I “nuovi” aspirapolvere navali
Una nuova tecnologia applicata ai sistemi di filtraggio e depurazione navale permetterà di raccogliere le microplastiche disperse in mare mentre si trattano i fumi di scarico dei motori. Apportando, in un unico trattamento, due vantaggi ambientali, per l’aria e l’acqua, come fosse una sorta di grande “aspirapolvere” galleggiante in navigazione.
Il sistema è stato recentemente brevettato dal Gruppo Grimaldi, pioniere della sostenibilità ambientale in ambito navale lungo le cosiddette “autostrade del mare”.

Il metodo testato dall’armatore partenopeo è capace di filtrare l’acqua di lavaggio utilizzata per la depurazione dei gas di scarico attraverso i cosiddetti “scrubber”, una sorta di filtri separatori aventi il compito di catturare e rimuovere le sostanze inquinanti, in particolare le emissioni di zolfo in atmosfera.
Dalla reazione chimica fra reagenti e contaminanti, si producono sostanze di scarto, che vengono raccolte e smaltite in sicurezza.
Gli scrubber di tipo “open loop”, già installati su decine di navi del Gruppo Grimaldi, prelevano ogni giorno enormi quantità di acqua per poi immetterla nuovamente in mare. Prima di farlo, i nuovi sistemi filtrano l’acqua e trattengono le microplastiche, evitando che finiscano nuovamente in mare e producano effetti dannosi per gli habitat e la catena trofica, attraverso l’ingestione da parte della fauna che vive dalla superficie ai fondali più remoti.
La prima azienda ad aggiudicarsi la licenza non esclusiva per lo sviluppo e commercializzazione dell’impianto è stata Wärtsilä, leader mondiale nel campo delle tecnologie per il settore marino ed energetico. La capacità di filtrare le microplastiche sarà, infatti, una caratteristica integrata nei futuri sistemi di trattamento delle acque di lavaggio prodotti dal gruppo finlandese, mentre Grimaldi devolverà i proventi delle licenze d’uso del brevetto ad iniziative ed enti benefici.
“È un piacere continuare la nostra lunga partnership con Grimaldi e annunciare questa innovazione”, ha dichiarato Tamara de Gruyter, Presidente Marine Systems di Wärtsilä. “Le microplastiche sono una sfida ambientale urgente e siamo orgogliosi di collaborare con Grimaldi per affrontare la pulizia degli oceani. Ancora più importante, la capacità di catturare le microplastiche mostra come gli scrubber siano uno strumento per risolvere un’ampia gamma di sfide di sostenibilità”, ha aggiunto. “Ridurre l’inquinamento da microplastiche negli oceani del nostro mondo è una sfida importante e siamo lieti di fornire una soluzione per l’industria marittima.

L’idea di questa tecnologia innovativa è nata prendendo atto che gli scrubber di tipo open loop possono prelevare acqua di mare per la depurazione dei gas di scarico e contemporaneamente raccogliere la microplastica presente negli oceani durante il loro normale funzionamento”, ha commentato Emanuele Grimaldi, Amministratore Delegato del Gruppo Grimaldi e presidente della Fondazione Grimaldi onlus. “Abbiamo già completato i test pilota di questo sistema a bordo di una delle nostre navi, impiegata tra Civitavecchia e Barcellona. I risultati sono promettenti, con 64.680 microparticelle raccolte in un unico viaggio tra questi due porti”, ha concluso Grimaldi.
Il sistema di depurazione, testato in collaborazione con l’Università di Napoli, può raccogliere anche metalli pesanti, mentre le microplastiche potranno essere avviate al circuito del riciclo.
Novità in merito arrivano da un recente studio, compiuto da ricercatori delle Università di Bolzano e Trieste, che sono riusciti a ricavare un nuovo materiale utilizzabile come isolante termico e acustico (in grado di sostituire lana di roccia o schiume poliuretaniche) trattando i frammenti plastici raccolti in mare.
Per creare il nuovo biopolimero, è stato impiegato un polisaccaride ricavato da alghe rosse, normalmente utilizzato come gelificante naturale della consistenza di un gel che, aggiunto a carbonato di calcio, può essere mescolato alla plastica polverizzata, ed a seguito di ulteriori trattamenti ottenere il prodotto finale. Obiettivo importante, in quanto è risultato piuttosto difficile riciclare i rifiuti marini di plastica, perché spesso accoppiati con altri materiali plastici (o non plastici) e ricoperti di sale.
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