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Il ritorno di Nave Argo, salvata dalla passione

nave Argo

Il via ai lavori di restauro di Nave Argo

Il suo destino era tracciato, ma un signore che ama le cose che raccontano una storia gli ha fatto cambiare repentinamente strada. Il cavaliere Giovanni Arvedi, che ama “ascoltare le barche”, ha dato il via ai lavori di restauro di un’unità che sembra uscita fuori da un romanzo di Fleming.

Nave Argo
Nave Argo

Nave Argo, l’ex nave spia della Marina Militare e poi yacht presidenziale a disposizione di Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, è stata salvata dal rischio della demolizione.

Per il vecchio yacht di legno di 24 metri – costruito dal Cantiere Italcraft di Gaeta e varato il 10 ottobre del 1971 – si è aperto un nuovo corso di gloria ritrovata; la nave è oggi proiettata verso un recupero finalizzato alla conservazione della memoria e al ritorno “alacre sopra le onde”, come recita il motto-bandiera dell’unità dalla lunga e articolata vita; una vita fatta di travestimenti, marcatura stretta di onde radio sovietiche e infine palcoscenico istituzionale.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano su Nave Argo
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano su Nave Argo

La svolta è dettata dal cuore, quello del cavaliere Giovanni Arvedi, industriale dell’acciaio di Cremona che, alla bella età di 86 anni, si è lanciato nell’impresa.Questione d’amor patrio, dei ricordi della bella amicizia con Carlo Azeglio Ciampi, di disponibilità finanziarie ma soprattutto il desiderio di rendere un servizio al Paese, in continuità con un’esistenza operosa.

Il destino di nave Argo

Sì, il destino di nave Argo, nel 2020, era segnato: la demolizione. La prospettiva era stata traguardata dalla Marina Militare, ricompresa nel pacchetto di unità di legno a fine corsa (con l’ex nave spia, i dragamine Porpora, Astice e Murena costruiti nel primo dopoguerra) da rottamare insieme ad altre unità di acciaio dalle quali poter riciclare il materiale, come rappresentato al cavaliere sul piano delle opportunità.

Il cavaliere Giovanni Arvedi
Il cavaliere Giovanni Arvedi

La notizia ha così innescato il percorso virtuoso fatto di interlocuzioni, disponibilità, sogni. Risultato finale: lo yacht tornerà a solcare i flutti sensibile ad eventuali ‘richiami’ per la presenza a cerimonie e regate, come previsto da disciplinare dell’incanto. Risale allo scorso settembre la pubblicazione dell’aggiudicazione dell’Argo all’esito della gara per la sua vendita. Solo un’offerta, quella del cavalier Arvedi.

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Rimessaggio nell’Arsenale della Spezia

Si è trattato della prima spesa messa in conto dal cavaliere per resuscitare l’Argo. L’annuncio pubblico è avvenuto nell’ambito del convegno “Tra legno e acqua” svoltosi a Varese, a fine gennaio 2024, per iniziativa dell’Associazione Vele d’epoca Verbano. L’ha dato il designer e docente universitario genovese Francesco Foppiano – che ha curato il progetto e dirige i lavori di restauro su incarico di Arvedi – a un cenacolo di appassionati di barche storiche. Contesto migliore non ci poteva essere.

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L’arrivo nel cantiere Boma Yacht Service

Il cavaliere non era presente ma devono avergli fischiato le orecchie per l’inanellarsi di espressioni di plauso e gratitudine levatesi dalla platea del Palace Hotel, sede del meeting di nicchia. Sono così affiorati i fondamentali della storia che prende le mosse all’epoca della Guerra Fredda.

Nome sotto le mentite spoglie

Sotto le mentite spoglie di yacht, la nave – all’epoca costruita con il nome Rigel impresso sulla poppa (ma la denominazione ufficiale era MEN 209) – era stata concepita per intercettare le onde radio delle navi sovietiche che usavano i radar per trasmettere messaggi. Suo ambito di azione era il Mar Egeo Orientale.

Il primo comandante fu l’allora tenente di vascello Gianfranco Fialdini. Nella sua lunga carriera, conclusa con il grado di contrammiraglio, spicca l’elogio solenne – ottenuto nel 1974 dall’allora capo di stato maggiore Gino De Giorgi – per la scoperta della pratica dell’incrociatore Moskva di comunicare con le unità della flotta sovietica a mezzo radar.

