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La barca incartata, i segreti del wrapping

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Nato con l’automotive, il wrapping è oggi sempre più diffuso per dare un nuovo look alla propria barca: sia allo scafo, magari aggiungendo un tocco di fantasia, sia negli interni ripristinando la lucentezza delle superfici.

Che differenza c’è fra una barca antica e una barca vecchia? A dire il vero ce ne sono molte e sarebbe anche pleonastico elencare le più ovvie. Ma ce n’è una un po’ subdola che, a ben vedere, è più che altro una sensazione. Naturalmente non parliamo di certe barche d’epoca figlie di un refitting orafo e più simili a opere d’arte museali, quanto di quelle barche che altrettanto vetuste hanno sfidato il tempo grazie solo alla passione e alla buona volontà di chi le ha amate senza riserve ma con scarsa potenza di tempo e portafoglio, e che quindi mostrano pur senza vergogna tutti i segni dell’età.

boat wrapping
L’affermazione del wrapping ha aperto nuove frontiere al look delle imbarcazioni, che possono semplicemente variare il colore dello scafo o personalizzarlo con grafiche appositamente studiate. I pescatori sportivi sono fra i più fantasiosi utenti del wrapping riuscendo a rendere unica la propria barca con risultati di straordinaria suggestione.

Tuttavia una barca antica anche se un po’ malmessa può conservare nonostante tutto un certo fascino. Le si possono perdonare quei piccoli danni estetici che fanno vissuto, quelle macchie nerastre sui legni figlie di poca manutenzione, le vele ingiallite e con tutte le rughe lasciate da decenni di vento, il teak ormai consunto, e quello scafo un po’ sbiadito come fosse la chioma ingrigita di un marinaio d’altri tempi.

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Una barca vecchia è un’altra cosa, perché le sue fattezze non hanno il fascino di linee tanto belle quanto difficili da vivere nella realtà (diportisticamente parlando), perché slanci di prua e di poppa, bagli stretti e filanti sono inversamente proporzionali a comodità e funzionalità della vita di bordo.

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Nelle forme di una barca vecchia, spesso ingenerosamente chiamata “plasticone” (chiaramente l’eccezione non fa la regola), l’eleganza ha lasciato il posto a forme disegnate per la praticità e per il buon vivere di bordo, solo che, nella maggior parte dei casi, senza un’adeguata e costosa manutenzione il gelcoat subirsce l’ingenerosità del tempo. In coperta screpolature e ragnatele segnano l’inesorabile invecchiamento, ma è soprattutto lo scafo, specialmente se di colore scuro, che accusa il segno dell’età: ormai opaco e pieno di piccole cicatrici più che il vissuto di tante emozioni di mare parla di trascuratezza e di limitata disponibilità economica.

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La gamma cromatica e di texture delle pellicole disponibili offre centinaia di possibilità e può adattarsi ad ogni tipo di imbarcazione, incluse le strutture in VTR dei gommoni e le calandre dei fuoribordo.

I Vantaggi del Wrapping nautico

Va bene, l’abbiamo presa un po’ alla lontana, ma il concetto non è poi così diverso dalla realtà, volendo indicare la possibilità di dare nuova vita alla propria barca – e soprattutto al suo scafo – senza mettere a repentaglio il proprio conto in banca e senza perdere troppo tempo, che oggi è una delle cose più preziose di cui si possa disporre. In altre parole parliamo di una tendenza – tutta in via di affermazione – che è quella di incartare, o meglio plastificare, lo scafo ed eventualmente gli interni della propria barca applicando nelle sue varie forme quello che è ormai conosciuto come “wrapping”.

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Cambiare l’estetica cromatica della propria barca può essere un’esigenza di cambiamento, ma può essere anche un modo pratico ed economico per mascherare piccoli graffi e toccatine sulla vetroresina una volta che si sia livellata la superficie. Va pur detto che, anche se molti ne ignorano le caratteristiche e i costi, questa pratica è in realtà più diffusa di quanto si creda e soprattutto pochi immaginano quanto possa essere ampia la gamma delle wrappature, che possono essere applicate indifferentemente tanto a uno scafo di trenta metri qualto al solo volante del proprio gommone. Tutto si può wrappare, tutto può avere una seconda vita estetica grazie a una tecnologia che fino a pochi anni fa sarebbe stata impensabile ma che oggi offre una quantità di vantaggi.

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Se il lavoro viene eseguito da un buon wrapper, è difficilmente distinguibile da un’eccellente verniciatura.

