Cannes Yachting Festival: l’exclave della nautica italiana
C’è poco da fare, è come un torneo di tennis nel quale, per regolamento, un preciso giocatore abbia sempre la battuta in tutte le partite. In questo caso, lo Yachting Festival è ancora una volta l’unico a poter segnare gli “ace” costituiti dalle novità che, a quanto pare, sollecitano assai più l’attenzione degli operatori che non quella del pubblico.
Lo dimostra l’eccezionale quantità di comunicati, inviti, cene, cocktail, memo, WhatsApp che le aziende presenti sia al salone di Cannes sia a quello di Genova hanno inviato e organizzato in occasione del primo e non in occasione del secondo.
Per quanto riguarda i visitatori, si è ulteriormente rafforzata la sensazione che, lungo le banchine e i pontili delle due grandi aree espositive di Cannes, la lingua “ufficiosa” continui ad essere l’italiano.
Già, le due aree espositive. Consolidata nella sua organizzazione la ripartizione che, avviata nel 2019, prevede il Vieux Port dedicato sostanzialmente alle barche a motore e Port Canto dedicato sostanzialmente alla vela, forse mai come quest’anno abbiamo potuto notare che la distanza “elettiva” tra le due aree va ben al di là di quel mezzo miglio via mare che i battelli-shuttle percorrono in una decina di minuti.
Vieux Port, all’estremità Ovest della Croisette, alle spalle del Palais du Festival, a due passi dalla pittoresca salita di rue Saint-Antoine, è a suo modo più formale, esclusivo, teatrale, con i tanti stand megagalattici più o meno opachi al pubblico non Vip e, tuttavia, percorso in lungo e in largo da una moltitudine di persone (il dato ufficiale di quest’anno parla di 54.000 presenze), molte delle quali in sfilata come se si trattasse di una passerella d’alta moda.
Peccato che, ancora una volta, su questa variegata folla, abbia fatto da “livella” – per citare Totò – il micidiale ponte mobile che, spesso aperto o chiuso al di fuori degli orari dichiarati, ancora una volta ha messo chiunque in fila disordinata per consentire alle barche di utilizzare il prospiciente Golfe de la Napoule per le prove in mare riservate a clienti e giornalisti.
Tutt’altra atmosfera a Port Canto, all’altra estremità della Croisette, con la sua svettante foresta di alberature che si snoda lungo ben oltre due chilometri di banchine e pontili, con gli stand decisamente più semplici, funzionali e meno selettivi; fisicamente ben aperti al tipico pubblico dei velisti, mediamente più interessato agli aspetti tecnici delle barche in mostra e meno modaiolo.
Non ci sono dati precisi circa il flusso di visitatori tra un’area e l’altra, perciò, basandosi soltanto sull’impressione che il traffico delle navette sia stato sostanzialmente contenuto in rapporto all’affluenza generale, verrebbe da dire che molti appassionati abbiano scelto di visitare esclusivamente una parte o l’altra.
Ciò non toglie che, anche quest’anno, un importante denominatore le abbia comunque accomunate: la capacità di accogliere di una città elegante, che ha i ristoranti aperti a tutte le ore, dove tutti i taxi hanno il pos che funziona, dove volendo c’è Uber, dove le spiagge sono perfettamente pulite e accessibili e che, a mezz’ora di pullman di linea, ha un aeroporto – quello di Nizza – perfettamente collegato con tutta Europa.



