Anatomia della barca: il fascino della prua
Dall’analisi sui nuovi modi di utilizzare la barca e dalle possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico si evolve il design di uno yacht e nascono le barche di oggi. Parliamo delle estremità, concentrandoci sulla prua, in generale. E su quella del Wally200, in particolare.

Tutte soluzioni utilizzabili (quasi) esclusivamente quando la barca è ferma. Allo stesso tempo non c’è dubbio che su una moderna imbarcazione da diporto l’esterno della poppa sia una parte molto utilizzata e caratterizzante.
Anche per la prua la tendenza a utilizzare gli spazi esterni per zone conviviali e per il relax ha decisamente preso piede, pur tenendo conto degli oggettivi limiti dovuti al fatto che si tratta di una zona più esposta al vento e alle onde e, quindi, una zona difficilmente utilizzabile anche in rada quando c’è brutto tempo.

E poi la forma del ponte di coperta che tende a stringere verso prua limita lo spazio disponibile. Proprio per superare questo secondo limite, da qualche anno abbiamo iniziato a vedere le cosiddette “prue a incrociatore” caratterizzate, come ci ricorda il nome, da un ponte di coperta che conserva una larghezza significativa anche a estrema prua. Si tratta di una soluzione che, oltre ad aumentare lo spazio in coperta, permette l’ormeggio di prua, opzione a cui non siamo abituati ma che non va sottovalutata. Di contro deve essere studiata in modo integrato con la forma dell’intera prua per non compromettere le qualità di tenuta al mare. Per le barche a vela, invece, le zone esterne di prua restano generalmente poco sfruttabili per il relax o per la convivialità a causa della presenza dell’attrezzatura velica.

Per quanto riguarda gli interni, invece, il discorso è in parte invertito perché la zona di poppa è generalmente occupata dalla sala macchine che ne limita pesantemente l’abitabilità, specie quando siamo su barche a motore con motorizzazioni importanti.

Di contro, i volumi di prua sono molto utilizzati per ospitare ampie cabine. Non a caso, proprio a prua spesso si trova la cabina più importante della barca, quella armatoriale. E questo accade indifferentemente sia sulle barche a motore sia su quelle a vela.
Proprio per avere più spazio per la cabina di prua, su molte barche a motore si assiste a delle forzature delle linee di prua che “spanciano” per ospitare un letto più ampio. Il risultato finale sarà un letto più comodo ma anche una prora “panciuta” che, su degli iper-motorizzati e veloci motoscafi plananti, può rappresentare un’aberrazione in termini di idrodinamicità e caratteristiche di tenuta al mare.

Ma, come ogni cosa, il design si evolve senza sosta. Cosa quanto mai vera nel campo del diporto nautico, dove il bello, la moda, la novità sono elementi che spesso vengono prima di considerazioni tecniche, funzionali ed economiche. Spesso si tratta di un’evoluzione legata allo sviluppo tecnologico che ci consegna nuovi materiali o nuovi congegni con cui sono possibili nuove soluzioni.
È il caso, ad esempio, delle vetrate sempre più ampie che oggi caratterizzano il design esterno di molte imbarcazioni e trasformano la vivibilità degli interni una volta bui e claustrofobici illuminandoli con tanta luce naturale. Oppure, tornando al tema iniziale delle estremità della barca, è il caso dell’utilizzo di motorizzazioni IPS multiple che permettono di compattare la sala macchine e recuperare volumi abitabili.

È il caso della propulsione IPS più compatta che, sul nuovo BeachClub 660 del prestigioso cantiere olandese Van der Valk, è interamente relegata sotto la spiaggetta poppiera. Così, al posto della sala macchine ha trovato posto una grande living room panoramica con accesso diretto al mare.
Oppure dei nuovi sistemi propulsivi diesel elettrici o full electric che consentono addirittura di spostare la sala macchine vera e propria – con generatori, inverter, batterie, quadri elettrici e tutto il resto – dove fa più comodo, perciò anche a prua. In questo modo, a poppa restano solo i motori propulsivi elettrici, molto più piccoli dei classici motori Diesel di pari potenza e si libera tanto spazio che può essere utilizzato, ad esempio, per una grande cabina poppiera con accesso diretto sulla spiaggia di poppa.

A volte, invece, l’evoluzione del design di una barca da diporto non è così strettamente legata allo sviluppo tecnologico. È il caso della cabina prodiera del nuovo Why 200 di Wally, una cabina posizionata sul ponte di coperta e, allo stesso tempo, a estrema prua. Risultato: una prua imponente e una cabina con una vista mozzafiato a 180° verso il mare aperto e l’infinito per una soluzione che certamente sarà ripresa da molti designer e cantieri per le loro prossime proposte.

Vale la pena di analizzare meglio questa soluzione adottata su una barca piena di innovazioni e nuove proposte della quale abbiamo già parlato su queste pagine, una barca sviluppata dal design team Wally guidato da Luca Bassani insieme a Ferretti Group Engineering Department, con la collaborazione dello studio Laurent Giles NA per l’architettura navale e dello Studio A. Vallicelli & C per l’interior design.