Ci sono i rapper e ci sono i wrapper: i primi pur avendo un singolare rapporto con la musica hanno un loro pubblico più o meno giovanile, i secondi sono invece quelli che ci interessano di più in questo contesto, perché il nome tecnico equivale a quello dell’applicatore – in realtà sempre più di uno – che ha il compito apparentemente impossibile di stendere una pellicola sottile e poco maneggevole sul vostro scafo rendendolo esteticamente perfetto. Chiariamo subito che non è un giochetto da ragazzi.

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Serve gente preparata, dotata delle giuste attrezzature e dei giusti materiali. Per capirci: chi ha provato ad applicare una pellicola protettiva sul proprio cellulare o sul proprio tablet riuscendo a malapena, fra bolle e piegature, ad avere un risultato decente, resterà assolutamente stupefatto dall’abilità tecnica con cui un bravo wrapper stenderà la pellicola non su un piccolo display ma su una barca magari di dodici e passa metri, sul cui scafo non sarebbe ammessa la minima imperfezione.

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Ecco perché, ma ne riparleremo, chi volesse regalare alla propria barca un nuovo look è caldamente consigliato di rivolgersi a un centro specializzato.

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Le operazioni di wrapping devono essere eseguite da personale specializzato e con attrezzature adeguate, soprattutto su barche di dimensioni importanti.

Come dire: forse con la vernice il fai-da-te per ridare lustro a uno scafo può essere approcciabile, ammesso di avere la mano di Michelangelo o giù di lì, ma con la pellicola evitate di fare casini. A partire dal reperimento dei materiali, dal costo e dalla loro qualità, perché nell’economia di scala non è certo possibile competere con chi ne fa un uso professionale, ed evitando la presunzione di poter imitare quanto mostrato del video di turno, dove tutto sembra facile e, invece, facile non è.

Personalizzare la barca con gusto

Fatte le dovute premesse, entriamo nel cuore caldo del tema, magari cominciando a vedere quali possono essere i vantaggi di incartare la propria barca (calandra dei fuoribordo eventualmente inclusa) in un foglio di plastica.

Diciamo subito che i vantaggi sono tanti e tante sono le perplessità da parte di chi conosce poco l’argomento. Uno dei vantaggi più evidenti è ovviamente quello di cambiare il look della propria barca in modo rapido e relativamente economico (si parla del 30-40{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} in meno rispetto alla verniciatura), ma sotto questo aspetto se ne cela un altro, in quanto, se il risultato non vi soddisfa (ferma restando ovviamente una spesa suppletiva), l’operazione è del tutto reversibile: la pellicola può infatti essere rimossa senza il minimo danno alla sottostante verniciatura.

Restando nel campo dell’estetica, un altro plus gradito soprattutto da chi vuol dare una forte personalizzazione al proprio scafo, è quello di potersi avventurare in grafiche mozzafiato, che affidate ad un pennello richiederebbero la mano di un artista e una spesa ad esso proporzionata.

L’incredibile wrapping che ha reso il “Bellamihair” uno yacht da far invidia a Goldfinger.

Il processo tecnologico della wrappatura, avvalendosi di modelli prestampati in digitale sulla pellicola, consente invece di dare libero sfogo alla propria fantasia creando piccole opere d’arte nelle quali l’artista è, in realtà, più l’applicatore che il realizzatore del disegno originario.

In questa personalizzazione no limits, che rappresenta decisamente una delle carte vincenti del wrapping, va però tenuto in considerazione un aspetto forse un po’ marginale ma che sollecita la sensibilità di chi ama il mare e subisce il fascino di quelle cose che, galleggiando e scivolando fra le onde con una bellezza senza tempo, chiamiamo barche.

Perché, tanto per fare un esempio estremo ma reale, trovarsi di fronte uno scafo rosa shocking punteggiato di reggiseni e mutandine per l’autoreferenzialità del proprietario play-boy, può essere una mazzata da cui è difficile riprendersi. Per non parlare di certe barche mimetiche, stile guerra del golfo (e pure questa è realtà, non fantasia), e apparentemente già pronte a entrare in combattimento pur non avendo a bordo neanche una pistola ad acqua.

Il wrapping viene utilizzato anche a livello professionale, sia in campo militare che per personalizzare una nave della Sea Sheperd.

Tutto questo non vuol necessariamente dire legarsi a un’estetica bigotta e offuscata dall’amore per il classico. In molti casi la trasgressività estetica può essere gradevole e innovativa.

