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Morbillivirus, il killer dei cetacei

Capodoglio

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In tema di epidemie e virus letali riguardanti i mammiferi, ce n’è uno che, da ormai tre decadi, è l’agente patogeno più letale per i cetacei, con nuove varianti che preoccupano non i poco i ricercatori. Si tratta del virus del morbillo dei cetacei (identificato dalla sigla CeMV), responsabile di molti decessi singoli e di massa, a partire dal 1990, quando si stima che morì circa la metà dei tursiopi del versante americano dell’oceano Atlantico e un migliaio di delfini nel Mediterraneo.

delfino comune sugli scogli

In seguito, si sono alternate altre epidemie, con morìe che gli studiosi hanno addebitato a un virus che sta colpendo non solo i delfini. Nuove evidenze su di esso sono state fornite in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Journal of Structural Biology, primo firmatario il ricercatore italiano Luca Zinzula, del Dipartimento di Biologia Strutturale Molecolare del Max-Planck Institute of Biochemistry di Monaco di Baviera.

“Il morbillivirus dei cetacei è un patogeno altamente contagioso che infetta i mammiferi marini, causando una malattia respiratoria e neurologica con esito spesso fatale”, ha affermato Zinzula. “Il nostro lavoro descrive per la prima volta la struttura atomica del morbillivirus dei cetacei nella sua componente fondamentale, il nucleocapside, un complesso di proteine e RNA in cui sono conservate le informazioni genetiche del virus.

nuceloproteina morbillivirus

La ricerca pone le basi per la comprensione dei meccanismi molecolari attraverso cui si esplica il ciclo d’infezione virale del morbillivirus dei cetacei, che è un passo fondamentale per lo sviluppo di contromisure terapeutiche e strumenti diagnostici dedicati”. Negli ultimi anni sono aumentate le specie di cetacei infettate, includendo, oltre a stenelle striate, delfini comuni, tursiopi, grampi, globicefali e zifii, anche capodogli, balenottere comuni, megattere, balene franche e orche, dove il virus è stato rinvenuto per la prima volta nel 2020. “Pertanto, alla luce dei risultati dello studio – conclude Zinzula – sarà importante monitorare se le varianti della nucleoproteina da noi mappate sono associate a differenze nella patogenicità e trasmissibilità del virus o nella sua capacità di infettare specie diverse”.

nucleocapside morbillivirus

Quali sono le caratteristiche di questa malattia e in che modo colpisce i cetacei contagiati? “Le lesioni prodotte da questo virus nei cetacei – spiega Giovanni Di Guardo, docente di Patologia generale e Fisiopatologia veterinaria presso la Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Teramo – sono essenzialmente riconducibili a deplezione linfoide con grave immunodeficienza, associata a polmonite interstiziale bilaterale e a meningo-encefalite non purulenta.

Quest’ultima è, in molti casi, responsabile dello spiaggiamento degli animali, derivante a sua volta dal disorientamento e della compromissione neuro-motoria indotta dal virus. Nelle infezioni croniche si notano anche dimagrimento e inappetenza, se vi è una concomitante sindrome febbrile.

Desta particolare allarme l’ampliamento delle specie interessate all’infezione, anche filogeneticamente distanti dai cetacei, quali la foca comune, la lontra e la foca monaca, già in pericolo di estinzione.

piccolo globicefalo spiaggiato
Piccolo globicefalo spiaggiato

Questo progressivo ampliamento, presenta una serie di preoccupanti analogie rispetto al comportamento eco-epidemiologico del virus del cimurro, un altro importante morbillivirus che, nel corso degli ultimi anni, ha visto allargarsi in maniera impressionante il range delle specie colpite, fino ai primati non umani”. Anche se non c’è pericolo per l’uomo, quanto a trasmissibilità della malattia, è bene non toccare una animale selvatico nel suo ambiente, tanto più una carcassa alla deriva o spiaggiata, nel qual caso occorre allertare le autorità competenti per lo smaltimento controllato, a partire dalla Guardia Costiera, chiamando il numero blu 1530 o tramite l’app PlasticFreeGC.

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