Parliamo di un concentrato di novità presentato allo scorso Yachting Festival Cannes 2021 che, come spesso accade in casa Wally, traccia un nuovo modo di vedere e vivere lo yacht intercettando le nuove tendenze. A partire dagli spazi a bordo che, nonostante i 24 metri di lunghezza scafo che consentono allo yacht di rimanere in termini normativi “imbarcazione”, sono invece assolutamente confrontabili con quelli di yacht ben più grandi, anche di 30 metri e più.
Non a caso in casa Wally lo hanno definito “space” ship perché a bordo c’è tanto spazio in più rispetto a imbarcazioni della stessa lunghezza come ci ricorda il nome stesso WHY200, dove il numero 200 fa riferimento alla stazza della barca pari a 200 GT, Gross Tonnage, che per una barca di 27 metri, con una lunghezza di omologazione di 23.98 m per rientrare nella categoria delle imbarcazioni da diporto, è un dato decisamente sopra la media.
Tutto questo anche grazie a un approccio “full-wide-body” che incorpora lo spazio normalmente destinato ai camminamenti esterni all’interno del salone a tutto baglio. Con questo escamotage, il salone del WHY200 raggiunge i 61 metri quadrati, mentre il totale delle aree living di bordo supera i 200 mq. Tutti luminosissimi grazie alle grandi finestrature che corrono ininterrotte da poppa a prua.

Tornando alle nuove modalità di utilizzo delle estremità della barca, e in particolare della prua, l’emozionante suite armatoriale prodiera di 37 mq del WHY 200 si inserisce perfettamente nel percorso di ricerca architettonica e tecnologica complessivo eseguito dal design team di Wally. Una cabina così grande posta sul ponte di coperta e ad estrema prua, infatti, obbliga ad affrontare e risolvere una serie di problemi tecnici e funzionali, a partire dalla eliminazione dei camminamenti esterni e della classica area di ormeggio e tonneggio prodiera.
Per quanto riguarda i camminamenti esterni, il passaggio poppa-prua è stato spostato sul ponte superiore, sull’upper deck, e non più sul main deck. La differenza sarà che l’equipaggio si troverà a gestire l’ormeggio un paio di metri più in alto, come fosse su una imbarcazione più grande. Stesso dicasi anche per l’area di tonneggio che si sposta sull’upper deck, sopra la cabina armatoriale.
Ma, per una barca di queste dimensioni, che quasi certamente sarà gestita da un equipaggio professionale, questo non rappresenta un problema. Per quanto riguarda l’area di ormeggio, è stata prevista un’apposita area sotto la cabina armatoriale. Si tratta di un’area tecnica posta sul main deck a estrema prua dove sono posizionati i salpancore, area a cui si accede normalmente attraverso un passaggio che scende dall’upper deck oppure, in caso di emergenza o per lavori, attraverso un portellone dalla cabina stessa. Si tratta di una soluzione resa possibile anche dal livello di automazione raggiunto dalle operazioni di ancoraggio oggi completamente automatiche per cui l’accesso all’area di ormeggio sarà necessario solo in caso di problemi.
La soluzione di questi problemi, pensare a chi e come utilizzerà la barca, ha quindi permesso di liberare la prua sopra il ponte di coperta che, così, può ospitare questa spettacolare cabina con una vetrata che va da una murata all’altra senza soluzione di continuità. Resta però il problema della posizione della cabina, alta sul ponte di coperta e all’estrema prua, una posizione dove i moti della nave sono più accentuati rispetto ad ogni altra parte dell’imbarcazione, una posizione dove in caso di navigazione sulle onde le accelerazioni si sentono ancora di più rispetto alle classiche cabine prodiere poste sottocoperta.
Qui, ancora una volta, entra in gioco l’analisi sulle modalità di utilizzo di uno yacht di questo tipo, chi sono le persone che saranno a bordo e come vivranno lo yacht e, non ultima, la tecnologia. Infatti, sebbene il WHY 200 si avvantaggi di un sistema di stabilizzazione incredibilmente efficace (come sottolineato nella nostra prova pubblicata sul numero di Nautica dello scorso dicembre), è altrettanto vero che l’armatore e gli ospiti di uno yacht come questo navigano quasi esclusivamente in condizioni di tempo ideali. Altrimenti la barca resta in rada o in porto. E, in queste situazioni, l’effetto della vetrata completamente aperta verso prua è davvero spettacolare.
La vista può essere mozzafiato persino all’interno di un marina, poichè, a differenza delle altre barche, dove la visuale dalle vetrate laterali è limitata dalla barche ormeggiate a fianco, sul Why 200 la visuale è completamente aperta verso prua. Chiaramente una cabina di questo tipo costituisce una scelta che condiziona l’estetica dell’intera imbarcazione. E, anche in questo caso, il design team di Wally ha fatto una scelta coraggiosa che rompe con il passato, con i cliché tipici di uno yacht a motore ed è destinata a far scuola: WHY 200 è una barca imponente e non cerca di nasconderlo.
Anzi, ne fa un assunto, una virtù, messi appunto in evidenza da quei grandi volumi e dalla notevole altezza sull’acqua. Poi, una volta a bordo, la sensazione cambia magicamente e sembra di stare su una barca molto aperta grazie alle vetrate che corrono lungo tutto il perimetro, da prua a poppa. Insomma, un Wally che, pur essendo molto diverso dai modelli che lo hanno preceduto, riesce comunque a mantenerne gli stilemi, ricalibrandoli con maestria. Vedi il caso della tuga vetrata e spigolosa, spostata molto avanti per dare spazio alle aree protette poppiere che sono tipiche di questa tipologia di yacht.

Ecco, dunque, come l’evoluzione del design di uno yacht diventa funzione di precise scelte progettuali frutto di un’analisi sui nuovi modi di utilizzare la barca, scelte integrate con le possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico e dalla continua ricerca architettonica. Un’evoluzione continua che, molto probabilmente, continuerà a svilupparsi soprattutto nel ricercare nuove soluzioni e nuovi design per le zone di prua e di poppa, perché sono proprio le zone estreme di una barca quelle che danno le emozioni più grandi.<p style=”text-align: center;”></p>