In altre parole è una questione di gusto, che è un po’ come il talento: c’è chi ce l’ha e chi invece no! La disponibilità dei materiali utilizzabili è comunque immensa e pronta a fare della vostra barca un esemplare unico. Tuttavia, prima di varare l’operazione, chiedete all’azienda prescelta di proporvi un rendering che mostri l’aspetto che la vostra barca avrà a lavoro finito.

Una plancia rivestita con un texture simil
carbonio

Sempre per restare in tema di esempi, si può pensare di far apparire il proprio scafo come se fosse in fibra di carbonio, o trasformare ponte e coperta del proprio runabout in lucido mogano quasi fosse un Aquarama appena uscito dal cantiere o, come ha fatto la BellamiHair, probabilmente la più grande azienda al mondo nel campo delle “extension”, oggi tanto amate dalle signore, ricoprire le fiancate del proprio 53 metri da 20 milioni di dollari con una pellicola dorata.

La personalizzazione assume poi un ruolo da protagonista nell’agonismo, sia quello d’alto livello, dove sponsorizzazioni che spesso vanno e vengono possono essere aggiornate senza alcun problema, sia di livello meno estremo, dove subentra in ogni caso il gusto di far notare la propria barca e mostrarne almeno sulla carta le potenzialità quale supporto per un messaggio pubblicitario.

Da questo punto di vista, il wrapping è molto apprezzato dai pescatori, sia i ricreativi sia gli sportivi, che sfoderano prue a bocca di squalo pronte a divorare gli avversari, marlin e delfini che saltano lungo le murate, opere morte coperte di squame come un pesce, fino ad arrivare a wrappare con una pellicola a specchio le murate del proprio fisherman: non un un capriccio e non un’idea campata in aria, perché i riflessi dello scafo sulla superficie del mare, giocando con onde e movimenti della barca, possono imitare un banco di pesce foraggio attirando in superficie tonni e pesci spada.

A chiusura del capitolo estetico va fatta una considerazione a favore dei più scettici, che spesso si chiedono se il risultato finale sarà pari a quello di una verniciatura classica, se la trama della pellicola plastica sarà fin troppo evidente o se, in altre parole, la wrappatura finirà con dare l’idea del “vorrei ma non posso”.

Cominciamo allora col dire che una wrappatura ben fatta e con i giusti materiali ha la stessa resa di una buona verniciatura, in compenso spendendo molto meno. Il costo varia naturalmente a seconda delle dimensioni della barca e a seconda della qualità del materiale scelto e, last but not least, a seconda del tecnico applicatore, fattore quest’ultimo su cui sarà bene non lesinare mai. Da non dimenticare, poi, che la pellicola applicata ha anche una funzione protettiva sulla sottostante vernice, sia a livello di macchie e leggere strusciature sia contro l’invecchiamento da salino e raggi ultravioletti.

l’applicazione della pellicola è ideale per ridare lustro a piani di lavoro come quelli della cucina di bordo

Il wrapping in pratica

Proviamo allora ad addentrarci nella parte pratica del problema. Se avete deciso di tentare l’avventura, dopo esservi adeguatamente documentati, la prima cosa da fare è quella di cercare un buon wrapper. La seconda, a meno che non vogliate andare sul classico e pensare a un semplice cambiamento monocromatico dello scafo, è quella di spiegargli la vostra idea e valutare con lui i materiali da utilizzare. Non tanto perché ci potrebbero essere delle difficoltà esecutive, quanto perché l’esperienza dell’applicatore potrebbe magari consigliarvi soluzioni più adeguate.

Sulla base delle difficoltà del lavoro e delle dimensioni della barca vi verrà poi fatto un preventivo dettagliato e, poichè nessuno vieta di farvene fare un altro e un altro ancora da qualche concorrente, cercate infine di capire referenze e qualità dei materiali utilizzati: risparmiare 100 Euro per avere poi un risultato insoddisfacente non è cosa intelligente. Peraltro, le aziende più serie offrono garanzie (tre o più anni) sia sui materiali sia sul lavoro.

Ma andiamo avanti con la parte pratica. Poiché la pellicola viene applicata unicamente sull’opera morta, teoricamente sarebbe possibile eseguire il lavoro anche con la barca in acqua. In realtà è caldamente sconsigliato sia a causa degli agenti atmosferici, incluso lo spray salino, che potrebbero complicare il lavoro, sia perché i pur minimi movimenti della risacca, anche all’ormeggio di un marina ben ridossato, renderebbero arduo il lavoro dei wrapper con conseguenti possibili conseguenze sulla qualità finale dell’applicazione.

