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Ottimismo colposo

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Porto di Pantelleria, 18 agosto 2021. Il sole è sorto da poco e una famiglia francese di velisti – mamma, papà e due bambine – sta armando il suo sloop di 15 metri. Il cielo è poco nuvoloso, il barometro indica 1015 millibar e un buon vento da Sud, tra i 15 e i 20 nodi, sembra propizio alla realizzazione del programma di giornata: raggiungere Marsala prima che faccia buio. Lo skipper traccia la rotta diretta sul plotter: sono 62 miglia per 22 gradi, probabilmente tutte da percorrere al gran lasco, senza troppe manovre. Alle 8 in punto, la barca esce in mare.

barca a vela

Ore 20 circa. Tutte le previsioni si sono avverate puntualmente e ora, dopo 12 ore di navigazione alla media di 5 nodi, il porto di Marsala è ben in vista. È il momento di ammainare le vele e procedere a motore fino all’ormeggio. Mentre l’equipaggio incomincia a calare la randa e ad avvolgere il fiocco, lo skipper gira la chiavetta del Diesel Perkins da 15 HP: l’entrobordo va subito in moto ma, dopo aver buttato fuori un’intensa nube di fumo bianco, si spegne. Come non detto: vele di nuovo a riva e navigazione fino a un punto di ancoraggio esterno al porto. Meglio aspettare l’indomani per affrontare il problema con più calma e, magari, con meno vento.

Barca a vela

19 agosto, mattina. Dopo aver contattato inutilmente un meccanico, troppo pieno di lavoro, lo skipper decide di provare a rimettere in moto dopo aver spurgato il circuito di gasolio: il motore parte, sbuffando e generando ancora fumo bianco, ma è quanto basta per raggiungere uno dei pontili galleggianti di Marsala e ormeggiare.

24 agosto, ore 12 circa. Dopo qualche giorno di attesa del meccanico, lo skipper tenta di nuovo la messa in moto. Stavolta il motore sembra girare molto più regolarmente e con poca emissione di fumo. Bene, via gli ormeggi e partenza immediata per Favignana.
Tutto procede normalmente per meno di un miglio, quando cioè dalla sala macchine provengono sinistri rumori e dallo scappamento esce molto fumo. Lo skipper spegne il Perkins e decide di tornare a Marsala. Ancora una volta il vento non gli consente di tentare la manovra di accosto a vela, perciò stabilisce di dar fondo immediatamente fuori del porto, a Sud del Molo di Levante, in prossimità del fanale verde. Fondo di sabbia e profondità 6 metri: i 30 metri di calumo sembrano garantire un’eccellente tenuta. Il primo sguardo al motore rivela una situazione alquanto grave: c’è perdita di liquido refrigerante dalla testata. Nuovo tentativo con il meccanico ma stessa risposta, anzi peggio: non solo il troppo lavoro non permette all’officina di intervenire, ma l’indisponibilità di ricambi fa sicuramente slittare il tutto di parecchi giorni. Lo skipper indaga in Internet e riesce a ottenere che i pezzi gli vengano spediti intorno al 10 settembre, quindi prende accordi per far rimorchiare la barca in porto per il giorno 13.

motovedetta CP 330 della Guardia Costiera
Motovedetta CP 330 della Guardia Costiera

4 settembre, ore 5:10. L’allarme acustico di ancoraggio, installato sul tablet di bordo, incomincia a urlare: le raffiche di vento, fino a circa 30 nodi, stanno facendo arare la Bruce. Lo skipper sale in coperta e, sotto una pioggia torrenziale, scopre con terrore che la barca scarroccia rapidamente verso la diga del porto. Sono già tutti svegli e spaventati, quando il mascone di sinistra prende i primi violenti colpi contro i blocchi di cemento del frangiflutti.
Ore 5:15. Lo skipper lancia il Mayday sul canale 16 Vhf. Risponde la Guardia Costiera di Trapani, che fa partire subito la motovedetta CP 330 e allerta il battello B33 dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Marsala, che a sua volta si prepara a inviare sulla diga una pattuglia terrestre. Intanto, sulla carena di vetroresina, che continua a sbattere, si apre una prima falla importante. L’allagamento è rapido e l’azione delle due pompe di esaurimento si rivela subito insufficiente. Poiché è ormai evidente che la barca è destinata ad affondare, si decide di abbandonarla.Ore 5:20. L’equipaggio sale con molta fatica sul piccolo tender e, inutilmente, tenta di governarlo. Alla fine, infatti, anche questo finisce sul frangiflutti rischiando di forarsi e di affondare. Assai fortunosamente, i quattro riescono ad arrampicarsi senza danni – seminudi e fradici – sui primi blocchi, senza tuttavia riuscire a raggiungere la sommità della diga. Da lì osservano con grande pena l’agonia della loro barca.
Ore 6:15. I mezzi di soccorso sono tutti sul posto. La pattuglia terrestre riesce faticosamente a tirar fuori i naufraghi dal frangiflutti e li consegna alle cure del personale sanitario che offre loro assistenza e vestiti asciutti.

Le ultime fasi dell’incaglio dello sloop francese, alla testata del Molo di Levante del porto di Marsala. Il punto esatto dell’affondamento indicato sull’immagine di Google Earth. La motovedetta CP 330 della Guardia Costiera di Trapani.

affondamento
Il punto dell’affondamento

RIFLESSIONI

► Evidente, da parte dello skipper, la colposa sottovalutazione del pericolo derivante dal pessimo funzionamento del motore.
► Colposa la sua sottovalutazione delle condizioni meteomarine, soprattutto alla luce dell’avaria in atto.
► Consapevole del fatto che nessun meccanico era disponibile a fornirgli assistenza, ben prima di lanciare l’inevitabile Mayday lo skipper avrebbe dovuto quantomeno lanciare un Pan Pan.<p style=”text-align: center;”></p>

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