Tecnica in barca a vela: il fiocco? Lo regolo col barber

Derivata dal mondo delle regate, la regolazione 3D della vela di prua sta prendendo piede sempre di più anche sulle barche da crociera. Ecco in cosa consiste e come funziona.
Il carrello del fiocco, quella rotaia su cui scorre un bozzello attraverso il quale passa la scotta della vela, utilizzato con meticolosa precisione in regata, nelle crociere estive è spesso ignorato. Al punto che negli anni, su alcune barche, è stato completamente eliminato, sostituito da un punto fisso.

Si tratta in realtà di un’attrezzatura che permette utilissime regolazioni, oltre a quelle del semplice “cazza e lasca”, capaci di ottimizzare le andature sia sul piano delle velocità sia su quello degli angoli. In modo molto schematico, possiamo riassumere la sua funzione in questi termini: avanzando il punto di scotta con il carrello, si tende verso il basso la balumina, ossia il bordo posteriore della vela, e si allenta la base.
In questo modo se ne riduce la svergolatura, rendendola più grassa e potente, utile con venti leggeri e quando si passa da una bolina stretta a andature più larghe verso il traverso. Viceversa, con l’aumentare del vento, arretrando il punto di scotta si aumenta la svergolatura, “aprendo” la parte alta della vela in modo che la pressione del vento si scarichi riducendo potenza e sbandamento.

Il carrello consente quindi una regolazione longitudinale del punto di scotta. Con l’avvento del 3D, prima nel mondo delle regate e ora anche in quello crocieristico, la regolazione avviene anche sul piano verticale, già in parte ottenuta con l’uso della scotta, e su quello trasversale, aumentando lo spettro delle possibili ottimizzazioni in funzione di andatura e intensità del vento.

L’attrezzatura di coperta per realizzare questo tipo di messa a segno della vela è di diverso genere e va dall’applicazione di carrelli trasversali all’uso dei barber. In tutti i casi, l’obiettivo è quello di poter regolare il punto di scotta in tutte e tre le dimensioni. Quello che abbiamo utilizzato nel servizio fotografico fa completamente a meno dei carrelli, utilizzando esclusivamente le scotte, il barber e l’inner.
Il vantaggio che si ottiene con questo tipo di attrezzatura è duplice e sta nella riduzione, per quanto contenuta, del peso rappresentato dai carrelli e in una coperta più sgombra e pulita. E quindi anche in un minor pericolo di inciampi quando ci si muove sui passavanti.

Le diverse funzioni: l’inner
Si tratta di una manovra che, sul Duck 31 che abbiamo utilizzato per questo test, è costituita da una cima munita di un anello ad alto scorrimento all’interno del quale passa la scotta del fiocco.
La cima, rinviata in pozzetto per mezzo di un paranco che demoltiplica le forze in gioco, attraversa la tuga e permette di muovere lateralmente il punto di scotta, spostandolo all’interno, in modo da chiudere il canale tra fiocco e randa e, generalmente, migliorando l’angolo di bolina.
Inoltre, permette di aumentare la svergolatura in caso di vento in aumento. Il movimento può essere anche in senso opposto, ossia verso l’esterno, necessario quando vogliamo avere una vela meno svergolata, utile se aumentiamo l’angolo al vento e nel caso in cui diminuisca la sua intensità.

Il barber
Anche questa manovra è costituita da una cima con paranco rinviata in pozzetto e munita di un anello ad alto scorrimento all’interno del quale passa la scotta del fiocco. La sua funzione è quella di regolare in altezza il punto di scotta, ottenendo una maggiore o minore svergolatura.

Lascando il barber, quindi alzando la posizione della bugna, otteniamo una vela più svergolata, quindi più aperta nella parte alta, manovra necessaria se si ha un’intensificazione del vento.
Viceversa, se si cazza la manovra, il punto di scotta si abbassa, chiudendo la balumina e diminuendo la svergolatura, soluzione necessaria nel caso si abbia poca aria o si voglia un fiocco più grasso per andature più larghe al vento.

La scotta
La regolazione della vela attraverso la scotta è quella cui si ricorre più frequentemente per modificarne la forma in relazione all’andatura, cazzando man mano che si stringe l’angolo al vento e lascando quando si assumono angoli più larghi. Funzione sempre valida ma che, in presenza di un’attrezzatura 3D, genera soprattutto il movimento in avanti o indietro del punto di scotta, affidando al barber la sua altezza e all’inner la posizione laterale.

Ne deriva che una buona regolazione è frutto dell’uso combinato delle manovre che compongono questo tipo di attrezzatura, in funzione di cosa comunica la vela attraverso gli indicatori di flusso, ossia quei filetti applicati a diverse altezze all’interno e all’esterno della vela e che devono essere paralleli fra loro e rispetto alla coperta.
In termini generali, in andature di bolina stretta, l’inner viene cazzato per stringere il canale con la randa e chiudere l’angolo. Il barber si cazza, abbassando il punto di scotta, se la parte alta della vela fileggia e i filetti vanno in turbolenza; ma se il vento rinfresca, e abbiamo bisogno di scaricare pressione dalla parte alta e quindi di aumentare la svergolatura, mantenendo cazzato l’inner si può lascare un po’ di barber.

Poggiando, man mano che l’andatura si allarga, il punto di scotta si sposta verso l’esterno lascando l’inner, mentre si cazza il barber per dare più profondità al fiocco e si lasca la scotta. Con un’attrezzatura 3D, la scotta può essere lascata leggermente anche con una bolina stretta, quando l’inner cazzato tiene la bugna all’interno, in modo da dare più grasso alla vela e quindi più potenza.
Se c’è poco vento, tenere troppo cazzato l’inner e quindi avere un canale troppo stretto con la randa può essere penalizzante, soprattutto perché la forma della vela è troppo aperta in alto. In questo caso, quindi, la bugna può essere spostata verso l’esterno, cazzando un po’ di scotta per mantenere un buon angolo di bolina e un po’ di barber per ridurre la svergolatura.
L’elenco delle possibili combinazioni è infinito. Al di là delle esemplificazioni, capito il concetto, si tratta di divertirsi, sperimentando e osservando gli effetti che le azioni hanno sulla vela e sulle prestazioni della barca.
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