Questo vale ovviamente per un rivestimento totale dello scafo, mentre per applicare o rimuovere la scritta di uno sponsor non ci sono problemi. Da ricordare magari che, per quanto rapido, il processo di wrappatura è soggetto ai malumori del meteo, quindi a meno che non si possa mettere la barca in secco al riparo di un capannone, è consigliabile anche dal punto di vista di una temperatura ottimale fare il lavoro in primavera.
Peraltro ricordiamo che la pellicola coprirà tranquillamente macchie e piccoli graffi dello scafo, ma non danni più seri o taccature sulla vetroresina che dovranno essere preventivamente riparati e livellati. Inoltre la sua resistenza ai vari agenti atmosferici è notevole e non richiederà periodici polishing, mentre eventuali graffi e strusciature possono essere riparati senza il minimo problema. Non va poi dimenticato un altro dei vantaggi di una wrappatura rispetto alla classica vernice, che è quello della rapidità di esecuzione. Nel senso che, meteo permettendo, per wrappare una barca di 10-12 metri possono bastare 2-3 giorni, mentre per un superyacht di 30 metri sarà sufficiente poco più di una settimana.

Un adeguato wrapping può rivitalizzare anche un interno segnato dal tempo, come in questo caso in cui per rifare il piano di una toilette è stata usata una pellicola perfettamente uguale all’essenza originale del legno.

Il wrapping negli interni di una barca

Gli usi particolari offerti dalle pellicole di vinile sono diversi e decisamente interessanti. Le possibilità rigeneranti del wrapping, ad esempio, sono perfettamente applicabili anche negli interni di una barca, dove non solo si possono rinnovare superfici rovinate dall’uso, come il piano di lavoro di una cucina su cui si possono applicare materiali antigraffio, o il piano di un tavolo, ma anche cambiare colori ed essenze del legno per adeguarsi a un cambiamento di gusto. Si possono inoltre assecondare le fantasie degli architetti quando certe soluzioni si scontrano con la difficoltà di bilanciamento dei pesi.

Sempre per fare qualche esempio, una struttura in acciaio dal peso poco raccomandabile può essere sostituita da materiali più leggeri rivestiti poi con una pellicola simil-acciaio che non farà mai sospettare la differenza, così come nel caso di ripiani di marmo, o nell’uso di legni pregiati per l’esterno che ben wrappati possono mantenere a lungo la loro lucentezza con costi e pesi decisamente inferiori. Altro uso interessante può essere quello a difesa della privacy, soprattutto oggi che su medi e grandi yacht le vetrature sono sempre più importanti.

Esistono infatti pellicole riflettenti in grado di schermare la trasparenza di un vetro (limitando anche la trasmissione di calore), con una gamma graduale che a seconda dei desideri dell’armatore può andare dal 5{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} al 50{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}, o arrivare addirittura alle superfici specchianti. L’ultimo grido in materia è la cosiddetta “pellicola smart”, dotata di una risposta elettronica per la quale al tocco di un click la superficie vetrata può diventare opaca o trasparente.

Non mancano applicazioni più circoscritte che possono andare a protezione di punti sottoposti a eccessivi passaggi o appoggi, mobili e tavoli di coperta, pannelli di vetro o legno, box doccia e via dicendo, fino ad arrivare a dettagli puramente estetici come la tinta e la grafica della ruota del timone, della superficie della plancia di comando eccetera. E barche a parte, volendo citare nuovamente il mondo della pesca sportiva, sempre affamato di novità e di personalizzazioni, il wrapping è stato applicato da alcune aziende anche sulle proprie canne e su numerosi accessori come per esempio le cinture da combattimento.

Alcune cinture da combattimento per il big game della Normic

Un ultimo consiglio. Il wrapping è contagioso e può dare dipendenza. Potreste finire col prendere in esame gli interni della vostra casa e desiderare di cambiare look a mobili e pareti, trasformare i ripiani della cucina rivestendoli di lucente mogano coppalato, rendere bagno e sanitari mimetici per mettere in difficoltà gli ospiti, fare della vostra scrivania un bel prato fiorito o rivestire il tavolo da pranzo in fibra di carbonio, o infine – perché no? – applicare sulla parete di fronte alla vostra scrivania una gigantografia di vostra moglie…o della vostra barca. A voi la scelta. Sempre senza dimenticare che il wrapping è come la pellicola di un film: se non piace, si può riavvolgere e tutto torna come prima.

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