente no, perché altrimenti avrebbe potuto fare qualcosa per evitare l’urto.


Anche per questo è ancor più agghiacciante ciò che mostrano i fotogrammi 2, 3, 4 e 5 dove invece unità ferme, in pesca, dunque nell’impossibilità di manovrare prontamente, vengono prese di mira da barche più grandi in piena velocità, molto probabilmente sotto la guida cieca dell’autopilota e senza alcuna vedetta.

Osserviamo che molto spesso, purtroppo, si assegna a questo utilissimo dispositivo il compito di mantenere una determinata direzione (o anche una rotta complessa) “dimenticando” che non è in grado di evitare né gli ostacoli imprevisti né quelli fissi erroneamente non considerati in fase di impostazione della rotta.

Proprio come dev’essere accaduto alla barca del fotogramma 6 che, anch’essa in piena velocità, è letteralmente “salita” su un isolotto concludendo lì la sua folle corsa.

Ma succede anche nel naviglio professionale, come testimonia la foto 7.

Al contrario, il fotogramma 8 congela un’azione a bassa velocità ma potenzialmente pericolosissima: un potente fisherman in retromarcia investe una canoa, assai poco visibile, e ne provoca il ribaltamento con la caduta in acqua del suo occupante, anch’esso intento a pescare. Le eliche in rotazione sono armi micidiali che, per fortuna, stavolta non hanno fatto danni.

Potenza inopportuna

Nessun danno neppure per il giovane che, sul suo jet-ski è stato appena toccato dal potente motoscafo (fotogramma 9); il video completo mostra il vivace rimbalzo di proteste e giustificazioni tra le due persone in causa, dal quale è francamente difficile stabilire se la ragione o il torto stiano completamente da una parte o dall’altra.

No comment relativamente al fotogramma 10, che ferma l’istante in cui un potente gommone della Coast Guard americana compie volutamente, maldestramente e colpevolmente una vergognosa bravata che lo porta a urtare violentemente uno yacht, nel corso di una non meglio identificata manifestazione.

Infine, il fotogramma 11: un secondo scarso prima della collisione tra una barca a vela che procede con le mure a dritta e un’altra che, pur avendo le mure a sinistra, non le dà la precedenza. È una dinamica non rara in regata, quando nella foga della competizione capita di assumersi scientemente qualche rischio di troppo durante gli incroci; ma è imperdonabile in tutti gli altri casi.
Il tender non è un gioco
Particolarmente in rada, con parecchie barche alla fonda, è facile riscontrare un certo traffico variegato: soprattutto tender, ma anche sup, tavole a vela, moto d’acqua eccetera che spesso si destreggiano tra bagnanti, anche questi ultimi spesso imprudenti.

Come pure evidenziato in altri paragrafi di questo articolo, la pericolosità di questi mezzi dipende anche dal fatto che da molti vengono considerati poco più che innocui giochi da spiaggia (d’altra parte, molti di essi vengono pure definiti “toys”) e, non a caso infatti, qualcuno ne consente l’uso addirittura ai bambini.

Dobbiamo riconoscere, tuttavia, che le immagini 1 e 2 raccontano una storia leggermente diversa, poiché i due giovanissimi alle prese con il piccolo gommone sembrano comunque assai più preparati e responsabili (notare i salvagente regolarmente indossati da entrambi e il lacciolo di sicurezza al polso di quello che è ai comandi, pur sembrando di età inferiore ai 16 anni minimi necessari per usare un motore “senza patente”) rispetto a quel gruppo di adulti che mette a dura prova la portata e la stabilità del suo tender.
Da galera
Concludiamo questa panoramica, che potrebbe essere ampliata con mille altri esempi di varia gravità, con due autentiche nefandezze.

La prima è ben sintetizzata da un unico fotogramma che, estratto da un video completo, mostra un giovane che – solo a bordo – lascia il posto di comando e si mette in bella mostra sulla prua del suo motoscafo in piena planata per farsi riprendere.
La seconda, registrata da una cam fissata sulla plancia di un motoscafo da wakeboarding, merita invece una sequenza, da “gustare” passo-passo:
1) il giovane al posto di pilotaggio imposta direzione e velocità mentre il compagno di avventure è a traino sulla sua tavola;
2) il giovane lascia i comandi e, mentre la barca continua a navigare formando l’onda voluta, prende il mare con la sua tavola incominciando a surfare davanti al compagno;
3) il giovane perde l’equilibrio e finisce in acqua, mentre il compagno, richiamandosi sul cavo di traino, tenta di risalire a bordo per prendere il controllo del motoscafo;
4) anche il compagno cade in acqua e, a questo punto, il motoscafo procede nella sua folle corsa senza nessuno a bordo.
Dopo pochi secondi il video si interrompe, perciò non conosciamo la conclusione di questa indecente bravata che, evidentemente, potrebbe aver causato danni gravissimi a persone e a cose.
C’è poco da aggiungere.