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Trattamento del fasciame di carena

I fotogrammi dei ricordi evocano i film di 007. Fialdini li svela a Nautica. A bordo dell’Argo non mancavano signorine vezzose dalle belle forme. “La dotazione finanziaria per le crociera prevedeva risorse finalizzate a invitare turiste straniere da imbarcare per brevi navigazioni e lunghe soste nei porti greci per palesare la copertura vacanziera della missione segreta” rievoca l’ex comandante.

Una fase dello svuotamento del sottocoperta
Una fase dello svuotamento del sottocoperta

Fra i ricordi anche le tribolazioni per le complicazioni sorte nell’apparato di trasmissione collegato ai due motori Diesel CRM a 18 cilindri a W da 1250 Hp capaci di far viaggiare lo scafo a oltre 30 nodi di velocità. “Avemmo un’avaria. Fummo costretti al rimorchio. E, una volta, anche a una fuga precipitosa dalla base invernale di Gaeta per le notizie diffuse dalla rivista Abc sull’esistenza di una nave spia italiana non identificata, realizzata per studiare le mosse delle navi sovietiche del Mediterraneo”.

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Il compartimento che nascondeva gli apparati apparati spia

Fine della missione dell’Argo

Crollati il muro di Berlino e il regime sovietico, la missione dell’Argo cessò. La prima nuova funzione fu quella di nave soccorso al servizio dei reparti speciali poi, alla fine degli anni Novanta, quando venne posta in disarmo la nave presidenziale Raffaele Paolucci, il Ministero della Difesa decise di sostituire questa con l’Argo.

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Uno dei motori Crm 18 D7S appena sbarcato

Nel 2000, dopo il refit per smantellare gli apparati spia e adibirla a unità di rappresentanza, l’entrata in scena per ospitare Ciampi e signora e per impreziosire cerimoniali istituzionali, a cominciare dalla festa della Marina Militare. Così fu anche con Napolitano.

Poi, nel 2015, le valutazioni sul rapporto costi-benefici e il limitato uso presidenziale innescarono il pensionamento, col progressivo degrado fino alla decisione della demolizione. Questa, come detto, è stata stoppata dal cavaliere Arvedi.

Dall’inizio dell’anno, trasportata a rimorchio dalla Spezia, l’Argo ha raggiunto i cantieri Boma Yacht Service, di proprietà del Gruppo San Giorgio del Porto, dove sono iniziati i lavori di restauro.

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Smantellamento del fly

Obiettivi per far tornare a navigare l’Argo

Obiettivi: fare in fretta per farla tornare a navigare, permettere al cavaliere di godersi la nave, mettere la stessa a disposizione per eventi della Marina. “Gli interventi – spiega Francesco Foppiano – consistono in una totale ricostruzione, volta a mantenere l’aspetto dell’unità durante suo periodo come yacht presidenziale, ma dotandola di interni dal layout adatto a un vero utilizzo come yacht e con tutti quei comfort a cui oggi non si può più rinunciare.

Però lo stile sarà assolutamente quello del periodo originario della barca in modo da mantenerne intatto il fascino, così come i motori, previa ricostruzione, saranno gli stessi CRM originali. Anzi no! Perché quei motori adesso presenti a bordo, avevano equipaggiato in precedenza il Raffaele Paolucci, quindi non potremmo avere motori più nobili avendo servito su ben due yacht presidenziali.

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Schizzo del nuovo layout

Lo scafo si è presentato in condizioni incredibilmente sane. I problemi maggiori sono apparsi nella coperta e nella sovrastruttura, che infatti verranno largamente ricostruite, così come verranno integralmente ricostruiti tutti gli impianti e tutti gli arredi interni ad eccezione della plancia che dovrà rimanere quella originale”.

Non esiste una quantificazione puntuale delle spese. Forse il prezzo di uno yacht nuovo di quella taglia si allineerebbe con i costi dei refit. Ma queste sono supposizioni non gradite dal cavaliere, che spiega la genesi e i contenuti dell’idea: “Amo le barche a vela e le preferisco a quelle a motore, ma in questo caso sono contento di aver fatto una eccezione per quel che ricorda e rappresenta. Quello che amo dell’andare per mare è la libertà, il senso dell’infinito. Le mie barche? Devono avere classe e storia, essere espressione di qualità e di professionalità. Amo… ascoltarle”.

Presto, quindi, Arvedi ascolterà le storie che Argo vorrà raccontargli. “Il valore della storia – dice – è il futuro, da interpretare col maggior buon senso”. E il cavaliere sarà ben lieto di mettere l’Argo nuovamente a disposizione della Marina per le cerimonie e per fare memoria delle sue missioni al servizio dello Stato.

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